IFLA 2016 a Torino
Dopo vent’anni (Firenze 1996 http://pietroporcinai.it/uploads/articles/Il%20Congresso%20dell%20IFLA%20a%20Firenze.pdf) si è tenuta a Torino dal 20 al 22 aprile la 53 edizione del congresso mondiale di Architettura del paesaggio IFLA 2016.
Tre giornate molto fitte e impegnative con sessioni plenarie, extended speeches, video session, forum e altro ancora su 4 filoni tematici “Sharing landscapes”; “Connected landscapes”; “Layered landscapes; “Inspiring landscapes”. Non facilissimo da decodificare e tanto meno da scegliere, il programma ha sicuramente richiesto un grande sforzo organizzativo e ha attirato un pubblico molto vasto con significative presenze di paesaggisti ed esperti di tutto il mondo (oltre 1000). Detto questo a mio avviso il congresso è stato troppo lungo (meglio un giorno e mezzo), spesso le sessioni laterali ospitavano comunicazioni molto brevi e su temi molto eterogenei e non sempre era chiara l’appartenenza ad uno dei 4 filoni tematici. Sicuramente da seguire le relazioni di maggiore respiro ospitate nella plenaria.
Un piccolo appunto: è possibile che non si sia riusciti a coinvolgere, tra i tanti, alcuni paesaggisti per creare un allestimento vegetale sia all’ingresso che sul palco degno dell’evento? Evito di mettere le foto degli allestimenti perchè davvero modeste e non all’altezza della situazione. Come non all’altezza della situazione il lunch che non ha fatto onore alla cucina italiana e che doveva essere consumato in mezzo alle macchine del parcheggio. Dico questo perchè è un peccato, dopo tanti straordinari sforzi organizzativi, cadere su aspetti che non sono poi così secondari.
Il congresso si è chiuso con la presentazione del Manifesto del Paesaggio, un documento presentato nella cerimonia finale che rappresenta una vera e propria chiamata per tutta la filiera del verde e non solo: parole d’ordine sono fare sistema, divulgare il paesaggio e diffonderne la conoscenza e la cultura. Il documento intende il paesaggio come bene da tutelare e accompagnare nelle sue fasi di trasformazione, per aumentarne la
fruibilità e farlo diventare, a tutti gli effetti, un patrimonio condiviso. Lanciato in coincidenza con la Giornata Mondiale della Terra, il documento è aperto a chiunque voglia sottoscriverlo: non solo i professionisti del paesaggio ma anche gli operatori della filiera del verde e tutti coloro che desiderano appoggiare il progetto. Il Manifesto nei prossimi giorni sarà disponibile sul web sul sito di AIAPP (www.aiapp.net).
https://www.giardininviaggio.it/giardininviaggio/wp-content/uploads/2016/04/ITA_Manifesto_IFLA-2016_22_04_16.pdf.
Inoltre è stato assegnato il premio Sir Geoffrey Jellicoe, conferito ogni anno a un architetto del paesaggio vivente i cui lavori abbiano avuto un impatto decisivo sul benessere della società e dell’ambiente. Il riconoscimento è andato al tedesco Peter Latz, autore tra l’altro del Parco Dora di Torino.
Alla Città rimarranno anche in eredità i progetti pensati dai ragazzi protagonisti del concorso Charrette, una competizione che ha visto dieci squadre di giovani architetti provenienti da altrettanti Paesi confrontarsi sul progetto di paesaggio della zona Bertolla. Vincitore è stato il team italiano dell’Università La Sapienza, al secondo posto la squadra brasiliana e al terzo un altro gruppo italiano.
Qui di seguito alcuni brevi accenni ai contributi che a mio avviso sono stati piùsignificativi.
Carlo Petrini, L’importanza della bellezza
Un intervento appassionato e molto importante nel suo appello a unire produzione del cibo e paesaggio in una visione olistica del pensiero. La situazione della biodiverità a livello mondiale è disperata: negli ultimi 100 anni si è perso il 75% della biodiversità animale e vegetale! Due i fenomeni più rilevanti: 1) nel 2008 per la prima volta nella storia la popolazione urbana ha superato quella delle campagne; 2) oggi non è più sostenibile il commercio mondiale di derrate alimentari per l’emissione di CO2. La schizofrenia riguarda la crescita delle città e la crescita dell’esigenza di un’economia locale di produzione di cibo.
Occorre superare la dicotomia tra spazio ornamentale e spazio produttivo ricordando come questi due elementi fossero uniti sia nell’Hortus romano che nella tradizione araba.
In realtà la produzione di cibo va considerata un’attività intellettuale, non solo materiale: se si lavora con la terra il contadino deve conoscere la natura del terreno e la disponibilità di acqua. In questo senso portare gli orti nelle scuole diventa un atto di civiltà!
Quindi il suo messaggio forte è la necessità di superare la divisione “razzista” tra ornamento e coltivazione, fra produzione ed estetica (Gli studenti di filosofia a Princeton coltivano l’orto!). La bellezza è sintesi delle qualità esteriori e di quelle intrinseche (bello è diminutivo di buono in latino e nella lingua ebraica non vi è distinzione tra bello e buono).
Per mantenere la bellezza occorono due condizioni:
1) mantenere la diversità, il nostro bene più prezioso da consegnare alle future generazioni in qualunque ambito che sia vegetale, animale, culturale, religioso, linguistico, del pensiero e del colore della pelle
2)per fare le cose belle occorre congiungere agricoltura e città.
Jordi Bellmunt, “New ways for contemporary landscapes”
Nel suo intervento, alla luce della lunga esperienza maturata in un ventennio di Premio Rosa Barba, J.B. individua 10 temi chiave
1. Paesaggio e figura: architettura e natura, artificiale verso il naturale. Tra gli esempi il progetto Cardada di P. Burgi a Locarno
2. Geometria e sentimento
3. Paesagi del limite: la complessità dei limti urbani e la loro relazione con la natura
4. Paesaggi per leggere paesaggi. Passeggiare e piacere, cultura e sport, un paesaggio dinamico dal quale osservare altri paesaggi
5. Paesaggio ecologico
6. Solo con la natura: il disegno del paesaggio che trae forza dalla natura
7. Nuove tecnologie: nuovi paesaggi creati da input tecnologici
8 Tursimo e paesaggio
9 Paesaggi disegnati: una nuova generazione di mappature del paesaggio
10 Paesaggio sociale: un paesaggio per te
Udo Weilacher, “Revisiting structuralism”
Una relazione molto concettuale, difficile da sintetizzare che sarebbe bello poter leggere integralmente.
Il paesaggio non deve diventare un museo essendo un complesso organismo vivente, che deve continuamente cambiare per restare vivo senza però perdere la sua integrità strutturale. Il paesaggio è una rete complessa di strutture e non può essere pianificato in settori distinti.
Alcuni principi importanti da rispettare: 1) rispetto degli archetipi Es Memoriale di Diana di Gustafson; 2) evitare il funzionalismo allo stato puro; 3) accettare isocronia (altrettanto valide le strutture storiche e contemporanee) Es High Line; 4) creare spazi polivalenti; 5) enfatizzare la comunicazione come fattore principale
Kongjian Yu (Turenscape), ” Invisible connections and deep forms”
Forse l’intervento più interessante soprattutto perchè ci mostra la grande capacità della Cina di recuperare le ferite inferte ai propri paesaggi inventando nuovi paesaggi sostenibili. Che il futuro sia davvero in Oriente?
Noi siamo profondamente disconnessi dalle comunità alle quali apparteniamo e pur avendo costruito un mondo connesso ci troviamo di fronte a connessioni false: la matrice del paesaggio e i suoi processi invisibili sono frammentati e disconnessi come non mai. I veri cicli del’acqua, dei nutrienti, del cibo, dell’energia, delle specie e delle persone sono disconnessi oppure rotti. (chilometri di condutture per trasportare l’acqua per approvigionare Pechino mentre moltitudini di camion trasportano pesticidi per produrre cibo!).
Abbiamo bisogno di infrastrutture ecologiche che ci consentano di riconnettere i processi e i cicli invisibili. Con riferimento al problema dell’acqua K.Y. fa alcuni esempi di strategie per la creazione di infrastrutture verdi: trattenere l’acqua alla fonte (quindi dalla pioggia non dal fiume), rallentare i processi (imparando dai contadini): l’acqua pulita è generatrice di servizi; non agire contro ma adattarsi (ad esempio alle periodiche inondazioni senza cementificare con dighe); ricollegare la gente con la natura.
Attraverso l’illustrazione di alcuni casi molto interessanti il paesaggista cinese illustra soluzioni simbiotiche ed ecologiche: Quzhou Luming Park, Liupanshui Wetland Park, Yichang Yunhe Park (i progetti si possono vedere sul sito http://www.turenscape.com/english/
Naturalmente molti altri interventi sono stati interessanti come quello di P. Laureano, H. Bava e di C. Dobrick (West 8)…
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alessandra aires
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una osservazione: un congresso mondiale di professionisti deve essere almeno di 3 giorni, con ospiti dalla nuova zelanda all’islanda, è fondamentale che il confronto si suddivida su più giornate, oltre al world coucil di ulteriori 2 gg ed i technical tour. C’è una proofonda differenza tra un convegno ed un congresso, che è un momento di lavoro e formazione importantissimo e fondamentale e non solo un momento di “ascolto”
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