Giardini romani. seconda parte i giardini del Vaticano di Federica Raggio
C’era una volta un Re
seduto sul sofà
che disse alla sua serva
raccontami una storia
e la serva incominciò:
C’era una volta un Re
seduto sul sofà…
La storia comincia nel 1279 quando papa Niccolò III (1277-1280), al secolo Giovanni Gaetano Orsini, riportò la residenza papale dal Laterano al Vaticano, e fece impiantare un frutteto (pomerium), un prato (pratellum) e un vero e proprio Giardino (viridarium).
La storia prosegue, papa dopo papa, con aggiunte, sostituzioni, modifiche, interpretazioni fino ad arrivare ad oggi. Ogni pontefice comincia la propria storia, lascia traccia tangibili o anche solo percettibili delle proprie preferenze, marca il luogo. La sensazione è che i giardini di Città del Vaticano non siano veri e propri giardini; quanto piuttosto una moltitudine di successioni tematiche. Successioni che delimitano percorsi pedonali, carrabili, di servizio. Che definiscono ambiti e pertinenze di una vera e propria, se pur minuscola, città. Ci sono spazi per il traffico veicolare e di preghiere, giardini tematici di fronte ai luoghi di rappresentanza, alcove protette per permettere momenti di pensiero e introspezione all’aria aperta. Ci sono boschi o quel che resta di selve che furono. Si incontrano belvedere e pensatoi. Ogni pontefice elegge il proprio angolo del cuore e lo personalizza a proprio gusto ed epoca.
Ça va sans dire, comunque, che il periodo di maggiore sviluppo architettonico dei Giardini è comunque tra il ‘500 e il ‘600, quando interviene il contributo di artisti e architetti quali Donato Bramante e Pirro Ligorio. Work in progress nei secoli i giardini hanno mantenuto possesso dei due terzi della superficie totale del piccolo Stato.
Uno dei pochissimi residenti stabili è il giardiniere che occupa con la moglie una piccola casina in una posizione da far invidia anche ai più laici. In pura coerenza con le improvvisate che dona il resto della città, fontane, statue, capricci scenografici sorprendono e accompagnano i passi, ahimè, vincolati dalla presenza di una guida, comperata a caro prezzo e a scatola chiusa e nel mio caso unico vero grosso inconveniente della visita. Il tour segue percorsi liberamente scelti dalla presenza di turno. La mia ha purtroppo tralasciato molte porzioni delle più importanti soffermandosi su inutili dettagli che hanno impoverito la visita, oltre che dal punto di vista estetico, anche e soprattutto da quello dei contenuti.
Non ho purtroppo da segnalare indirizzi utili di guide private in alternativa a quelle proposte direttamente dalla biglietteria dei Musei Vaticani, ma forse il caso è meno spietato con chi arriva con meno aspettative.
Forse ci riproverò una seconda volta.
Ecco una galleria di immagini:
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