Un omaggio a Sylvia Crowe
Ho sempre trovato “Garden design” di Sylvia Crowe (tradotto in italiano da Muzzio con il titolo “Il progetto del giardino”) uno dei più importanti e utili manuali di progettazione del giardino, per la sue osservazioni al tempo stesso acute, profonde e così pratiche su tanti elementi che entrano in gioco nella creazione di uno spazio verde sia su piccola che su grande scala. Illuminanti per me le sue considerazioni sull’uso dell’acqua o sull’impiego della vegetazione. Un libro che dovrebbe stare sul comodino di ogni paesaggista per consultarlo ogni volta che si deve affrontare qualche aspetto cruciale nell’ideazione di un giardino o di un parco.
Ho perciò molto apprezzato che quest’anno fosse proprio lei la paesaggista a cui è stato dedicato il bell’appuntamento annuale del convegno “Donne protagoniste della storia del giardino”, organizzato dal Garden Club di Monza e della Brianza assieme a Orticola di Lombardia per questa settima edizione.
Francesca Orestano e Filippo Pizzoni hanno rispettivamente tracciato un suo profilo e illustrato i suoi principali progetti mettendo in luce il ruolo di straordinaria pioniera che questa donna energica, volitiva e antesignana ha saputo rivestire nella storia del paesaggismo del ‘900.
Il suo contributo alla professione di paesaggista è stato fondamentale in quanto ha contribuito in prima persona a istituzionalizzare questa figura professionale sia in qualità di presidente del Landscape Institute che come fondatrice dell’IFLa-International Federation of Landscape Architects e ha saputo interpretare a tutto tondo il compito del paesaggista operando in progetti di larghissima scala, dall’inserimento paesistico dei grandi insediamenti industriali alle consulenze per la progettazione delle New towns inglesi sia infine per gli interventi di forestazione della Forestry Commission di cui fu l’unico membro femminile.
Alcune parole chiave del suo pensiero progettuale: la morfologia del terreno è il fondamento di ogni paesaggio; un corretto utilizzo della vegetazione implica una profonda conoscenza delle qualità che le piante possiedono e del ruolo che si vuole affidare loro; qualunque occasione di usare l’acqua va sfruttata; la progettazione dei giardini e la scultura sono complementari; i confini sono parte dell’essenza del giardino; il disegno del terreno ha due funzioni: costituire il piano orizzontale e consentire l’accesso.
Come chiusura del convegno è stato assegnato il premio Lavinia Taverna a una giovane giardiniera, Clara Pozzi, che dopo studi classici, una laurea in Agraria all’Università di Firenze e un tirocinio universitario presso i giardini di Boboli, ha deciso che la sua vera vocazione è quella di fare la giardiniera a tempo pieno!
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