La pianta del mondo. Conferenza di Stefano Mancuso e Daniel Lumera
Domenica 25 ottobre ho assistito allo streaming dal teatro di Reggio Emilia della conferenza ‘La pianta del mondo’ con Stefano Mancuso e Daniel Lumera, docente e ricercatore.
Nonostante abbia seguito nel corso degli ultimi anni a molte conferenze di Mancuso, devo dire che ogni volta imparo qualcosa di nuovo.
Vi propongo qui di seguito una sintesi di quanto ci ha raccontato Stefano Mancuso.
Strategie a confronto
Quello delle piante – che in termini di biomassa rappresentano l’85% del totale confrontato con lo 0,3% del mondo animale – è un modello completamente diverso dal nostro. Gli uomini e gli animali hanno scelto il movimento per predare e difendersi dai predatori mentre le piante hanno scelto di stare ferme utilizzando l’energia solare.
Cosa possiamo imparare dalle piante?
In primo luogo come utilizzare l’energia; in secondo luogo come evitare il consumo delle risorse. Le piante non consumano più risorse di quelle fornite dall’ambiente e in mancanza di risorse la loro strategia è quella di miniaturizzarsi. Noi umani facciamo esattamente l’opposto: consumiamo sempre più risorse e prendiamo le risorse dalle generazioni future. E questo è un comportamento non solo contrario a qualunque principio etico ma anche ad ogni visione evoluzionistica e biologica.
Distruzione dei terreni fertili
Milioni di terreni fertili vengono persi per sempre ogni anno a causa dei consumi di noi occidentali. Un esempio è quello dei gamberetti cocktail: una multinazionale inglese spinge con il ricatto economico gli agricoltori di Laos, Thailandia e Indonesia ad abbandonare la coltivazione di riso a favore dell’allevamento dei gamberetti con il risultato che l’acqua marina rende per sempre sterili terreni prima fertili.
D’altra parte il riscaldamento globale provoca nel Sud Sahel – con un aumento di mezzo grado della temperatura – lo spostamento dei limiti di coltivazione di 100 km.
Il nostro stile di vita è ormai incompatibile con questo pianeta.
Soluzioni per combattere il riscaldamento globale
Due soluzioni pratiche, semplici ed economiche:
1. Piantare alberi. Secondo uno studio pubblicato di recente su Science se piantassimo 1000 miliardi ai alberi potremmo tornare alla quantità di anidride carbonica del periodo preindustriale.
Le città devono diventare completamente verdi superando il modello tradizionale architettonico basato sulle piazze e i monumenti. Le difficoltà sono, più che tecniche, culturali.
2. Combattere lo spreco alimentare che a livello mondiale è di circa l’80% e quasi la metà avviene in casa. L’agricoltura industriale, tutta basata sulla chimica, è responsabile del 40% di produzione di anidride carbonica. Tutto il cibo prodotto è frutto di questo modello produttivo che considera le piante un mezzo di produzione e il terreno un semplice supporto con la conseguenza di una progressiva sterilizzazione dei suoli e del crescente inquinamento. Si è abbandonata – con l’avvento della chimica negli anni ’60 – la capacità di far fruttare i terreni senza ridurne la fertilità.
Libri di Stefano Mancuso
- La pianta del mondo. Laterza, 2020
- La nazione delle piante. Laterza, 2019
- L’incredibile viaggio delle piante, Laterza 2018
- Plant revolution, Giunti 2017
- Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale. Giunti, 2015
- Uomini che amano le piante. Storie di scienziati del mondo vegetale. Giunti 2014
Tags: Intelligenza delle piante, Stefano Mancuso
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