Corpi, paesaggi. Giornate internazionali di studio della Fondazione Benetton. Febbraio 2021
Anche quest’anno, come ormai d’abitudine, ho seguito le sessioni delle giornate di studio della Fondazione Benetton, anche se a distanza. Ma tutto assai ben organizzato come da tradizione e per tutti coloro che non hanno potuto assistere alla diretta. Vi informo che sul sito sono a disposizione non solo molti materiali di approfondimento (https://www.fbsr.it/paesaggio/giornate-di-studio/corpi-paesaggi/) ma anche le videoregistrazioni delle quattro giornate (https://www.fbsr.it/paesaggio/giornate-di-studio/corpi-paesaggi/videoregistrazioni-delle-giornate-studio-sul-paesaggio-2021/).
Nella sua introduzione Luigi Latini ha parlato di una progressione dei temi intorno a ‘ Corpi, paesaggi’ in quattro atti, a partire dall’immaginario (Relatori Marc Treib, Massimo Bartolini, Matteo Frittelli, Nicolas Vamvouklis), per passare allo spazio urbano (Cristina Bianchetti, Francesco Careri, Luca Molinari), al paesaggio (Cristina Barbiani, Matteo Meschiari, Marco Mulazzani) per approdare infine al giardino (Atelier Le Balto, Marcello Di Paola, Monique Mosser).
Difficile sintetizzare la complessità e varietà degli interventi, mi soffermerò solo brevemente sulle relazioni di Marc Treib, Luca Molinari, Matteo Meschiari e Monique Mosser.
Marc Treib – critico e storico dell’architettura nonchè grande fotografo, Università della California – ha parlato di ‘Ricezione, percezione: sentire il paesaggio’.
La percezione è sia fisica che mentale; a partire da uno stimolo, il paesaggio, le reazioni a catena sono: sensazione; percezione; cognizione e Interpretazione. Tutti i sensi trovano stimoli nel paesaggio, persino il gusto, anche se soprattutto attraverso il naso. Il senso visivo è quello prevalente (‘ocular centrism’). Attraverso il profumo è un pò come assaggiare il paesaggio, se pensiamo ad esempio ad una foresta di eucalipti oppure ad un aranceto.
Due sensi possono agire insieme (sinestesia) e allora accade che il suono delle foglie mosse dal vento ci faccia percepire un senso di freschezza, così come il rumore dell’acqua. Nel Padiglione d’oro di Kyoto si usava appendere dei teli bianchi per difendersi dal calore estivo suggerendo la presenza della neve.
Se i giardini paesaggistici, al contrario di quelli alla francese, sono i più propizi ad accogliere il corpo in movimento attraverso le sequenze come avviene anche nei giardini di passeggio giapponesi, in quelli secchi invece il corpo è fermo ma gli occhi sono in movimento verso il paesaggio percepito in lontananza.
Luca Molinari – architetto, critico e curatore, Università della Campania – ha affrontato il tema del corpo nello spazio domestico parlando della casa come di un paesaggio instabile che abitiamo e, come abbiamo potuto sperimentare nell’ultimo anno di pandemia, la casa è luogo esplosivo di contraddizioni, come contropartita di una città assente. E’ un pò come se avessimo riversato la città nella casa aumentando le contraddizioni latenti (aumento delle tensioni e delle violenze domestiche e delle diseguaglianze non solo economiche ma anche sociali).
Oggi nella progettazione diventa importante lavorare sulla conflittualità abbandonando il modello delle città diventate di plastica. Le relazioni che abbiamo sperimentato in una condizione estrema tra corpo, malattia, segregazione e luogo abitato ci spingono a riflettere guardando a come i “domestic landscapes” prenderanno forma negli anni a venire.
Matteo Meschiari – professore di geografia all’Università di Palermo – ha affrontato i Paesaggi e corpi dell’Antropocene.
Il concetto di paesaggio non è una acquisizione recente; infatti il ‘Fare paesaggio’ ha radici profonde nella nostra specie fino a partire dalla preistoria. L’uomo del Paleolitico superiore, quando guardava il proprio ambiente, vi proiettava una sua personale rappresentazione trasportandolo in una dimensione simbolica.
Alcuni esempi etnografici ci fanno capire che il ‘pensare paesaggio’ era una strategia evolutiva di sopravvivenza.
Esempio 1 Paesaggio come corpo: attraverso le cortecce dipinte gli aborigeni australiani esprimevano una propria particolatre visione dell’ambiente: una cosmogonia in atto attraverso la paesaggificazione degli antenati.
Esempio 2: Corpo percepito come paesaggio: per i cacciatori/raccoglitori c’è una precisa identità tra viscere dell’animale e paesaggio; le parti interne dell’animale sono descritte come paesaggi.
Il titolo della relazione di Monique Mosser – storica dell’arte, dell’architettura e del giardino, ricercatrice del CNRS – ‘Metamorfosi dei corpi nella cultura del giardino’. Una strordinaria carrellata iconografica attraverso la storia dell’arte e del giardino. Dalle metamorfosi cinquecentesche rappresentate dalla gigantesca statua dell’Appennino a Pratolino, fino alla scultura da Marte di Noguchi all’indomani di Hiroshima per rappresentare la scomparsa dell’uomo e alla Lady of the North di Charle Jancks, un gigantesco accumulo di terra e argilla per modellare il corpo femminile-paesaggio, passando attraverso i paesaggi antropomorfi della pittura olandese del XVI secolo per arrivare al giardino di Derek Jarman a Prospect Cottage.
Tags: Fondazione Benetton, giornate di studio Benetton 2021
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