Letto per voi: Il ritorno delle piante
Fabio Marzano, Il ritorno delle piante. EDT, 2024, 206 pp., 15 euro
Ha ragione Gaetano Zoccali, che presentando il libro alla Libreria della natura lo scorso 23 ottobre, ha detto che da vero giornalista Fabio Marzano va a caccia di notizie.
E in questo caso è riuscito a comporre un quadro davvero interessante e stimolante delle tante esperienze, molte delle quali pochissimo conosciute, che riguardano un ritorno delle piante nelle città e nei vuoti della natura.
In questo periodo così difficile e scoraggiante devo dire che venire a conoscenza delle tante anche piccole iniziative che cercano di dare vita ad una nuova convivenza con le piante fa bene all’anima. Come dice giustamente l’autore, non si tratta di “un viaggio nostalgico. E’ un camminoa ritroso nel futuro di erbe, alberi e arbusti simbolici che oggi riconpaiono sotto una nuova luce”.
Si comincia dal Bosco delle querce di Seveso, un parco naturale di oltre 40 ettari con 50.000 tra alberi e arbusti che sorge sopra le “vasche della memoria”, i depositi sotterranei di tutti i materiali sotterrati per limitare la diffusione della diossina, per passare alle esperienze di fitorisanamento, tecnologia nella quale protagonisti sono i pioppi, i girasole, l’erba medica e la canapa industriale. Ad esempio a Taranto nel 2013 è stato impiegato il pioppo ‘Monviso’ per depurare circa 5000 mq di terreno contaminato da idrocarburi.
Interessanti le pratiche di ripristino ecologico con specie autoctone sia in praterie e sentieri in montagna ma anche per contenere i rischi di frane come nel vallone di Piantonetto in Piemonte dove è stato impiegato il trifolgio alpino.
Molti i racconti di esperienze comunitarie di coltivazione e una delle più belle è quella dell’Orto collettivo di Genova ricavato da un bosco abbandonato che ha coniugato l’ingegneria ecologica e l’agricoltura urbana dove i più bravi tra i coltivatori pare fossero gli skipper data la pendenza della collina di Coronata. Interessanti le esperienze di uliveti urbani in alcune città del Centro Italia, per catturare anidride carbonica e polevri sottili, data la grande capacità di purificazione dell’aria dell’ulivo.
Alcune sono storie di imprese visionarie come quella di Carmelo Emanuele che da autotrasportatore ha poi creato l’oasi di ninfee tropicali più grande del mondo in un terreno da lui acquistato in provincia di Torino che da deposito di rifiuti è diventato un giardino di piante esotiche: Le Moie il nome di questa oasi dove sono stati realizzati tre laghi che evocano il sistema di paludi e aree umide del delta del Missisipi.
E poi ancora orti sotterranei, fattorie verticali per la coltivazione idroponica a basso impatto ambientale, fino agli orti sottomarini come quello di Nemo a Noli, visitabile in escursioni organizzate in canoa , fino alle fattorie urbane di molecole dove si coltivano pinte officinali per studiarne i principi attivi.
Tags: libri recensioni
Trackback dal tuo sito.