Passaggio in India: piccola cronaca con immagini
Sono reduce da un viaggio molto intenso e importante nel nord dell’India organizzato da una associazione di giovani architetti che pianifica viaggi sui temi dell’archirettura Arcometa. Un itinerario che ha integrato piacevomente mete turistiche classiche (Delhi, Agra e Jaipur) con alcune invece meno scontate e anche meno affollate, quali Chandigarh la città capitale del Punjab progettata ex novo da Le Corbusier e Ahmedabad, capitale del Gujarat, con un centro storico interessante e incasinato e alcune architetture molto suggestive di Le Corbusier, Kahn, Doshi e Correa.
Il viaggio è stato breve, 14 giorni con molti spostamenti interni e passaggi in diverse regioni, dal Rajastan, al Punjab all’Uttar Pradesh e al Gujarat: che dire si è trattato solo di un primo assaggio di quel continente così misterioso e così lontano da noi ma, appena tornata ho già voglia di ripartire per conoscere meglio l’India e in primo luogo esplorare l’India induista.
Concordo pienamente con le meravigliose parole di Jean-Claude Carrière nella sua introduzione al Dictionnaire amoureux de l’Inde: “l’amore per l’India è difficile, richiede molti soggiorni e un’attitudine molto strana fatta di candore, che predispone allo stupore e di uno scetticismo critico che sappia mettere in discussione l’oggetto d’amore. Il paesaggio si dimentica in fretta, tanto si impone la presenza umana. Se noi non amiamo gli uomini, se non siamo disposti a mescolarci e a confrontarci, non andiamo in India. La folla è il paesaggio principale, è l’attore di tutte le cose…”
In effetti le persone ti restano nel cuore, i loro sguardi curiosi, dolci e diretti, la loro semplicità e la loro capacità di vivere in mezzo a mille contraddizioni, nonostante tutto. Io tifo per l’India rispetto alla Cina e sono convinta che riuscirà a trovare una sua strada, un suo modello di sviluppo senza tradire troppo la propria cultura e la propria identità.
Le strade, e anche le autostrade se possiamo chiamarle così abituati ai nostri parametri, sono un poco la metafora di questo paese: tutto convive in un casino spaventoso dove miracolosamente pedoni, ciclisti, mucche e capre, automobili, camion e “tuk tuk” (ape piaggio che funzionano da piccoli taxi) si mescolano senza che si produca ogni momento un incidente mortale come ci aspetteremmo. Tutti suonano e in fondo nessuno ha la fretta che abbiamo noi di arrivare alla meta.
Una piccola galleria di immagini di scene di vita, di architetture classiche e moderne.
Cominciamo dalle scene di vita quotidiana
Il viaggio è stato breve, 14 giorni con molti spostamenti interni e passaggi in diverse regioni, dal Rajastan, al Punjab all’Uttar Pradesh e al Gujarat: che dire si è trattato solo di un primo assaggio di quel continente così misterioso e così lontano da noi ma, appena tornata ho già voglia di ripartire per conoscere meglio l’India e in primo luogo esplorare l’India induista.
Concordo pienamente con le meravigliose parole di Jean-Claude Carrière nella sua introduzione al Dictionnaire amoureux de l’Inde: “l’amore per l’India è difficile, richiede molti soggiorni e un’attitudine molto strana fatta di candore, che predispone allo stupore e di uno scetticismo critico che sappia mettere in discussione l’oggetto d’amore. Il paesaggio si dimentica in fretta, tanto si impone la presenza umana. Se noi non amiamo gli uomini, se non siamo disposti a mescolarci e a confrontarci, non andiamo in India. La folla è il paesaggio principale, è l’attore di tutte le cose…”
In effetti le persone ti restano nel cuore, i loro sguardi curiosi, dolci e diretti, la loro semplicità e la loro capacità di vivere in mezzo a mille contraddizioni, nonostante tutto. Io tifo per l’India rispetto alla Cina e sono convinta che riuscirà a trovare una sua strada, un suo modello di sviluppo senza tradire troppo la propria cultura e la propria identità.
Le strade, e anche le autostrade se possiamo chiamarle così abituati ai nostri parametri, sono un poco la metafora di questo paese: tutto convive in un casino spaventoso dove miracolosamente pedoni, ciclisti, mucche e capre, automobili, camion e “tuk tuk” (ape piaggio che funzionano da piccoli taxi) si mescolano senza che si produca ogni momento un incidente mortale come ci aspetteremmo. Tutti suonano e in fondo nessuno ha la fretta che abbiamo noi di arrivare alla meta.
Una piccola galleria di immagini di scene di vita, di architetture classiche e moderne.
Cominciamo dalle scene di vita quotidiana
Ecco qualche immagine di architetture e giardini moghul
E per finire qualche immagine delle architetture moderne di Le Corbusier, Kahn, Correa e Doshi
Tags: architetture moghul, Correa, Doshi, India, Le Corbusier, Louis Kahn
Mario Cacciari
| #
Brava, Laura!
Sei sempre piena di novità affascinanti e stimolanti.
Sono solamente 49 anni che sogno di andare a Chandigarh…
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rita
| #
Condivido tutto! Bella la scelta delle immagini
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