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Il blog di Laura Pirovano: appunti di viaggio, segnalazioni di giardini, proposte di plant design

Il Mediterraneo: un dialogo tra Filippo Pizzoni e Giuseppe Barbera, a cura di Libreria della Natura

Il 18 giugno si è svolta su facebook ( questo il link per riascoltare la conferenza https://www.facebook.com/LibreriaDellaNatura/videos/187793286505495) un interessante dialogo tra Filippo Pizzoni e Giuseppe Barbera intorno al tema del Mediterraneo e di due importanti libri recenti (Giuseppe Barbera, Il giardino del Mediterraneo, Il Saggiatore e Olivier Filippi, Il Mediterraneo nel vostro giardino, edizione italiana a cura di Libreria della natura).

Vi consiglio di ascoltare la registrazione perchè sono stati affrontati temi molto interessanti che riguardano il futuro dei nostri paesaggi e qui di seguito vi segnalo – in una sorte di indice ragionato – solo alcune delle osservazioni che i due relatori hanno espresso.

Pizzoni sottolinea come i due libri, pur nelle differenze, hanno molti punti di contatto e in particolare sottolineano la necessità di cambiare il nostro punto di vista sul paesaggio, che deve essere interpretato come un equilibrio in costante cambiamento.

Per Barbera, infatti, il paesaggio si sedimenta con il tempo ed è oggetto di continue modifiche; il primo elemento è la natura e il secondo la cultura, senza la quale (il nostro sguardo) non ci sarebbe il paesaggio. Il Mediterraneo rappresenta il paesaggio che può meglio interpretare i cambiamenti in atto con la sua lezione sull’importanza dello scambio e della diversità biologica e culturale.
Fondamentale il valore della curiosità e il sapere di non sapere: un mondo di specialisti ignoranti non è più possibile!
Una sfida bellissima per chi si occupa di paesaggio è quella di immaginare e pianificare una crescita non più quantitativa (ormai impossibile) ma qualitativa.
Il mondo sarà salvato dalla nuova visione del paesaggio, specchio della civiltà.

Pizzoni sottolinea come una delle lezioni importanti di Filippi è l’utilizzo di piante spontanee o naturalizzate del clima mediterraneo come una nuova modalità di concepire il giardino, differente da quella tradizionale del ‘giardino forzato’. Quindi guardare con attenzione le piante che si devono adattare alla poca acqua per riprodurre nei nostri contesti artificiali i meccanismi naturali.

Per Barbera, Filippi ci fa vedere come la natura sia capace di adattarsi nella fisiologia e nelle forme (utilità+bellezza).
Bisogna superare l’antropocentrismo per incontrarci con gli altri esseri viventi, animali e piante, che tra l’altro possono sopravvivere anche senza di  noi.
Nello stesso tempo Barbera ci mette in guardia dai rischi del neocolonialismo che ci porta a vedere troppo simili a noi le piante!

Pizzoni sottolinea la presenza di due paradossi: la natura è bella quando non c’è traccia dell’uomo e poi quando la natura è selvaggia la respingiamo per paura.

 

 

 

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Giardini in viaggio Laura Pirovano