Dan Pearson con Midori Shintani, Tokachi Millennium Forest. Pioneering a new way of gardening with nature, Filbert Press, 2020, 145 pp.
Già nel sottotitolo gli autori vogliono giustamente sottolineare l’approccio ecologico e naturalistico che ha contraddistinto questo straordinario progetto commissionato al paesaggista inglese da un imprenditore giapponese che anni fa acquistò circa 240 ettari nell’Hokkaido, l’isola più a nord del Giappone, per educare le generazioni future ad un nuovo rapporto con la natura.
Millennium perché il progetto, di lungo respiro, si propone di essere sostenibile per mille anni! Ed è iniziato circa 20 anni fa quando Dan Pearson è stato chiamato da Mitsushige Hayashi a disegnare un progetto su gran parte dell’area paesaggistica che era costituita in parte da boschi di betulla bianca, quercia e magnolia e in buona parte era stata disboscata.
Dan Pearson, nell’illustrare l’idea che lo ha ispirato, afferma in primo luogo che da sempre è stato affascinato dall’approccio giapponese ai giardini, per l’ordine, la riverenza verso la natura e l’intima osservazione di essa e dal senso estetico wabi sabi, capace di individuare la bellezza nell’imperfezione e di accettare i cicli naturali di crescita, decadenza e morte.
Il primo progetto affrontato nel parco è stato Earth garden, uno spazio pianeggiante che è stato trasformato in grandi onde di prato, il secondo Meadow garden, un giardino naturalistico composto da arbusti ornamentali e circa 35mila piante perenni, fondato su comunità di piante capaci di coesistere tra loro.
Così Fergus Garrett commenta il progetto del Millennium Forest nell’introduzione del libro “Nei mie occhi è il più complesso, ricco e dinamico progetto che io abbia mai visto”.
Oltre ad essere un bellissimo libro – raffinato e illustrato da stupende immagini, il libro ci insegna anche molto dal punto di vista botanico e del plant design: molto interessante a questo proposito il capitolo dedicato all’illustrazione delle piante del Meadow garden e alle appendici in cui sono dettaglitamente descritti i plant mixes.
12 novembre ore 18.30 La natura è una madre In dialogo con la drammaturga americana, conosciuta come Eve Ensler, fra femminismo, ambientalismo e la lettura della sua straordinaria Letter of Apology to Mother Earth.
12 novembre ore 19 Progettare il museo dell’umanità Telmo Pievani dialoga con il paleoantropologo che ha predetto l’arrivo della sesta estinzione di massa, oggi impegnato in Kenya al progetto del Museo dell’Umanità.
12 novembre ore 20 Credere al climate change Con Jonathan Safran Foer e Oliviero Ponte di Pino
12 novembre ore 21 Nel mondo dei virus Con David Quammen
13 novembre ore 14 Comprendere il virus Con Ilaria Capua e Federica Furino
14 novembre ore 12 Al funerale dei ghiacciai.con Francesco Guglieri e Andri Snaer Magnason L’Okjökull, un ghiacciaio che da tempi immemorabili si ergeva su quasi venti chilometri quadrati di suolo islandese, oggi è una misera striscia di ghiaccio inerte, e si prospetta che nei prossimi duecento anni anche tutti gli altri ghiacciai dell’isola saranno in queste stesse condizioni.
14 novembre ore 15 Che genere di pianta sei? Storie e letture nei sentieri dell’orto botanico di Brera
14 novembre ore 20 Vivere nel mondo dell’imprevedibile Benvenuti nell’Extremistan, dove le nostre vite saranno sempre più sconvolte da eventi rari, imprevedibili e ad alto impatto. A meno di non attrezzarsi. In dialogo con Massimo Sideri, editorialista del Corriere della Sera e responsabile del Corriere Innovazione.
14 novembre ore 21 Diario di un giovane naturalista Con Dara McAnulty e Luca Mercalli
15 novembre ore 11 L’enigma della natura Con Joel Dicker e Anais Ginori
Anemoni giapponesi e amaranto, Vivaio Coccetti Lisanza
A inizio ottobre il vivaio Coccetti di Lisanza ha aperto le porte del vivaio a Central park, La Montà, Nifantani e alla Libreria della natura. Una bella occasione per scoprire piante interessanti soprattutto per le foglie insolite .
ALSTROEMERIA ROCK’N ROLL COCCETTI MOSTRA PIANTE LISANZA
ASTELIA-CHATHAMICA-SILVER-SHADOW-CENTRAL-PARK-MOSTRA-PIANTE-LISANZA: una meravigliosa pianta neozelandese
Paesaggi del Delta del Po. Foto di Flavia de Petri
L’autunno è la mia stagione preferita per quello straordinario passaggio che vede scolorire le tonalità forti dell’estate e il mutare delle tonalità delle foglie. La luce si fa meno brillante con colori più ambrati, ma a me piacciono anche le giornate brumose.
I primi colori dell’autunno. Foto di Flavia de Petri
La balza delle graminacee nel mio giardino a Laveno
Le intrepide cosmee sulfuree in dialogo con gli astri nel mio giardino a Laveno
Muhlenbergia capillaris ha una delle tonalità più incredibili nel periodo autunnale. Giardino di Laveno
Cominciano le fioriture delle camelie invernali. La prima a fiorire è quella bianca. Giardino di Laveno
Le foglie dell’acero dialogano con quelle della vite americana. Giardino di Laveno
Il meraviglioso angolo delle graminacee nel giardino di Maria Grazia Campagnani
Giardino di Maria Grazie Campagnani: in primo piano Ceratostigma willmottiana
Giardino di Maria Grazia Campagnani a fine giornata
Giardino di Maria Grazia Campagnani: bel contrasto fra foglie argento e i colori accesi dei sedum
Domenica 25 ottobre ho assistito allo streaming dal teatro di Reggio Emilia della conferenza ‘La pianta del mondo’ con Stefano Mancuso e Daniel Lumera, docente e ricercatore.
Nonostante abbia seguito nel corso degli ultimi anni a molte conferenze di Mancuso, devo dire che ogni volta imparo qualcosa di nuovo.
Vi propongo qui di seguito una sintesi di quanto ci ha raccontato Stefano Mancuso.
Strategie a confronto
Quello delle piante – che in termini di biomassa rappresentano l’85% del totale confrontato con lo 0,3% del mondo animale – è un modello completamente diverso dal nostro. Gli uomini e gli animali hanno scelto il movimento per predare e difendersi dai predatori mentre le piante hanno scelto di stare ferme utilizzando l’energia solare.
Cosa possiamo imparare dalle piante?
In primo luogo come utilizzare l’energia; in secondo luogo come evitare il consumo delle risorse. Le piante non consumano più risorse di quelle fornite dall’ambiente e in mancanza di risorse la loro strategia è quella di miniaturizzarsi. Noi umani facciamo esattamente l’opposto: consumiamo sempre più risorse e prendiamo le risorse dalle generazioni future. E questo è un comportamento non solo contrario a qualunque principio etico ma anche ad ogni visione evoluzionistica e biologica.
Distruzione dei terreni fertili Milioni di terreni fertili vengono persi per sempre ogni anno a causa dei consumi di noi occidentali. Un esempio è quello dei gamberetti cocktail: una multinazionale inglese spinge con il ricatto economico gli agricoltori di Laos, Thailandia e Indonesia ad abbandonare la coltivazione di riso a favore dell’allevamento dei gamberetti con il risultato che l’acqua marina rende per sempre sterili terreni prima fertili.
D’altra parte il riscaldamento globale provoca nel Sud Sahel – con un aumento di mezzo grado della temperatura – lo spostamento dei limiti di coltivazione di 100 km.
Il nostro stile di vita è ormai incompatibile con questo pianeta.
Soluzioni per combattere il riscaldamento globale Due soluzioni pratiche, semplici ed economiche:
1. Piantare alberi. Secondo uno studio pubblicato di recente su Science se piantassimo 1000 miliardi ai alberi potremmo tornare alla quantità di anidride carbonica del periodo preindustriale.
Le città devono diventare completamente verdi superando il modello tradizionale architettonico basato sulle piazze e i monumenti. Le difficoltà sono, più che tecniche, culturali.
2. Combattere lo spreco alimentare che a livello mondiale è di circa l’80% e quasi la metà avviene in casa. L’agricoltura industriale, tutta basata sulla chimica, è responsabile del 40% di produzione di anidride carbonica. Tutto il cibo prodotto è frutto di questo modello produttivo che considera le piante un mezzo di produzione e il terreno un semplice supporto con la conseguenza di una progressiva sterilizzazione dei suoli e del crescente inquinamento. Si è abbandonata – con l’avvento della chimica negli anni ’60 – la capacità di far fruttare i terreni senza ridurne la fertilità.
Libri di Stefano Mancuso
La pianta del mondo. Laterza, 2020
La nazione delle piante. Laterza, 2019
L’incredibile viaggio delle piante, Laterza 2018
Plant revolution, Giunti 2017
Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale. Giunti, 2015
Uomini che amano le piante. Storie di scienziati del mondo vegetale. Giunti 2014
Sabato 24 ottobre apre al pubblico la mostra Cappadocia. Il paesaggio nel grembo della roccia, a cura di Patrizia Boschiero e Luigi Latini, dedicata al luogo designato dalla XXXI edizione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino: Güllüdere e Kızılçukur: la Valle delle Rose e la Valle Rossa in Cappadocia, due valli contigue scavate nella roccia vulcanica, memoria di un’antica civiltà dell’abitare. Durata fino al 10 gennaio 2021
Dal 23 ottobre al 21 novembre ciclo di seminari di Legambiente sul verde come alleato nella cura delle comunità urbane. Alle 17.30 Per info vedi Vitamina Natura programma seminari-1
20 e 24 ottobre ore 10 Italia nostra organizza Quattro passi nella natura della Campagnetta. Per info locandina-passeggiata_ottobre-2020
Alveari urbani partecipa a due eventi GIOVEDì 15 Ottobre, ore 21.30: Cinema Beltrade Milano, presentazione speciale in apertura del pluripremiato film ‘HONEYLAND’
INFO: https://www.facebook.com/events/2627562924161338/ SABATO 17 Ottobre, ore 15.00:Sala Multifunzionale Viadana (MN), Convegno: ‘Le Api, conoscerle per difenderle’, in collaborazione con Slow food.
Il 15 settembre è mancato Michaeljon Ashworth, un carissimo amico e un grande ‘garden guru’ come scherzosamente amava definirsi. I funerali si svolgeranno a Manchester in forma intima il prossimo 9 ottobre.
Personalità poliedrica, MJ, di grande cultura, storico dei giardini e finissimo botanico. Umanamente una persona molto sensibile e con un umorismo straordinario, capace di essere allegro e vitale ma sempre con un fondo di tristezza, credo. Adorava l’Italia, dove aveva vissuto e lavorato per alcuni anni. Per questo parlava perfettamente l’italiano conoscendone tutte le sfumature, ma era così piacevole ascoltarlo parlare il suo meraviglioso inglese colto.
Con Silvia Ghirelli, la sua più grande amica, abbiamo pensato di raccontarlo brevemente dedicando questo breve scritto a tutti coloro che lo hanno conosciuto e per farlo conoscere a chi non lo ha incontrato.
Comincio io e poi passerò la parola a Silvia.
Ho conosciuto Michalejon nel 2002 durante il mio primo viaggio alla scoperta dei giardini inglesi in uno dei tanti tour organizzati dalla Manchester Language School diretta da Bill e Judith Godfrey, dei quali MJ era la guida scientifica.
Bill così lo ricorda “Everything about MJ was big: his knowledge, his life experience, his generosity, his sense of humour, his friendship and of course the man himself. In the words of our brother in law ‘ He will leave a big space in the corner of the room”.
Una guida davvero eccezionale che ti insegnava a ‘leggere’ i giardini e che ti raccontava quasi ogni pianta che vi si incontrava (e le sapeva identificare tutte). Quante volte negli anni gli inviavo fotografie di una pianta di cui non conoscevo il nome e lui mi rispondeva prontamente non solo indicandomi il nome di genere/specie/varietà ma anche descrivendone puntualmente ogni caratteristica.
Da quel primo viaggio alla scoperta di alcuni straordinari historical gardens siamo diventati amici, l’ho incontrato in tanti altri viaggi e lui è venuto varie volte a trovarmi nella nostra casa a Laveno.
Mj nel nostro giardino mentre fa piccole talee
Prima della visita giornaliera ai giardini previsti nel programma teneva sempre un breve speech per darci alcuni sintetici ma profondi strumenti di lettura.
Riguardando i miei appunti ritrovo questa distinzione delle tipologie di giardini che MJ ci proponeva. ‘Walk gardens’, come Biddulph Grange, ‘you must move in order to appreciate it; you must follow a particular root in order to understand the concept of the garden’. ‘View gardens’, gardens for the eyes, as a carpet, to view from the house ‘Room gardens’, dei quali il più iconico resta Sissinghurst
‘Every garden could be a combination ot the three models’
Ecco uno dei tanti schemi che disegnava per spiegarci come si può analizzare un giardino
MJ ci diceva che non bisognerebbe mai guardare delle foto di un giardino prima di visitarlo perché la visita di un giardino è una esperienza da vivere direttamente. Come è vero in un periodo di proliferazione quasi insopportabile di immagini!
Con MJ ho potuto visitare lo straordinario giardino di Charles Jencks in Scozia, che così veniva raccontato con le sue parole ‘Visiting this garden is an extraordinary experience. It’s a landscape of twists, folds and waves of energy. It speaks in terms of complexity, science, chaos theory as well as the traditional gardens of China (a special interest of Jenck’s late wife, Maggie). All the senses are stimulated to the highest level of thought and contemplation’.
Michaeljon nel giardino di Jencks a sinistra Bill Godfrey e a destra Clare Littlewood
Michalejon e Silvia Ghirelli erano legati da una amicizia profonda, quasi un rapporto fraterno. Mi racconta Silvia che ogni inizio e fine di giornata erano accompagnati da un messaggio di Mj, di saluti, piccoli pensieri e giochi di parole.
Silvia e MJ ad una lezione di acquerello durante un viaggio
Ma ora lascio la parola a Silvia che ci racconta ciò che lui ha rappresentato per lei, sia come amico che come maestro.
‘MJ era una persona autentica, estremamente sincera, colta e ricca di ironia.
La prima cosa che ho appreso da MJ è stata la capacità di guardare i giardini (e con lui pensate che ne ho visitati oltre 100!). Prima, ogni volta che visitavo un nuovo giardino, scattavo tante fotografie in modo un pò compulsivo, poi, a poco a poco, da lui ho imparato a guardare con i miei occhi senza filtri e non solo attraverso l’obiettivo. In questo modo i particolari dei giardini mi sono restati impressi molto di più di prima, è stato come rievocarli con gli occhi della mente.
MJ aveva una straordinaria conoscenza delle piante, tra di noi era come un gioco a chi riconosceva prima una varietà (ma vinceva sempre lui!). Ecco, un altro insegnamento che ho ricevuto da lui è stato proprio lo stimolo a continuare lo studio del mondo vegetale con curiosità e passione.
Mi colpiva la sua felicità ‘come un bambino in un negozio di giocattoli’. Infatti le tante volte che soggiornava da me era sempre intento a sfogliare e a studiare i libri della mia biblioteca di giardini e paesaggi (che oggi conta più di 5000 volumi): così scoprivo, grazie al suo fiuto, delle ‘chicche’ che non avevo notato prima tra i miei tanti libri.
Dell’Italia Michaljon amava tutto, dalla cultura, al paesaggio, alla cucina, ma soprattutto amava profondamente i giardini italiani, dei quali conosceva storie e notizie curiose del tutto sconosciuti ai più.
Un sogno che non ha potuto realizzare era proprio quello di scrivere il suo ‘Decameron dei giardini’ – così amava chiamarlo – un racconto dei 10 giardini da lui preferiti e studiati: da villa Cimbrone a Ravello, alla Gamberaia di Settignano, a villa Lante, alla Foce in val d’Orcia.
La vista dalla finestra della casa di Flavia a Bagni di Lucca
Tre giorni fantastici alla scoperta di piccoli borghi, angoli stupendi di natura selvaggia e giro in bicicletta sulle mura di Lucca: a partire da Bagni di Lucca dove vive la mia cara amica Flavia De Petri che ci ha guidato alla scoperta di tanti luoghi dei dintorni.
Bagni di Lucca: sullo sfondo Villa Ada
Una bella scoperta a Bagni di Lucca, identificata da Eva Boasso come Hydrangea otaksa Monstruosa, per il volume davvero incredibile del fiore
Un’altra bella scoperta di Flavia una mini libreria a Lucignana chiamata ‘Sopra la penna’
Lucignana Libreria sopra la penna
Lucignana
Un luogo incantato che abbiamo visitato alle pendici del Monte Pisano sul versante lucchese è ‘Le parole d’oro’ o ‘Parco del Nottolini’ nel comune di Capannori, un luogo del cuore del FAI. Si trova dopo l’acquedotto Nottolini che qui è interrato per consentire la depurazione delle acque e dove venivano convogliate le acque raccolte dal Monte dalla sorgente Vespasiata. Il luogo si riconosce per un ponticello che riporta una scritta in lettere di ottone che gli abitanti dell’epoca scambiavano per oro. ‘Carlo Ludovico Borbone duce uomo nobilissimo e augusto provvide nell’anno VI del suo ducato a raccogliere le acque da molteplici sorgenti e a portarle più largamente verso gli acquedotti cittadini con movimento eterno’
(Trad. Giuliano e Medea Lazzarini)
Il percorso, incantevole si dipana lungo un corso d’acqua interrato (in questo periodo a causa della siccità secco) tutto circondato da boschi selvaggi e lussureggianti.
Uno scorcio del percoso lungo il canale d’acqua
Le parole d’oro particolare dei canali
Le antiche costruzioni che servivano per il filtraggio delle acque
Quest’anno, al posto del tradizionale convegno di Bergamo, Maestri di paesaggio ha organizzato una serie di webinar con la partecipazione di molti paesaggisti sia italiani che stranieri che nel corso degli anni hanno partecipato in qualità di relatori alla manifestazione.
Io ho seguito due conferenze, dell’11 e del 17 settembre di cui indico di seguito i relatori.
Fergus Garret di Great Dixter ha raccontato gli interessanti cambiamenti nella visione del giardino interpretato come riserva naturale, il sistema di audit della biodiversità condotto con Victoria Williams ha censito la presenza a Great Dixter di oltre 2300 specie, tra api, falene, ragni…Ha poi parlato dei progetti di comunità e della manutenzione ormai del tutto biologica. Il giardino visto come insieme di selvatico e formale. Rainer Schmidt ha presentato molti parchi davvro interessanti e in particolare Killesberg Park a Stoccarda dove ha giocato molto bene con i diversi livelli e ha inserito cuscini di prato che risultano ad una quota inferiore rispetto ai percorsi
Ho trovato molto interessante la sessione dedicata ai contributi dei paesaggisti italiani.
Giulio Senes ha illustrato i progetti di ricerca sulla frequentazione delle aree verdi prima e dopo il Covid, da cui si ricava come sia cresciuta l’esigenza di frequentare parchi e giardini per incontrare le persone. Ha poi presentato, tra gli altri, il recente progetto di Giardino del benessere ad Orzinovi (BS).
Marco Bay sostiene che progettare spazi verdi urbani gli consente una maggiore libertà nell’invenzione di tanti pezzi di natura in presenza di vincoli molteplici. Per un vero cambiamento occorre partire dai bambini introducendo l’insegnamento della botanica nelle scuole: solo così si può acquisire una conoscenza più intima della natura. Molto bello e poetico il cortometraggio ‘Wandering my gardens’ che ha partecipato al Milano Film festival e che racconta, attraverso bellissime immagini, i suoi progetti milanesi da piazza del Duomo fino all’Hangar della Bicocca.
Filippo Pizzoni è del parere che dopo la pandemia sia importante nella progettazione avere più attenzione alle istanze delle persone e come esempio di progetto ha illustrato quello degli orti di Citylife a Milano. Inoltre sempre più persone cercano un maggiore contatto con la natura e rendono più stabile la loro permanenza nelle seconde case. La vita sociale si svolge sempre più all’aperto e per questo la progettazione necessita di avere equipe sempre più interdisciplinari per offrire una maggiore identità ai luoghi. Infine in ambito urbano sono sempre più interessanti i Rain gardens per favorire il drenaggio delle acque piovane in eccesso.
Emanuele Bortolotti ha intitolato il suo intervento ‘Investire in natura nel tessuto urbano’ e ha mostrato moltissimi esempi progettuali di trasformazione di piccoli ambiti spesso derelitti in polmoni verdi: cortili, patii, giardini pensili sopra i garage, tetti verdi, muri trasformati in verde verticale. Ha infine raccontato il progetto di giardino condiviso alla Barona alla quale il suo studio ha dato un prezioso contributo.