Visitando la mostra si tocca davvero con mano quanto il giardino e le piante siano un tema profondamente e direi democraticamente radicato nella cultura inglese. La marea indescrivibile di persone che ad ogni ora del giorno fin dal primo mattino si riversa al Chelsea, dalla signora chic ma meno atteggiata e mondana della tipologia che capita di incontrare nelle mostre nostrane, alla vecchietta che arranca munita di bastone o additittura stampelle, fino alle famigliole eccitate, è una testimonianza vivente di come sia diffuso il piacere e il sapere nel fare giardinaggio.
Detto questo, la mia impressione sugli show gardens di questa edizione è che, nonostante l’eccellente maestria e complessità delle realizzazioni, le scenografie sofisticate e a tratti eccessive abbiano preso il sopravvento sulle idee e anche sulle esigenze più reali che incontra chi vuole farsi un giardino spesso con poche risorse e con problemi ambientali da affrontare. A volte mi è sembrato che l’eccesso di decori, strutture, elementi di arredo abbiano diminuito la coerenza d’insieme di alcune delle proposte e, anche, il piacere di godere di luoghi che diano un senso di armonia e benessere in chi li frequenta. Forse il potere dei grandi sponsor condiziona e non poco la libertà espressiva dei paesaggisti con il risultato di aggiungere anzichè sottrarre e di proporre soluzioni che suscitano più stupore che suggerimenti e suggestioni.
Proprio per questi motivi ho apprezzato di più alcuni progetti più semplici e minimalisti perchè mi sono sembrati rispondere meglio all’esigenza, da un lato di suggerire ai visitatori soluzioni progettuali alle quali più facilmente ispirarsi e, dall’altro, a quella di dare risposte creative ai problemi ambientali che un giardiniere consapevole ha sempre più a cuore.
Qui di seguito una piccola galleria di immagini con brevi commenti dei progetti che mi hanno più colpito sia in positivo che in negativo.
Tra gli show gardens ho trovato molto bello, sia per l’armonia del disegno che soprattutto per la stupenda composizione vegetale, il giardino firmato da Luciano Giubbilei; anche in questo caso però ho trovato ridondante la scultura in forma di tre grandi sassi.
Giardino di Luciano Giubbilei
In fondo una delle 6 Parrotia persica allevata a ceppaia che punteggiano le varie parti del giardino
In primo piano Nectaroscordum siculum in mezzo a una macchia bianca di Anthiscus sylvestris
Deludente a mio parere il giardino di Cleve West che ha conseguito il premio di “best in the show gardens”; il pensiero del progettista – fondere le tracce del passato con il linguaggio contemporaneo – non è riuscito a tradursi in un progetto coeso e armonioso e allora le pesanti colonne scolpite di color grigio scuro mi sembrano stridere con la parete gialla con grosse bocche da cui sgorga l’acqua che evocano un poco le architetture di Barragan. Più riuscito il contrasto fra forme topiarie e vivaci composizioni di perenni.
Giardino di Cleve West sponsorizzato dal Daily Telegraph
Giardino di Cleve West
Di nuovo un elemento fortemente scenografico – una sorta di piattaforma-giardino mobile – concepito come grande attrattiva per il pubblico, stride fortemente con lo stile del giardino sottostante firmato dall’irlandese Diarmuid Gavin, tutto all’insegna delle tonalità del verde – tante masse arbustive in grandi forme topiate – e dell’acqua – in tante vasche di corten.
Giardino di Diarmuid Gavin
Giardino di D. Gavin
Anche il progetto di Bynny Guinness, pluripremiata in diverse edizioni del Chelsea, che presentava il tema del giardino utile e produttivo, difetta di un eccesso di particolari decorativi fino a risultare quasi indigesto, nonostante l’indubbia maestria nel disegno di alcuni particolari e soprattutto delle composizioni vegetali.
Giardino di B. Guinness sponsorizzato dallo sponsor ufficiale M&G Investments
Perfetta nella sua semplicità e nella coerenza d’insieme e, soprattutto, rispondente alle caratteristiche che potrebbe avere un piccolo giardino urbano, la proposta di Adam Frost esplicitamente ispirata alle architetture di Frank Lloyd Wright.
Giardino di A. Frost presentato nella rassegna "Urban gardens"
Particolare di una piccola siepe topiata di bosso con geranium blu e una hosta
Tutto giocato gioiosamente sui temi della sostenibilità e del riciclo dei materiali il progetto di Nigel Dunnet che, ispirandosi alla filosofia di William Robinson (inventore del wild garden), propone per la prima volta al Chelsea un “rain garden”, un giardino cioè tutto basato sul recupero dell’acqua piovana, con molte idee ecologiche e materiali riciclati.
Giardino di N. Dunnett: sullo sfondo la piccola costruzione ricavata da un container per spedizioni marittime
Una delle vasche d'acqua per la raccolta dell'acqua piovana che diventano un bell'elemento della composizione
Poetico, suggestivo e delicato il giardino ideato dal giapponese Ishihara Kazuyuki declinato intorno al tema della rievocazione dei paesaggi della sua infanzia: con tanti piccoli aceri, hosta, pieris, felci e calle; anche qui ho trovato che il piccolo padiglione bianco fosse la parte meno riuscita della composizione.
Particolare del giardino giapponese
Una piccola cascata d'acqua
Infine una delle proposte più fresche di orto ornamentale quella presentata nel padiglione delle piante da Bulldog Fige con un orto tutto giocato su differenti varietà di cavolo piantati in ordinate file diagonali.
L'orto dei cavoli
La bella composizione di erbacee perenni nell'orto dei cavoli
Segnalo una mostra molto interessante che ho visto in quel luogo un pò magico che è il Museum of Garden History di Londra – che ha come sede la chiesa sconsacrara St. Mary-at-Lameth – con un suggestivo piccolo giardino, che si trova sulle rive del Tamigi non lontano da Westminster Bridge; la mostra sarà aperta fino al 29 agosto (per informazioni si rinvia al sito http://www.museumgardenhistory.org/exhibitions/, per notizie su Tom Stuart Smith rimando al suo sito http://www.tomstuartsmith.co.uk/).
Ecco alcune immagini del giardino
Una descrizione del giardino creato nel 1980 e restaurato recentemente
Giardino del Museo
Un angolo suggestivo del giardino
Una seduta ricoperta da Euonymus fortunei Silver Queen
Una bella successione di siepi di tasso in forma a creare una cortina scenografica
La mostra del famoso paesaggista inglese, pluridecorato al Chelsea Flower Show, oltre all’interesse dovuto ai bellissimi progetti di Tom Stuart Smith, di diverso stile e di scale differenti, si segnala per il modo molto efficace e documentato di presentare il lavoro progettuale di un paesaggista: per ogni lavoro oltre a planimetria e disegni tecnici alcune belle immagini d’insieme e di qualche particolare significativo e a disposizione dei visitatori monitor con alcuni filmati di tutti i giardini con un breve commento.
Walled garden a Broughton Grange Oxfordshire
Giardino privato a Londra: bossi in forma, felci arboree
Giardino interno Hotel Connaught Londra: un albero potato a nuvola, bossi a palla e una piccola serpentina d'acqua
Norfolk garden
Uno dei bellissimi disegni a volo d'uccello opera di Stuart Smith
Cominiciamo con il dire che il Chelsea è la quintessenza del vivaismo e del giardinaggio. The Great Pavillon è forse la parte della manifestazione che mi ha più colpito per la strordinaria professionalità dei vivaisti che qui espongono le loro collezioni con una grande attenzione all’estetica della presentazione. Le piante sono proposte non solo per specifiche collezioni (stupefacenti le varietà di heuchera, tiarella, allium, lupinus, dalie, clematidi solo per fare qualche esempio), ma anche per tipologia di esposizione e contesto ambientale (ad esempio tutta una sezione è dedicata alle piante da ombra).
Qui di seguito alcune suggestioni attraverso una galleria di immagini delle proposte che ho trovato più interessanti.
Anchusa ed Elycrisum
Verbascum Blue Lagoon
Composizione per rocky garden con campanule, sassifraghe, globularia
Dahlia australis
Piccola composizione per un mini giardino acquatico: ninfea nana, myosotis, Anemopsis californica e carex variegato
Clematis Crystal fountain
Una parete di Bacopa
Collezione di Allium
Una collezione di Eremurus
Una collezione di lupini
Nomocharis saluensis una inconsueta erbacea da ombra
All'insegna delle dalie
La straordinaria esposizione di clematidi con una intera galleria di tantissime varietà
Oromatus rosmarinus
Bella composizione di Sambusuc nigra "Black Lace", Scabiosa caucasica e petunie
E poi girando per Londra ecco altre piccole suggestioni
Una vetrina di scarpe e fiori!
Una bella composizione in vaso con Ilex crenata ed edere
Una bella parete vegetale con una massa gialla di Senecio grey
Un altro lato della casa con parete vegetale: qui la dominante rosa è di Centranthus ruber
La gioia è grande e un piacevole clima di freschezza, di slancio, in cui si sentono liberarsi nuove energie da spendere per la nostra comunità.
Credo che anche noi appassionati e professionisti del verde dobbiamo avere un ruolo nel proporre alla nuova giunta idee e nel dare il nostro contributo.
Invito tutti coloro che visitano il mio blog e hanno suggerimenti a contattarmi
Sul sito di Pisapiaxmilano trovate a questo link http://www.pisapiaxmilano.com/la-campagna-la-facciamo-tutti-noi/ tutte le istruzioni per partecipare alle prossime azioni in vista del ballottaggio il 29 e 30 maggio. Importante: – può partcipare al voto del ballottaggio anche chi non ha votato al primo turno
– per esprimere il voto fare una croce solo sul nome del candidato sindaco Giuliano Pisapia e assolutamente non contrassegnare i simboli dei partiti: il rischio è l’annullamento della scheda!
Prima di andare all’inaugurazione di Orticola ho fatto un salto a vedere la deliziosa installazione che Stefania Fanchini e Giovanna Greco di Archiland hanno realizzato con VerdeCrea al nuovo Sushi di Piazza Cavour: Green fish, dal divertente e irridente logo sotto forma di un pesciolino con un bel cavolo come cappellino. Sopra l’ingresso del ristorante una piccola parete vegetale (permanente) composta da rosmarino prostrato, edere e viburno tino e ai lati due inserti (effimeri, purtroppo) con tasche che accolgono aromatiche, fragoline e piccoli ortaggi. Nell’insieme una composizione molto ben assortita, vivace e assai piacevole.
Alla prima serata di Orticola tra le tante dame con cappellini fioriti di varie fatture e molti strati una signora più spiritosa esibiva un casco fiorito!
Come già nelle edizioni precedenti si può notare come molti vivaisti sappiano ormai presentare le piante con grande attenzione alle composizioni per forma e colore; tra questi l’Erbario della Gorra spicca sempre per la bellezza delle sue scenografie vegetali
Anche le composizioni di perenni di Didier Berruyer de Il Giardino vivace sono sempre molto affascinanti: in questa immagine un accostamento molto naturale ma prezioso di Geum, Stipa e Nepeta
Un vivaio assolutamente interessante per le sue collezioni di felci, restionacee ed erbacee da ombra è Central Park che presentava una scenografia molto riuscita di muschio, sassi grigi su un fondale nero; tra le piante esposte ho apprezzato un Thalictrum insolitamente grande della specie rockbrunianum.
Bellissima la collezione di pelargoni aromatici del vivaio catanese Malvarosa
Molto belle le clematidi del vivaio Valleversa
Il vivaio Coccetti di Lisanza ha presentato una interessante collezione di trachelospermum rustici per la quale ha ricevuto un premio dalla giuria
Molto riuscita la composizione presentata dal Susanna Magistretti per Cascina Bollate: una Rosa omeiensis dalle incredibili enormi spine rosse in un barile riconvertito a contenitore
Per gli amanti delle hosta da segnalare il vivaio Mauro Zanelli di Montichiari (BS) che propone una bella collezione di mini hosta
Ecco infine una piccola selezione di piante che ho trovato interessanti e da tenere presenti
Anemopsis californica
Nymphaea Black Princess
Cornus alternifolia argentea
Rosmarinus officinalis Cascade D'Orleans
Sysyrinchium angustifolium
Verbascum chaixii Gainsborough
Weigelia Ruby Red
Infine qualche piccola idea in tema di contenitori per piccoli orti, come le strutture di vimini intrecciato su supporto di ferro proposte da Celui qui tresse
O le ceste in castagno per mini orti
Sempre in tema di orti, tema di gran moda è stato esposto anche un complicato ingranaggio per orti rotanti!
Tra i contenitori molto belle le vasche per acquatiche in corten proposte da Eta beta
Infine Ingegnoli ha esposto la nuova collezione di vasi Ehlo, tra cui una interessante soluzione per vasi in plastica disponibili in molti colori da inserire a cavallo delle ringhiere dei balconi
A fine marzo ho partecipato a Sanremo a un interessante workshop dedicato alla composizione e realizzazione di un piccolo giardino secco (karesansui) all’interno del bel parco di Villa Ormond. Organizzatori del corso sul campo il Dipartimento di Agronomia dell’Università di Torino (Francesco Merlo) e il Comune di Sanremo. Un gruppetto di una ventina di professionisti (paesaggisti, giardinieri, agronomi) ha lavorato per tre giorni sotto la guida del maestro Kazuo Makioka, tra i massimi esperti dell’arte del giardino giapponese e del suo assistente Sachimine Masui. La cornice come dicevo il parco di Villa Ormond che ospita già un giardino giapponese realizzato nel 1991 da Claudia Aprosio del settore parchi e giardini come frutto del gemellaggio tra Sanremo e la città giapponese di Atami (due cittadine accomunate dal festival della canzone, dalla posizione geografica e dalla tradizione di floricoltura). Il giardino di stile da passeggio, con cascata d’acqua e una collezione di specie botaniche originarie del Giappone, è stato recentemente recuperato dal suo stato di degrado con un progetto di riqualificazione condotto da Francesco Merlo e oggi si presenta in tutto il suo splendore con la cortina di bambù intrecciati ad una spettacolare Photinia (davvero bella se lasciata crescere in libertà e non costretta nelle forme delle orrende siepine che dilagano ormai dappertutto) che domina dall’alto la cascata che si tuffa nel laghetto incorniciato da un ginepro potato a forma di cuscinetti che rievocano il carapace di una tartaruga, da pini d’aleppo, azalee e camelie.
Il tassello mancante al disegno originario era proprio il giardino secco che si è deciso di donare alla città di Sanremo e che riempie lo spazio lasciato libero dalle vecchie voliere. A seguito della sciagura che ha inferto una così grande ferita al Giappone si è deciso di ampliare il progetto originario e di ospitare nel giardino un’isola della gru (tsurushima), animale che simboleggia l’ eternità.
Il maestro aveva preparato un piccolo schizzo del giardino che poi è stato parzialmente modificato in corso d’opera; in effetti il giardino si compone molto sul campo ed è stato interessante studiare le piccole e sapienti mosse del maestro che via via aggiustava il tiro dirigento con poche parole e gesti sicuri i lavori della squadra: ora scegliendo una diversa collocazione per una pietra, ora lo spostamento della bacinella d’acqua…
Divisi in tre squadre abbiamo iniziato il lavoro: una squadra si occupava di posizionare le grosse pietre per comporre la composizione sui bordi del laghetto e i lastroni per la pavimentazione del piccolo percorso dall’ingresso del giardino, una squadra lavorava la terra per formare la piccola collinetta dell’isola della gru e un’altra, di cui ho fatto parte, si dedicava alla composizione della macchia arbustiva composta da rosmarini, mirti, bossi, tuja e polygala.
Lavorando di vanga, zappa e rastrello a poco a poco il giardino ha preso forma: il maestro di volta in volta segnava con uno spray la collocazione di una pietra o faceva piccoli commenti prontamente tradotti per noi dal suo assistente, la terra era molto dura e argillosa grazie alle forti piogge dei giorni precedenti ed è stata una faticaccia… Nel correggere la posizione di una pietra il maestro la guardava da ogni angolatura e poi la soppesava e la gettava a terra: solo una posizione di stabilità era quella giusta, ma difficile catturare il segreto della disposizione così felice, armonica e giusta che le pietre e i massi assumevano sotto la sua direzione. Daltra parte secondo le indicazioni scritte nel Sakuteiki – il vecchio manoscritto risalente all’undicesimo secolo che detta le regole del giardino – “Non si devono mai sistemare le rocce a caso. Se si viola anche solo un tabù, il proprietario del giardino soffrirà inevitabilmente gravi conseguenze e breve sarà la prosperità della sua casa”. Ho capito che nella disposizione delle pietre è necessario evitare di mettere vicine due pietre grosse, che occorre ottenere un effetto di irregolare naturalezza. Gli arbusti destinati a formare una macchia mista (karikomi) sono stati disposti in modo da formare delle onde nelle quali rosmarini, mirti e bossi si mescolavano tra loro e in mezzo è stato costruito un piccolo corso d’acqua composto di pietre e sassi: alcune pietre sono state disposte per dare un effetto di controcorrente, fattore che procura energia. L’ isola della gru ha preso a poco a poco forma con il pino d’aleppo collocato in cima e intorno una cortina di pietre; poi è stata stesa la ghiaia scura di cava a comporre la spiaggia intorno al laghetto con i bordi leggermente rialzati e mescolati a un poco di cemento lungo le rive per delimitare più nettamente l’area dell’acqua che è stata riempita successivamente di ghiaia bianca, un macinato di Carrara di un calibro abbastanza grosso. L’area della spiaggia è stata successivamente delimitata da una cortina di pietre. Interessante la costruzione della recinzione di bambù che è stata disposta sul davanti e su un lato del giardino: tra due pali distanziati fra loro di circa due metri sono stati collocati a circa 20 cm dall’alto due file orizzontali di canne di bambù inchiodati ai pali, mentre piccoli bambù verticali sono stati piantati a intervalli regolari e ravvicinati dietro i due bambù e davanti e sfasati sono stati piantati altri bambù. Alla fine si è creata una recinzione molto fitta e tutte le intersezioni dei pali legati attraverso nodi molto particolari e difficili da copiare con rafia nera. La piccola isola è stata rivestita di prato a rotoli e cosi il piccolo bordo arrotondato d’ingresso che però è stato composto da una scacchiera di prato e terra, soluzione solo provvisoria per l’inaugurazione, ma che è risultata molto bella come effetto.
Se uno pensa che Euroflora sia una manifestazione che, oltre al suo ovvio scopo commerciale, persegua un intento di sana e buona educazione all’utilizzo consapevole e attento delle piante, resterà profondamente deluso.
E viene da aggiungere che peccato che un evento tanto pubblicizzato
e con tanto pubblico si riduca in fondo ad essere una kermesse all’insegna
dello spreco, del kitch e della scenografia ad effetto.
Piante esposte spesso senza nessuna indicazione del nome botanico,
aiuole assolate con distese di ortensie iperpompate e con fioriture
del tutto fuori stagione, olivi secolari ridotti come attaccapanni ..e via dicendo.
Per fortuna ho potuto cogliere delle piacevoli eccezioni che vorrei
convididere con gli appassionati del mondo delle piante e del giardino.
Tra gli allestimenti proposti dai vivaisti ho trovato molto interessante
il giardino marino del Vivaio Tor San Lorenzo; tra l’altro le piccole
cabine di legno dipinte in una deliziosa tonalità di azzurro sono una
bella idea da copiare per strutture porta attrezzi da inserire nel giardino
Un’altra bella proposta, all’insegna della creatività e del riciclo irridente,
quella di “Rottam garden”, sponsorizzato dal Consorzio florovivaisti
lombardi e ideato dai paesaggisti Leonardo Magalli e Luca Nespoli.
Un bel messaggio su come rivitalizzare e rendere fruibili
con pochi quattrini ma buone idee spazi abbandonati così tipici delle nostre città.
Tra gli orti-giardino in mostra nella sezione progetti di giardini, qualche
buona idea,come un orto-supermercato composto da cestelli di plastica
a varie altezze, oppure i piccoli orti componibili con le piantine ospitate
in contenitori del latte, gli orti in movimento, un giardino tutto blu e
rosa composto da pallet, oppure l’uso di tappi di bottiglia come
pacciamatura o ancora un piccolo giardino selvaggio da scoprire
attraverso piccoli fori su una parete disegnata.
Infine davvero splendida la mostra di tillandsie e orchidee
Tra le diverse installazioni viste al Fuori salone forse l’idea più bella e intelligente è quella di “Da morto a orto”
di Peter Bottazzi e Denise Boanapace presso il Garden Ingegnoli: una serie di indovinate composizioni fiorite
ospitate in mobili e oggetti recuperati dalla discarica e resuscitati in una nuova veste inconsueta e molto
piacevole. Ora pentole ridipinte e saldate fra loro, ora una poltrona di velluto, o una vecchia sdraio, un
comodino o un vecchio infisso si trasformano in una serie di divertenti orti da camera.