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Il blog di Laura Pirovano: appunti di viaggio, segnalazioni di giardini, proposte di plant design

“Di un giardiniere errante” di Ermanno Casasco

Ermanno Casasco e Anna Maria Botticelli alla Libreria della natura, 6/3/2014

Il sei marzo alla Libreria della natura di Milano la giornalista Anna Maria Botticelli ha intervistato Ermanno Casasco a proposito del suo libro “Di un giardiniere errante” appena pubblicato dalle edizioni dei Maestri di giardino (183 pp, 10 euro). Il titolo vuole evocare la vocazione internazionale del paesaggista che ha girato mezzo mondo disegnando giardini in quasi tutti i continenti.

Un’autobiografia sincera e appassionata che ci racconta con tanta ironia il lungo e travagliato percorso che ha portato un giovane “fiorista” , come lui stesso si definisce, a diventare un paesaggista di fama internazionale.
“La molteplicità di climi e di habotat che presenta il nostro Paese è stata la mia scuola e, in particolare, l’esperienza sicilina, che mi ha insegnato come sia piacevole possibile poter realizzare giardini anche in inverno”, così ha espordito Casasco sottolineando come questo mestiere sia molto bello ma anche molto faticoso a smenite l’immagine un pò retorica del paesaggista che lavora nel piacevole contesto della natura.

Polemici, come è nello stile del personaggio, gli acenni agli architetti che spesso fanno scomparire la figura del paesaggista e la specificità del suo know how professionale come anche alle mode del giardino tutto disegnato a tavolino e reso tanto splendido quanto irrealistico nei sofisticati rendering presentati al cliente.
Gli ingredienti necessari per fare buoni progetti di paesaggio sono per Casasco sono l’approfondimento delle specificità del luogo, del suo clima e della sua vegetazione, una forte visione iniziale che deve sussistere nonostante la necessità di una certa elasticità mentale che sappia adeguare il progetto a tutti i compromessi e a tutte le difficoltà che si incontrano sul campo.

Suoi maestri riconosciuti i grandi paesaggisti e architetti alcuni dei quali conosciuti personalmente durante il suo master in California, da Peter Walker, a Russell Page, a Robert Kealey, a George Lucas a John Watson, “il più grande artista mondiale dell’illuminazione”.
Da Isamu Noguchi ha imparato la sintesi della cultura e dello stile orientale con quello occidentale.
Da loro ha imparato tre cose fondamentali: “primo che il progetto deve essere schematico; secondo che quando si progetta un giardino occorre visualizzare come sarà dopo 25 anni, quando sarà adulto; terzo fotografare i giardini delle villette vicine e capire dal loro stile e dal tipo di vegetazione le origini del proprietario”.

“Quello del giardino non è mai un progetto che si può disegnare su un foglio bianco perchè è sempree soggettoa molti condizionamenti”.

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Giardini in viaggio Laura Pirovano