Le foto di Flavia
Ecco ancora alcune foto di Flavia De Petri nei suoi giri in Lucchesia
Ecco ancora alcune foto di Flavia De Petri nei suoi giri in Lucchesia
Quando – 27, 28, 29 maggio 2016 Dove – Mediateca di San Lazzaro, via Caselle 22, San Lazzaro di Savena, Bologna / Museo della Preistoria Luigi Donini, via Fratelli Canova 49, San Lazzaro di Savena, Bologna
Organizzazione – Nemeton Magazine, Associazione Parco Museale della Val di Zena In collaborazione con – Comune di San Lazzaro di Savena, Museo della Preistoria Luigi Donini, libreria Mu-Nari Con l’adesione di AIAPP, Associazione Italiana Architettura del Paesaggio, Sezione Triveneto Emilia Romagna Comitato scientifico – Maurizio Corrado, Matteo Meschiari, Ornella Mastrobuoni, Laura Brignoli, Laura Pirovano
Partner culturali – Arianna, Area 51, Intrecci, Fausto Lupetti, Linaria, Ponte alle Grazie, Pleistocity Press, Quarto Paesaggio, Gruppo Macroedizioni, PersoneDiParolaIsolaEditrice
ENKIDU festival di scrittura selvatica, il primo evento letterario dedicato alle piante e alla wilderness in letteratura. È recente il ritrovamento di alcune tavolette d’argilla che gettano una nuova luce sull’Epopea di Gilgamesh, che con i suoi 4.500 anni è la prima narrazione scritta della nostra storia. La figura di Enkidu, l’uomo selvatico alter ego dell’eroe, ne esce rafforzata, si fa portavoce di una memoria che coinvolge e ci fa rileggere tutta la nostra storia di Homo Sapiens. Noi siamo chi eravamo. Il nostro cervello si è modellato sulle strategie di caccia e raccolta necessarie per la vita nei paesaggi del Pleistocene. Il festival ENKIDU, che si svolgerà a Bologna – San Lazzaro, esplora il rapporto che esiste tra umani e mondo vegetale, in particolare alberi, boschi, foreste. La Wilderness e la selvatichezza sono la punta nella riflessione sull’ambiente e sui nostri modi di abitarlo. ENKIDU dà forma a questa riflessione con una formula adatta a ogni tipo di pubblico anche attraverso video, installazioni, immagini. Scrittori, artisti, editori, attori, paesaggisti, critici si confrontano intorno al rapporto tra uomo e piante, proponendo una nuova lettura della rinascita dell’interesse verso il verde e la natura selvatica.
Con Andrée Bella, Francesco Benozzo, Adriana Bonavia, Raffaella Colombo, Maurizio Corrado, Daniela Delvecchio, Andrea Facchi, Lisa Fierro, Fabio Fornasari, Gaetano Fracassio, Francesco Gori, Katia Kuo, Anna Lambertini, Valentina Meloni, Matteo Meschiari, Anna Letizia Monti, Marco Nieri, Giuseppe Petruzzellis, Letizia Rostagno, William Strali, Mirco Tugnoli, Maria Donata Villa, Wanderlust, Lorenza Zambon, Eduardo Zarelli.
Il lato selvatico, da Gary Snyder a Cormac McCarthy, da Paul Shepard a John Zerzan, non è identificabile con un ritorno allo stato di natura. Questo ritorno per certi versi è impossibile e l’idea di natura, se ha ancora un senso, deve sganciarsi da categorie occidentali e antropocentriche. Il selvatico, la wilderness, parlano invece di un’alterità irriducibile, non perimetrabile, non addomesticabile, una specie di terreno non-umano che mette in crisi genere, specie e identità. Come si confrontano gli scrittori più recenti con questo grumo che non è “natura”, “paesaggio” o “ecosistema”? Come danno forza di parola a ciò che non parla la lingua dell’uomo? Come intercettano urgenze ambientali, etiche, artistiche ispirate dal selvatico? Quali racconti, quali modi di narrare sono generati dal contatto con la wilderness?
Info
www.nemetonmagazine.net/ENKIDU.html www.facebook.com/enkidufestival/ redazione@nemetonmagazine.net
Mi fa piacere dare notizia di una nuova rete di donne attive sui temi del verde alla quale partecipo “AMICHE DEL VERDE”.
In occasione di ORTICOLA Lombardia (6-8 Maggio) e GREEN CITY (13-15 Maggio), sarà presentata, per la prima volta in Italia, la rete AMICHE DEL VERDE.
Si tratta di un gruppo di donne attive intorno ai temi del verde e della sostenibilità: paesaggiste, designer, artiste, giornaliste, operatrici culturali, professioniste, ricercatrici, che intendono contribuire al miglioramento della realtà urbana, alla diffusione di pratiche e stili di vita eco-sostenibili, alla tutela della biodiversità.
AMICHE DEL VERDE nasce dalla necessità di riportare il cittadino a una dimensione di maggiore armonia tra lo spazio abitato e lo spazio naturalistico perché prendendo consapevolezza di quanto lo circonda e gli appartiene, possa sentirsene responsabile e portato a prendersene cura. AMICHE DEL VERDE vuole essere anche un momento di incontro, di riflessione e di capacità progettuale su temi urgenti quali sostenibilità, verde urbano, paesaggio.
In queste importanti occasioni, sarà divulgato un abecedario per l’utilizzo del verde pubblico e privato, con particolare attenzione alla città di Milano. Una piccola ma preziosa pubblicazione, che illustra diritti e doveri del cittadino, verso una città sempre più accogliente e sostenibile.
Una serie di attività dedicate all’argomento, si volgeranno nel weekend 14-15 Maggio presso il Giardino segreto del Terraggio, organizzate e curate da Green Island e 5Vie Art&Design.
Per saperne di più leggi il comunicato stampa
Dopo vent’anni (Firenze 1996 http://pietroporcinai.it/uploads/articles/Il%20Congresso%20dell%20IFLA%20a%20Firenze.pdf) si è tenuta a Torino dal 20 al 22 aprile la 53 edizione del congresso mondiale di Architettura del paesaggio IFLA 2016.
Tre giornate molto fitte e impegnative con sessioni plenarie, extended speeches, video session, forum e altro ancora su 4 filoni tematici “Sharing landscapes”; “Connected landscapes”; “Layered landscapes; “Inspiring landscapes”. Non facilissimo da decodificare e tanto meno da scegliere, il programma ha sicuramente richiesto un grande sforzo organizzativo e ha attirato un pubblico molto vasto con significative presenze di paesaggisti ed esperti di tutto il mondo (oltre 1000). Detto questo a mio avviso il congresso è stato troppo lungo (meglio un giorno e mezzo), spesso le sessioni laterali ospitavano comunicazioni molto brevi e su temi molto eterogenei e non sempre era chiara l’appartenenza ad uno dei 4 filoni tematici. Sicuramente da seguire le relazioni di maggiore respiro ospitate nella plenaria.
Un piccolo appunto: è possibile che non si sia riusciti a coinvolgere, tra i tanti, alcuni paesaggisti per creare un allestimento vegetale sia all’ingresso che sul palco degno dell’evento? Evito di mettere le foto degli allestimenti perchè davvero modeste e non all’altezza della situazione. Come non all’altezza della situazione il lunch che non ha fatto onore alla cucina italiana e che doveva essere consumato in mezzo alle macchine del parcheggio. Dico questo perchè è un peccato, dopo tanti straordinari sforzi organizzativi, cadere su aspetti che non sono poi così secondari.
Il congresso si è chiuso con la presentazione del Manifesto del Paesaggio, un documento presentato nella cerimonia finale che rappresenta una vera e propria chiamata per tutta la filiera del verde e non solo: parole d’ordine sono fare sistema, divulgare il paesaggio e diffonderne la conoscenza e la cultura. Il documento intende il paesaggio come bene da tutelare e accompagnare nelle sue fasi di trasformazione, per aumentarne la
fruibilità e farlo diventare, a tutti gli effetti, un patrimonio condiviso. Lanciato in coincidenza con la Giornata Mondiale della Terra, il documento è aperto a chiunque voglia sottoscriverlo: non solo i professionisti del paesaggio ma anche gli operatori della filiera del verde e tutti coloro che desiderano appoggiare il progetto. Il Manifesto nei prossimi giorni sarà disponibile sul web sul sito di AIAPP (www.aiapp.net).
https://www.giardininviaggio.it/giardininviaggio/wp-content/uploads/2016/04/ITA_Manifesto_IFLA-2016_22_04_16.pdf.
Inoltre è stato assegnato il premio Sir Geoffrey Jellicoe, conferito ogni anno a un architetto del paesaggio vivente i cui lavori abbiano avuto un impatto decisivo sul benessere della società e dell’ambiente. Il riconoscimento è andato al tedesco Peter Latz, autore tra l’altro del Parco Dora di Torino.
Alla Città rimarranno anche in eredità i progetti pensati dai ragazzi protagonisti del concorso Charrette, una competizione che ha visto dieci squadre di giovani architetti provenienti da altrettanti Paesi confrontarsi sul progetto di paesaggio della zona Bertolla. Vincitore è stato il team italiano dell’Università La Sapienza, al secondo posto la squadra brasiliana e al terzo un altro gruppo italiano.
Qui di seguito alcuni brevi accenni ai contributi che a mio avviso sono stati piùsignificativi.
Carlo Petrini, L’importanza della bellezza
Un intervento appassionato e molto importante nel suo appello a unire produzione del cibo e paesaggio in una visione olistica del pensiero. La situazione della biodiverità a livello mondiale è disperata: negli ultimi 100 anni si è perso il 75% della biodiversità animale e vegetale! Due i fenomeni più rilevanti: 1) nel 2008 per la prima volta nella storia la popolazione urbana ha superato quella delle campagne; 2) oggi non è più sostenibile il commercio mondiale di derrate alimentari per l’emissione di CO2. La schizofrenia riguarda la crescita delle città e la crescita dell’esigenza di un’economia locale di produzione di cibo.
Occorre superare la dicotomia tra spazio ornamentale e spazio produttivo ricordando come questi due elementi fossero uniti sia nell’Hortus romano che nella tradizione araba.
In realtà la produzione di cibo va considerata un’attività intellettuale, non solo materiale: se si lavora con la terra il contadino deve conoscere la natura del terreno e la disponibilità di acqua. In questo senso portare gli orti nelle scuole diventa un atto di civiltà!
Quindi il suo messaggio forte è la necessità di superare la divisione “razzista” tra ornamento e coltivazione, fra produzione ed estetica (Gli studenti di filosofia a Princeton coltivano l’orto!). La bellezza è sintesi delle qualità esteriori e di quelle intrinseche (bello è diminutivo di buono in latino e nella lingua ebraica non vi è distinzione tra bello e buono).
Per mantenere la bellezza occorono due condizioni:
1) mantenere la diversità, il nostro bene più prezioso da consegnare alle future generazioni in qualunque ambito che sia vegetale, animale, culturale, religioso, linguistico, del pensiero e del colore della pelle
2)per fare le cose belle occorre congiungere agricoltura e città.
Jordi Bellmunt, “New ways for contemporary landscapes”
Nel suo intervento, alla luce della lunga esperienza maturata in un ventennio di Premio Rosa Barba, J.B. individua 10 temi chiave
1. Paesaggio e figura: architettura e natura, artificiale verso il naturale. Tra gli esempi il progetto Cardada di P. Burgi a Locarno
2. Geometria e sentimento
3. Paesagi del limite: la complessità dei limti urbani e la loro relazione con la natura
4. Paesaggi per leggere paesaggi. Passeggiare e piacere, cultura e sport, un paesaggio dinamico dal quale osservare altri paesaggi
5. Paesaggio ecologico
6. Solo con la natura: il disegno del paesaggio che trae forza dalla natura
7. Nuove tecnologie: nuovi paesaggi creati da input tecnologici
8 Tursimo e paesaggio
9 Paesaggi disegnati: una nuova generazione di mappature del paesaggio
10 Paesaggio sociale: un paesaggio per te
Udo Weilacher, “Revisiting structuralism”
Una relazione molto concettuale, difficile da sintetizzare che sarebbe bello poter leggere integralmente.
Il paesaggio non deve diventare un museo essendo un complesso organismo vivente, che deve continuamente cambiare per restare vivo senza però perdere la sua integrità strutturale. Il paesaggio è una rete complessa di strutture e non può essere pianificato in settori distinti.
Alcuni principi importanti da rispettare: 1) rispetto degli archetipi Es Memoriale di Diana di Gustafson; 2) evitare il funzionalismo allo stato puro; 3) accettare isocronia (altrettanto valide le strutture storiche e contemporanee) Es High Line; 4) creare spazi polivalenti; 5) enfatizzare la comunicazione come fattore principale
Kongjian Yu (Turenscape), ” Invisible connections and deep forms”
Forse l’intervento più interessante soprattutto perchè ci mostra la grande capacità della Cina di recuperare le ferite inferte ai propri paesaggi inventando nuovi paesaggi sostenibili. Che il futuro sia davvero in Oriente?
Noi siamo profondamente disconnessi dalle comunità alle quali apparteniamo e pur avendo costruito un mondo connesso ci troviamo di fronte a connessioni false: la matrice del paesaggio e i suoi processi invisibili sono frammentati e disconnessi come non mai. I veri cicli del’acqua, dei nutrienti, del cibo, dell’energia, delle specie e delle persone sono disconnessi oppure rotti. (chilometri di condutture per trasportare l’acqua per approvigionare Pechino mentre moltitudini di camion trasportano pesticidi per produrre cibo!).
Abbiamo bisogno di infrastrutture ecologiche che ci consentano di riconnettere i processi e i cicli invisibili. Con riferimento al problema dell’acqua K.Y. fa alcuni esempi di strategie per la creazione di infrastrutture verdi: trattenere l’acqua alla fonte (quindi dalla pioggia non dal fiume), rallentare i processi (imparando dai contadini): l’acqua pulita è generatrice di servizi; non agire contro ma adattarsi (ad esempio alle periodiche inondazioni senza cementificare con dighe); ricollegare la gente con la natura.
Attraverso l’illustrazione di alcuni casi molto interessanti il paesaggista cinese illustra soluzioni simbiotiche ed ecologiche: Quzhou Luming Park, Liupanshui Wetland Park, Yichang Yunhe Park (i progetti si possono vedere sul sito http://www.turenscape.com/english/
Naturalmente molti altri interventi sono stati interessanti come quello di P. Laureano, H. Bava e di C. Dobrick (West 8)…
Si chiama 25 Verde ed è un complesso residenziale a Torino, che occupa quasi un isolato non lontano dal Parco del Valentino. L’ opera dell’architetto Luciano Pia è un esempio a mio avviso davvero molto interessante di verde urbano verticale che riesce a coniugare estetica, botanica e sostenibilità ambientale. Una scenografia molto movimentata e lussureggiante, in forme libere, naturali, anche se in realtà estremamente studiate e progettate.
Il colpo d’occhio è davvero stupefacente per la ricchezza di vegetazione (sia arborea che arbustiva, rampicante e ricadente) per l’uso e la forma dei materiali (acciaio corten per gli enormi contenitori, per i pilastri a forma di albero, vetro nelle finestre e nei serramenti e legno) e per la mutevolezza delle terrazze sia di piano in piano che lungo le facciate.
L’edificio ritaglia al centro dell’isolato un patio chiuso all’interno con vasche d’acqua e vegetazione (arborea e arbustiva) che richiama l’ambiente di un bosco.
Gestione energetica e sistemi di recupero dell’acqua piovana che consentono la gestione autonoma del verde.
Quello che mi ha colpito è la differenza di notorietà tra il tanto premiato e osannato Bosco verticale di Boeri a Milano e questo progetto precedente di cui si è sentito parlare troppo poco: il potere della comunicazione!!!
Qualche dato tecnico: 63 unità abitative di dimensioni differenti, per un totale di 7500 mq di superficie residenziale e 4000 mq di aree aperte. Verde di medio e alto fusto piantato in 140 elementi di diametri compresi tra 2 e 4 metri; 1200 mq di verde sul tetto piano dell’edificio dove sono ospitati 150 alberi in uno spessore di terra di 1 metro.
Progettazione 2007, realizzazione 2012
Progetto e direzione lavori Luciano Pia; Progettisti del paesaggio Linee verdi (Stefania Naretto e Chiara Otella); Committente Gruppo Corazza; Materiali vegetali Vivai Reviplant
Indirizzo via Chiabrera 25, Torino
Per ulteriori approfondimenti vedere
http://www.architetto.info/news/progettazione/la-casa-tra-gli-alberi-di-luciano-pia-a-torino/
Avevo visitato i giardini di Venaria alcuni anni fa appena dopo la loro realizzazione. Ero curiosa di rivederli e soprattutto di verificare lo stato dei famosi Potager Royal di cui spesso Mimma Pallavicini aveva criticato lo stato di manutenzione. La cosa a mio avviso scandalosa è che il visitatore ha una piantina dei giardini dove sono indicate in diversi punti le aiuole dei famosi Potager che in realtà non ci sono quasi più: al loro posto i segni dei quadrati che ospitavano le aiuole, brandelli di tessuto non tessuto, pezzi di tubi di irrigazione. Il deserto dei tartari, tranne una piccola area dove sono rimaste alcune aiuole apparentemente ancora curate.
Mi domando che senso abbia far circolare ancora (e penso ai visitatori stranieri, che vergogna!) una planimetria che evidenzia delle zone che sarebbe meglio dimenticare. Perchè non ristampare almeno la piantina e indicare le zone come in corso di ristrutturazione.
Per il resto sono potenti gli assi visuali dei giardini, il complesso architettonico è stupendo. Restano alcune perplessità per alcune scelte di “restauro” come il laghetto dei cigni con i cosiddetti resti del Tempio di Diana, oppure le luci colorate dei getti d’acqua della fontana del cervo (davvero pacchiane) e infine per lo stato della manutenzione generale. Ad esempio perchè ostinarsi a piantare nei parterre le piante del vetro in una arlecchinata di colori quando non si è in grado di gestire la manutenzione corrente?
Anche quest’anno sono riuscita a fare qualche giro nel fuori salone. Ecco alcune immagini catturate qui e là per Milano.
Ecco ancora Elvira Imbellone che mi ha mandato un piccolo resoconto con immagini di una bella manifestazione a Roma
Per il secondo anno consecutivo all’Orto Botanico di Roma dall’8 al 10 aprile è stato festeggiato l’Hanami (lett. guadare i fiori), la manifestazione giapponese che celebra la bellezza dei ciliegi in fiore. Il giardino giapponese, opera del maestro Ken Nakajima, autore anche del giardino dell’Istituto Giapponese di Cultura a Roma, era al massimo della sua fioritura. Posizionato nella parte alta dell’Orto Botanico, quasi sulla sommità del Gianicolo, offre da questo punto, incorniciata dalle fioriture, una vista splendida della città, che è parte del giardino stesso secondo il concetto giapponese del shakkei (il paesaggio preso a prestito). Sugli alberi in fiore erano appesi i Tanzaku, volantini recanti haiku (brevi componimenti poetici) dedicati ai fiori di ciliegio, decorati con carte tradizionali giapponesi. Locandina
Nella stessa manifestazione, a cui ha partecipato l’Ambasciatore del paese nipponico, era inserita anche la mostra di Ikebana Shizenbi – la bellezza della natura.
Seguono alcune immagini.