Dopo quasi tre mesi sono tornata al mio giardino di Laveno e l’ho ritrovato splendente di fioriture, rigoglioso e in ottima salute. Forse stare da solo senza l’intralcio umano gli ha fatto bene. Pare che questa stagione abbia regalato giardini in ottima salute e con fioriture mai così abbondanti, forse complice il clima prima prematuramente caldo e poi piovoso. Chi lo può dire? I misteri e i miracoli della natura.
Ecco alcune immagini
Verso sera con una luce così bella e suggestiva
Fiore di rosa Francois Juranville
Il mio piccolo sottobosco
Hydrangea serrata ‘Stellata’
Anche quest’anno è tornata spontanea Perilla fruticosa
Hydrangea arborescens ‘Invincibelle’ sta così bene accostata alle spighe bianche di Lespedeza ‘Havalanche’ che fiorisce cosi’ prematuramente (di solito a settembre!)
Per la prima volta quest’anno ha fiorito Libertia chilensis
Anche Podophyllum ‘Spotty Dotty’ al suo meglio
Rosa Belle portugaise sul cancello che dà sul bosco
Accanto al piccolo sentiero nel bosco i fiori blu di Campanula poscharskiana si sposano con le foglie di Persicaria ‘Painter’s palette’
Anche la rambler Seagull è esplosa questa primavera!
passo in rassegna alcune felci della Nuova Zelanda.
Chyatea dealbata, felce arborea. Si identifica facilmente per la tonalità bianco argentata della pagine inferiore delle fronde. Alta fino a 10 metri nelle foreste montane in tutta la Nuova Zelanda.
La più alta e nobile delle felci arboree neozelandesi. Riconoscibile per la statura e per la corona delle fronde. Dal livello del mare fino a 600 metri di altitudine.
Dicksonia fibrosa, riconoscibile per il tronco spesso e robusto ricoperto da radici fibrose. Dal livello del mare fino a 700 metri.
Dicksonia squarrosa, la specie più diffusa nelle aree delle foreste in tutto il paese. Si distingue per il tronco sottile e scuro. Alta fino a 7 metri.
Doodia australis, soprattutto nell’isola del nord. Si distingue per le fronde rigide e per il colore rossastro delle giovani fronde.
Lastreopsis velutina (Velvet fern), si distingue per la tessitura soffice e vellutata delle fronde.
Microsorum pustulatum, una felce che si trova in differenti habitat con forme variabili delle fronde, in terreni secchi.
Pteridium esclulentum, quasi invadente per via dei rizomi che si espandono a grandi distanze. Ha fronde rigide, triangolari e può crescere fino a 4 metri di altezza.
Sticherus cunninghamii, con fronde disposte molto regolarmente a forma di ombrella.
Sul sito del Chelsea Flower show – nelle date che erano previste per la manifestazione reale, cioè dal 18 al 23 maggio – potete accedere alla versione virtuale della grande manifestazione londinese.
Cosa si troverà? Un ricco programma giornaliero.
Video tours dai giardini dei famosi designer e garden designer vincitori di medagli d’oro alle passate edizioni o tour virtuali nei parchi di Londra. E ancora consigli di giardinaggio e presentazioni di nuove specie e varietà di piante.
Il Virtual Chelsea sarà anche in onda sulla BBC con il famoso giornalista e scrittore Monty Don
Vi consiglio di accedere al canale youtube di Garden Master Class per poter vedere ed ascoltare le video lezioni organizzate durante il periodo della pandemia da Noel Kingsbury e Annie Guilfoyle.
Una trentina di interessanti video che spaziano da Great Dixter raccontato dal suo curatore Fergus Garret, a Tom Stuart Smith che ci racconta il suo giardino, alle conversazioni tra Noel Kingsbury e Nigel Dunnet a Tom Brown che racconta i bellissimi West Deans gardens, fino a Mauro Crescini di Valfredda.
Davvero spettacolari i prati fioriti del parco milanese Biblioteca degli alberi: sono superfici molto estese (più di 8000 mq) e in questo momento – in coincidenza con la riapertura dei parchi – sembrano dei quadri di impressionisti. L’effetto così bello è dovuto alla grande varietà di specie tipiche delle nostre praterie di campagna, non solo annuali e biennali ma anche perenni.
Per avere una lista delle specie utilizzate andate al link https://bam.milano.it/the-park/collezione-botanica/
Prati fioriti BAM
Prati fioriti BAM
Per facilitare il distanziamento sociale sono stati disegnati nei prati destinati ai visitatori dei cerchi con lo spray che sembrano voluti motivi di land art!
BAM: i cerchi nei prati
Approfittando della bella giornata e della nuova riapertura dei parchi sono andata a visitare il nuovissimo parco Cascina Merlata nel nuovo quarture UpTown che sorge di fronte all’omonima cascina e si estende fino all’area Expo: circa 10 Km di percorsi ciclo-pedonali, aree gioco e zone per cani. Il parco è stato progettato dai paesaggisti Giovanna Longhi e Franco Giorgetti e realizzato da Peverelli.
A ricordo del passato agricolo della zona è stato costruito un canale d’acqua con piante palustri, mentre il centro del parco è lasciato ad una vasta distesa di prato.
Tra le specie utilizzate molti Cotinus coggygria ‘Royal purple’, Cytisus ‘Zeelandia’, Spartium junceum, dalla bella fioritura gialla, Lavandula angustifolia. Tra gli alberi – concentrati lungo il perimetro- salici, frassini, querce, robinie, celtis e tra quelle esotiche liquidambar, Koelreuteria, gleditzia. Sul numero di maggio di Gardenia un bel servizio firmato da Cinzia Toti.
Planimetria del Parco di Cascina Merlata
Uno dei percorsi interni del Parco di Cascina Merlata
Nelle pozze d’acqua alcuni aironi
Il grande prato centrale. Parco Cascina Merlata
Lungo il canale d’acqua con piante palustri. Parco Cascina Merlata
Del libro, appena pubblicato, mi è piaciuto molto, come peraltro anche nel giardino, l’equilibrio tra desiderio di naturalezza (il boschetto dei noccioli e il piacere, così ben descritto, di calpestare le foglie come ci capita nei sottoboschi) e la ricerca continua di un dialogo con i grandi temi dell’arte e della storia dei giardini. I riferimenti ‘colti’ non sono mai voluti ma sempre autentici come il richiamo alla porta di Micene per descrivere il passaggio triangolare formato dai rami nel viale dei noccioli. Sempre in questo punto del giardino la costruzione del doppio filare di noccioli è stata pensata rievocando gli spazi coperti di verzura.
Ne emerge un autentico amore per la natura, i cicli delle stagioni, le tante piccole suggestioni colte osservando il giardino nelle diverse pre del giorno e nel contempo il desiderio di disegnare momenti o luoghi di artificio che, però, non sono mai fuori contesto, ma che possomo dialogare con il paesaggio.
Ho trovato piacevole nel libro l’altalenarsi tra i ricordi poetici dell’infanzia e i richiami più colti ed elaborati alla storia del giardino e alla propria competenza di architetto capace di dare ordine allo spazio. “Nel momento in cui si progetta un giardino con razionalità” ci racconta l’autore “si crea una certa distribuzione degli spazi, si immagina quale suggestione potranno creare, si decide quali specie di piante mettere, si pensa che dopo la galleria vegetale ombrosa ci debba essere la luce e un piccolo specchio d’acqua che ricorda, per un verso, certi giardini borghesi e per l’altro il gorgoglio dell’acqua di certe pozze naturali. Ma il nostro inconscio va a ritroso e ricorda le passeggiate furtive nel bosco-giardino, con lo slargo di luce e l’acqua, rammenta poi il sentiero che prosegue oltre, proprio come avviene qui.”
Quando Giorgio Perino ci racconta della sua difficoltà a stare tranquillo a leggere negli spazi per questo pensati nel suo giardino, mi riconosco in pieno e credo che molti lettori giardinieri si possano identificare. “Mi sembrava il posto ideale per leggere, ma non è stato così e dopo alcuni tentativi ho rinunciato: appena aprivo un libro mi accorgevo di quanti lavori ci fossero ancora da fare lì intorno; chiudevo il libro e mi mettevo all’opera”.
La sapienza dell’architetto emerge nel capitolo dedicato alla prospettiva che ci racconta, ad esempio, come è stato progettato il viale dei noccioli che farlo apparire più lungo del reale oppure come è stato realizzata la frana dei bossi, collocati disassati lungo un pendio.
E’ sempre rischioso parlare dei propri giardini, si finisce spesso per raccontare cose che per il lettore risultano poco interessanti anche per la sua difficoltà ad immaginare quello che l’autore conosce così bene e che ha quotidinamente sotto i propri occhi.
Questo è un rischio che l’autore ha saputo evitare completamente riuscendo ad ideare una narrazione che ha il potere di restituirci i tanti aspetti del processo creativo, le tante fonti di ispirazioni e a farci capire quanto sia difficile ma anche affascinante e originale questo percorso, che, in un certo senso, non ha mai fine.
In appendice al libro una serie di bellissimi schizzi progettuali delle diverse parti del giardino.