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Il blog di Laura Pirovano: appunti di viaggio, segnalazioni di giardini, proposte di plant design

Chelsea Flower Show 2011: i giardini in mostra

Visitando la mostra si tocca davvero con mano quanto il giardino e le piante siano un tema profondamente e direi democraticamente radicato nella cultura inglese. La marea indescrivibile di persone che ad ogni ora del giorno fin dal primo mattino si riversa al Chelsea, dalla signora chic ma meno atteggiata e mondana della tipologia che capita di incontrare nelle mostre nostrane, alla vecchietta che arranca munita di bastone o additittura stampelle, fino alle famigliole eccitate, è una testimonianza vivente di come sia diffuso il piacere e il sapere nel fare giardinaggio.
Detto questo, la mia impressione sugli show gardens di questa edizione è che, nonostante l’eccellente maestria e complessità delle realizzazioni, le scenografie sofisticate e a tratti eccessive abbiano preso il sopravvento sulle idee e anche sulle esigenze più reali che incontra chi vuole farsi un giardino spesso con poche risorse e con problemi ambientali da affrontare. A volte mi è sembrato che l’eccesso di decori, strutture, elementi di arredo abbiano diminuito la coerenza d’insieme di alcune delle proposte e, anche, il piacere di godere di luoghi che diano un senso di armonia e benessere in chi li frequenta. Forse il potere dei grandi sponsor condiziona e non poco la libertà espressiva dei paesaggisti con il risultato di aggiungere anzichè sottrarre e di proporre soluzioni che suscitano più stupore che suggerimenti e suggestioni.
Proprio per questi motivi ho apprezzato di più alcuni progetti più semplici e minimalisti perchè mi sono sembrati rispondere meglio all’esigenza, da un lato di suggerire ai visitatori soluzioni progettuali alle quali più facilmente ispirarsi e, dall’altro, a quella di dare risposte creative ai problemi ambientali che un giardiniere consapevole ha sempre più a cuore.
Qui di seguito una piccola galleria di immagini con brevi commenti dei progetti che mi hanno più colpito sia in positivo che in negativo.
Tra gli show gardens ho trovato molto bello, sia per l’armonia del disegno che soprattutto per la stupenda composizione vegetale, il giardino firmato da Luciano Giubbilei; anche in questo caso però ho trovato ridondante la scultura in forma di tre grandi sassi.

Giardino di Luciano Giubbilei

In fondo una delle 6 Parrotia persica allevata a ceppaia che punteggiano le varie parti del giardino

In primo piano Nectaroscordum siculum in mezzo a una macchia bianca di Anthiscus sylvestris

Deludente a mio parere il giardino di Cleve West che ha conseguito il premio di “best in the show gardens”; il pensiero del progettista – fondere le tracce del passato con il linguaggio contemporaneo –  non è riuscito a tradursi in un progetto coeso e armonioso e allora le pesanti colonne scolpite di color grigio scuro mi sembrano stridere con la parete gialla con grosse bocche da cui sgorga l’acqua che evocano un poco le architetture di Barragan. Più riuscito il contrasto fra forme topiarie e vivaci composizioni di perenni.

Giardino di Cleve West sponsorizzato dal Daily Telegraph

Giardino di Cleve West

Di nuovo un elemento fortemente scenografico – una sorta di piattaforma-giardino mobile – concepito come grande attrattiva per il pubblico, stride fortemente con lo stile del giardino sottostante firmato dall’irlandese Diarmuid Gavin, tutto all’insegna delle tonalità del verde – tante masse arbustive in grandi forme topiate – e dell’acqua – in tante vasche di corten.

Giardino di Diarmuid Gavin

Giardino di D. Gavin

Anche il progetto di Bynny Guinness, pluripremiata in diverse edizioni del Chelsea, che presentava il tema del giardino utile e produttivo, difetta di un eccesso di particolari decorativi fino a risultare quasi indigesto, nonostante l’indubbia maestria nel disegno di alcuni particolari e soprattutto delle composizioni vegetali.

Giardino di B. Guinness sponsorizzato dallo sponsor ufficiale M&G Investments

Perfetta nella sua semplicità e nella coerenza d’insieme e, soprattutto, rispondente alle caratteristiche che potrebbe avere un piccolo giardino urbano, la proposta di Adam Frost esplicitamente ispirata alle architetture di Frank Lloyd Wright.

Giardino di A. Frost presentato nella rassegna "Urban gardens"

Particolare di una piccola siepe topiata di bosso con geranium blu e una hosta

Tutto giocato gioiosamente sui temi della sostenibilità e del riciclo dei materiali il progetto di Nigel Dunnet che, ispirandosi alla filosofia di William Robinson (inventore del wild garden),  propone per la prima volta al Chelsea un “rain garden”, un giardino cioè tutto basato sul recupero dell’acqua piovana, con molte idee ecologiche e materiali riciclati.

Giardino di N. Dunnett: sullo sfondo la piccola costruzione ricavata da un container per spedizioni marittime

Una delle vasche d'acqua per la raccolta dell'acqua piovana che diventano un bell'elemento della composizione

Poetico, suggestivo e delicato il giardino ideato dal giapponese Ishihara Kazuyuki declinato intorno al tema della rievocazione dei paesaggi della sua infanzia: con tanti piccoli aceri, hosta, pieris, felci e calle; anche qui ho trovato che il piccolo padiglione bianco fosse la parte meno riuscita della composizione. 

Particolare del giardino giapponese

Una piccola cascata d'acqua

Infine una delle proposte più fresche di orto ornamentale quella presentata nel padiglione delle piante da Bulldog Fige con un orto tutto giocato su differenti varietà di cavolo piantati in ordinate file diagonali.

 

L'orto dei cavoli

 

La bella composizione di erbacee perenni nell'orto dei cavoli

Commenti (1)

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    Sonia

    |

    Il minimal-chic vince e convince sempre, anche in giardino.
    Molto gradita la rassegna di cotante belle immagini.

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Giardini in viaggio Laura Pirovano