Letti per voi: il libro di Pia Pera
Pia Pera, Al giardino ancora non l’ho detto, Ponte alle grazie, 2016, 216 pp, 15 euro
Non è facile commentare questo libro stupendo che ho divorato l’ultimo weekend commuovendomi a più riprese ma anche sentendomi profondamente arricchita.
Ci vuole molto coraggio, intelligenza e sensibilità per riuscire a parlare della propria malattia senza mai rischiare di essere troppo proiettati su di sè e senza mai essere lacrimosi. Un libro lucido, a tratti persino ironico, ricco di profonde meditazioni sulla vita, la morte, le passioni. E in tutto il giardino e gli animali tanto amati, come i cani Macchia e Nino a cui è dedicato.
Struggenti i versi di Emily Dickinson da cui è tratto il titolo: Al giardino ancora non l’ho detto/non ce la farei/Nemmeno ho la forza adesso/di confessarlo all’ape/….e non lo si sussurri a tavola/nè si accenni sbadati en passant/che qualcuno oggi/penetrerà dentro l’Ignoto.” Versi che copirono Pia quando li lesse “con la forza di una rivelazione”.
Trascrivo semplicemente alcuni brani del libro di Pia che mi hanno colpito particolarmente
“…resta solo il mondo. Quella parte di mondo, di natura, che è fonte di gioia purissima, disinteressata credo, o forse fine a se stessa, non asservita al criterio di utile, di riproduzione, del cosiddetto amore, dell’accoppiarsi, della compagnia, di avere chi ci capisce al fianco”. A volte chi ci fa davvero compagnia è il nostro adorato cane come Macchia che “a tavola mi fa compagnia, mi mette le zampe sulla coscia…Prendo la sua testa tra le mani, la sento vibrare di vita”.
Ci sono descrizioni di scene del giardino che mi sono sembrate davvero molto belle, mai retoriche e descritte così bene come “Il susino in fiore, completamente bianco, sembra una nuvola di panna montata” e “a primavera la vita è spingere”.
La malattia come progressiva difficoltà a muoversi che ci costringe da attore a spettatore del giardino, “Il giardino è diventato imenso, troppo grande da percorrere in una volta sola….è davvero il luogo ideale per vivere questo ultimo lungo, lento commiato dal mondo.” E anche l’assistere all’impossibilità dei gesti più comuni “Una zanzara tigre si posa sul mio piede. Non sono in grado di cacciarla via. Non posso scappare. Come una pianta”.
E poi ancora giorno per giorno i frammenti di gioia “E anche così, col sole, il tepore, un pò di gioia c’è sempre”.
“La libertà. La malattia è una prigione, ora si tratta di riuscire a custodire, nonostante tutto, la libertà interiore. Almeno quella.”
Un libro da leggere e che ci aiuta a riflettere sulla nostra vita.
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