Ho trovato molto puntuali e lucide le riflessioni di Enrico Fedrighini a proposito del dibattito sul post Expo e sulla destinazione dei suoi terreni; per questo motivo pubblico integralmente qui di seguito la lettera da lui inviata recentemente
Cari Amici,
sto ricevendo diverse mail sulla vicenda Expo; l’ultima in ordine cronologico, di Stefano C., sintetizza un umore diffuso e si conclude in questo modo: “…a festeggiare saranno sicuramente i costruttori, non i tanti cittadini come me che credevano in un cambio di rotta radicale rispetto alla Moratti, e credevano in una tutela del verde, non nell’ ennesima colata di cemento… E i referendum consultivi? Io la sera che si è vinto le elezioni ero in Piazza Duomo a festeggiare, è stata una delle giornate più gioiose della mia vita… siete riusciti a rovinare un sogno ! Sinceramente : dovessi tornare indietro voterei 5 Stelle, gli unici veramente coerenti. Mi piacerebbe sapere il suo parere in merito. Grazie e Buona serata. Stefano”L’accordo di programma fissa, per il post-Expo, un indice di edificabilità (0.52 mq/mq) e la superficie riservata a parco (almeno il 56 per cento). “E’ un regalo ai costruttori, una colata di cemento su Milano”, gridano in molti. “Il vento ERA cambiato”, aggiunge sarcasticamente il Fatto Quotidiano.Ho sempre avuto un approccio pragmatico alle cose, preferendo valutare nel merito le questioni e lasciando volentieri ad altri gli slogan e le frasi da propaganda. Se una scelta è utile o sbagliata per Milano, lo è indipendentemente dal fatto che sia promossa da un’amministrazione di destra o di sinistra. Agivo e pensavo così quando governava il centrodestra, non vedo perché dovrei cambiare atteggiamento ora che governa il centrosinistra.Per questo ripeto oggi le cose che ho più volte ripetuto in aula.Sono profondamente convinto che il futuro dell’area Expo sia una scelta urbanistica di valore strategico per il futuro di Milano: parlo di “futuro”, cioè di quello che rimarrà alla nostra città dopo la rassegna universale, perche la cosa mi appassiona molto più della manifestazione espositiva in sé.Ma una scelta urbanistica non si esaurisce nel determinare gli indici edificabili in una determinata area: per fare questo è sufficiente uno studente di ragioneria al secondo anno.L’urbanistica è qualcosa di un po’ più complesso e meno banale, perché ha l’ambizione di immaginare, sviluppare e collocare determinate FUNZIONI in un’area. E sono proprio quelle funzioni che trasformano, in meglio o in peggio, il volto della città. Esistono scempi urbanistici insanabili e che gridano vendetta, realizzati con indici volumetrici molto bassi; e viceversa. Il punto è un altro, e mi pare che nessuno di coloro che lanciano sospetti e paure (legittime) di una possibile speculazione immobiliare vi stia prestando la dovuta attenzione.Questa rappresenta, secondo me, la questione centrale perché da essa – non dalla sottoscrizione dell’Accordo di programma – dipende il rispetto del pronunciamento dei milanesi nei Referendum propositivi.L’area Expo è interclusa e connessa direttamente alle principali reti di trasporto esistenti: è collegata alla linea ferroviaria Torino-Milano, al corridoio di Alta velocità Torino-Milano-Venezia, al sistema tangenziale nord-ovest, alle autostrade Torino-Milano e Autolaghi (Malpensa), alla linea ferroviaria che conduce al valico svizzero del Sempione-Loetschberg. Non esistono nel Nord Italia (e ne esistono poche anche in Europa) aree paragonabili a questa sotto il profilo dei collegamenti con i corridoi infrastrutturali strategici.Che ne facciamo del futuro di quest’area (parlo della quota edificabile), una volta smontati gli stand e mantenuto la superficie prevista a parco? La solita, monotona, spaventosa distesa di torri residenziali, giardinetti condominiali con statuine di Biancaneve e i sette nani, megacentri commerciali con migliaia di parcheggi annessi?Oppure Milano – questa è la mia speranza – riuscirà a pensare anche a qualcosa di diverso e un po’ più utile? Nella nostra città, nel cuore di aree residenziali, esistono ancora diverse aree occupate da officine, aziende, laboratori, magazzini e depositi, pubblici e privati, che svolgono attività spesso anche insalubri o rumorose: si tratta di grandi spazi urbani sottratti ad un uso pubblico. Perché non pensare di realizzare nell’area Expo, a cavallo fra tangenziali e ferrovia, un distretto attrezzato nel quale trasferire e concentrare queste attività economiche (offrendo i servizi di cui necessitano), liberando contestualmente le equivalenti aree a Milano per trasformarle in parchi fruibili di quartiere, biblioteche, aree attrezzate, servizi ai cittadini? In questo modo i benefici del parco Expo si moltiplicherebbero in tanti parchi e servizi pubblici diffusi nella città, in prossimità delle zone residenziali. Ancora: esiste in città il problema del trasporto merci; le strade urbane sono ormai il “magazzino diffuso” dove le merci corrono a bordo di camion e furgoni congestionando la viabilità e avvelenando l’aria. Perché non pensare di collocare proprio nell’area Expo (servita da autostrada e ferrovia) un distretto-merci a servizio sia della distribuzione cittadina (magari su veicoli elettrici) sia del trasporto e smistamento di lunga percorrenza?Non mi scandalizza il fatto che alla fine qualcuno ci guadagnerà da queste operazioni immobiliari: succede così anche a Berlino o a Londra e francamente non conosco al mondo nessun operatore immobiliare filantropo. Ciò che fa realmente la differenza – e ciò che è mancato a Milano negli ultimi 18 anni – è un’Amministrazione locale in grado di indirizzare le grandi operazioni immobiliari a beneficio di un miglioramento generale della qualità della vita urbana.Io credo che questo sia possibile, nei mesi e negli anni che ci separano da Expo.
Da queste scelte, da questa visione della città, dalla capacità di assumersi la responsabilità di cambiare davvero strategia di sviluppo della città (non dal banale calcolo degli indici) valuterò l’operato di questa amministrazione. In modo rigoroso e inflessibile. Ma lasciando da parte gli slogan, che servono a poco.
Un caro saluto a tutti,
Enrico Fedrighini
Mi sembra utile pubblicare sia la lettera di fine mandato che Flora Vallone ha scritto su Arcipelago Milano sia la risposta lucida, pertinente e giustamente indignata di Francesco Borella.
NO, FLORA VALLONE. IL VENTO E’ CAMBIATO
12-7-2011 by Francesco Borella
Che tristezza, leggere su Arcipelagomilano quella patetica pagina di pubblica autodifesa, di excusatio non petita, di autocelebrazione (e in definitiva di autogol) di Flora Vallone. Perché alla fine della lettura la reazione non può essere che: bravo Pisapia, bravo Corritore, c’è davvero bisogno di aria nuova. Ha dato supporto tecnico al peggior assessore al verde del Comune di Milano, a memoria d’uomo, le cui politiche e i cui risultati e slogan i cittadini milanesi hanno già bocciato; eppure sembra non rendersene conto.
Ancora ‘sta storia dei nuovi alberi. Ne ho già parlato tante volte su ArcipelagoMilano (ho perfino paura che i lettori abituali ne siano stufi), sempre mettendola un po’ sul ridere, perché in effetti non mi pare una cosa seria; dai 400.000 promessi da Albertini, alla fine del secolo scorso, in poi; ma in fondo, fin che ne parla un sindaco, passi. Quattro anni fa invece il discorso dei 500.000 nuovi alberi veniva spacciato come obiettivo dell’amministrazione. Chi si occupa di verde sa che il valore e la qualità del verde è un’altra cosa, dipende da altri fattori e altri equilibri, anche dall’equilibrio dei vuoti e dei pieni, in cui anche le grandi radure “vuote” (vedi Parco Nord) possono avere un peso e un valore essenziale.
Ma, anche a voler prendere sul serio questo discorso ragionieristico, a Milano 500.000 nuovi alberi ci potrebbero forse stare, solo a patto di fare davvero tutti i nuovi parchi di cintura disegnati sulla carta, tutti i raggi verdi e soprattutto il Parco Sud e le sue “teste di ponte” urbane: e allora il centro dell’attenzione si sposterebbe ovviamente sul disegno strategico d’insieme, sul sistema delle connessioni e sui progetti specifici dei singoli parchi, sulla loro estensione, i loro caratteri e le loro qualità ambientali e paesaggistiche, e non certo sul numero di alberi impiegati.
Nossignori, oggi ci vengono a dire che ne hanno già piantati 70.000. Non abbiamo difficoltà a crederlo. Potremmo infatti fare l’elenco dei luoghi snaturati appunto dai troppi nuovi alberi, infilati a forza dove sarebbe stato meglio non metterli affatto, lasciare spazi liberi per il gioco, rispettare l’alternanza preesistente dei vuoti e dei pieni, del sole e dell’ombra. Ma i bilanci statistici, e la necessità di rispettare gli obiettivi di fine mandato, cui magari sono vincolati i premi di produzione, si sa, hanno le loro esigenze; e impongono d’infilare nuovi alberi ovunque possibile, anche dove non avrebbero alcuna possibilità di sopravvivere.Seconda questione: chi ha fornito all’Assessore il supporto tecnico per la cacciata di Italia Nostra dal Parco delle Cave? (pardon, per essere precisi, ma la sostanza non cambia: per costringere Italia Nostra a rinunciare al Parco delle Cave). Anche questa ai cittadini milanesi non è piaciuta affatto. Il Parco delle Cave era stato affidato a Italia Nostra nel ’97, quando non solo non riusciva a decollare, ma era diventato luogo ingestibile, infrequentabile, pericoloso, più noto come luogo di spaccio che come giardino pubblico; ed era stato affidato a Italia Nostra grazie ai positivi risultati dell’esperienza del Boscoincittà, prossimo e confinante con quello delle Cave, realizzato dal nulla da Italia Nostra a partire dal ’74, su area avuta in concessione dal Comune, dapprima di trenta ettari e poco a poco ampliata e arricchita di verde, di percorsi, di natura, fino all’attuale ben nota e apprezzata condizione.Nei primi nove anni della convenzione, il CFU (il Centro di Forestazione Urbana, il braccio operativo e “centro studi” di Italia Nostra per il settore del verde) sempre in grande sintonia con l’amministrazione comunale, aveva applicato al Parco delle Cave il “metodo Bosco”, il metodo del lavoro sul campo costante, tenace, continuo, il metodo della gradualità e dei piccoli passi, con i risultati straordinari che sono sotto gli occhi di tutti.Ma il Parco delle Cave è realizzato per meno della metà, la cava Ongari Cerutti ad esempio è ancora chiusa e inagibile, da riqualificare e recuperare a parco, da aprire all’uso dei cittadini, da aggiungere a un Parco delle Cave da ampliare a ben altra dimensione e ricchezza; e così, sui margini est e ovest, giacciono importanti progetti ancora non realizzati. Ma qualcosa era improvvisamente cambiato, la nuova amministrazione (come noto, del medesimo colore politico della precedente) non sembrava interessata ai progetti di completamento del Parco proposti da Italia Nostra; sembrava avere altre priorità, in parte legate a piccole clientele locali, in parte alla stramaledetta e imperante necessità della “politica” di un risultato e di una visibilità a breve termine.Preferiva, ad esempio, spendere i soldi (tanti) nelle feste del “Verde in Comune”, feste sbagliate e diseducative (e però coerenti con quella cultura del verde come sommatoria di “parchi dei divertimenti” che è sembrata un po’ la cifra di questa amministrazione; a proposito, ci è andata ancora bene, perché almeno l’operazione ruota panoramica al Sempione, tante volte riproposta e vagheggiata, non è andata in porto). E così Italia Nostra, che non poteva e non voleva rendersi corresponsabile di una politica del verde non condivisibile, è stata costretta a sgombrare il campo, con tutti i suoi bellissimi progetti di completamento del Parco, rimasti inattuati. Dai quali, ovviamente, si potrà ancora ripartire.Fosse almeno vero che il Comune di Milano si è davvero impegnato a ridurre il consumo di suolo: anche qui, abbiamo evidentemente un’idea diversa dei possibili effetti del nuovo PGT. Ma sono tante, troppe le valutazioni (a partire dalle più clamorose, quelle reiterate sulle competenze professionali uniche e specialissime, o sugli stipendi a costo zero) sulle quali è forse meglio tacere. In fondo, l’unico parere che conta l’hanno espresso i cittadini: il vento è cambiato.
Francesco Borella
FLORA VALLONE: IL MIO BILANCIO DI FINE MANDATO
5-7-2011
Milano si è impegnata a ridurre il consumo di suolo, a preservare e incrementare il verde esistente, raddoppiando, entro il 2015, il nu-mero di alberi e l’estensione delle aree verdi e la loro interconnessione, assicurando che ogni residente abbia a disposizione un giardi-no pubblico con aree attrezzate per i bambini a una distanza non superiore a 500 metri da casa. L’impegno è importante, precisa risorse da mettere a bilancio, richiama altresì spon-sorizzazioni e coinvolgimento dei cittadini.
Ma Milano può contare su uno start up già avvia-to negli ultimi quattro anni: oltre 200. 000 nuovi alberi pianificati, 70.000 nuovi alberi piantati (+ 40%), 2 milioni di metri quadrati di nuove aree verdi realizzate (+ 10%), circa 1 milione di metri quadrati di aree verdi pubbliche affidate ai privati (cittadini, agricoltori, Enti), un Partnerariato Pubblico Privato fortemente incrementato verso il coinvolgimento anche di nuovi soggetti, sia pubblici che privati, che consente – tra risparmi e contribuzioni – un vantaggio economico per l’Amministrazione comunale di diversi milioni di euro/anno.
Larga parte di questi obiettivi sono stati realizzati dal Settore che dirigo dal 2006, appositamente costituito per la Pianificazione integrata degli spazi aperti (piazze, strade, parchi, parcheggi, raggi verdi, …) anche in coordinamento con la società civile (Enti, associazioni, scuole, condomini, cittadini, …) e perciò appositamente affidato a un tecnico esperto (Architetto, specializzato in Architettura del Paesaggio, di pluriennale esperienza professionale su pianificazione e progettazione ambientale).
Le attività intraprese e i risultati che abbiamo raggiunti sono già stati presentati al Sindaco Pisapia e all’Assessore Maran che li hanno ben apprezzati, tanto da subito acconsentire ad attivarne alcuni strategici e praticamente pronti all’attuazione. I primi già assentiti sono: orti-giardino innovativi, colletta civica per la raccolta di fondi per nuovi alberi, collaborazioni con carceri e istituti scolastici, Partnerariato Pubblico Privato (PPP) in partecipazione con la Società Civile e con possibili “sponsor”, sempre più indispensabili per attivare obiettivi alti e sfidanti.
Altri ancora sono in fase di valutazione e riguardano: la piantagione di nuovi alberi in coordinamento con la posa di nuovi sottoservizi nelle vie cittadine, la diffusione compatibile e controllata di chioschi e attrezzature nel verde cittadino per renderlo più fruibile e sicuro, nuovi parchi sovracomunali, la definizione di un modello di governance per i parchi di cintura, finalizzato alla disseminazione in città/Expo, la compensazione CO2 sul territorio cittadino. E ad altri ancora. Tutti obiettivi innovativi e sfidanti già maturati anche nell’humus della partecipazione della Società Civile e quindi più che coerenti con gli obiettivi della nuova Amministrazione.
Facevamo un lavoro di Sinistra? Con una Giunta di Centro Destra? Non lo so, certo abbiamo attivato – i miei 40 collaboratori ed io – ascolto, competenza, perseveranza, agiti anche contro prassi e logiche superate, spesso con fatica e tempi lunghi oltre il previsto. Non è stato facile infatti portare gli agricoltori nei parchi di cintura, i condomini a occuparsi del verde fronte casa, le Associazioni a utilizzare spazi pubblici (con reciproco importante vantaggio, e – massimo – per il cittadino), gli sponsor a destinare denaro e opere alle iniziative per la città. Ma ci siamo riusciti (e molto è comunque ancora da fare).
Promuovendo anche la necessaria innovazione interna (sulle stesse risorse umane e strumentali in primis) abbiamo attivato un Settore che ha prodotto ricchezza, partecipazione, entusiasmo in cittadini sempre più pronti e desiderosi di essere coinvolti (moltissimi gli attestati di stima e ringraziamento che costantemente riceviamo). E siamo felici di aver verificato che ciò interessa anche la nuova Giunta, a dispetto anche dei molti che ci segnalavano timori di improvvisi cambiamenti di rotta sulle attività/risultati raggiunti.
Tutto ciò premesso, mentre mi accingevo a inviare questo pezzo ad ArcipelagoMilano, leggevo – con stupore – della decisione di licenziare tutti i dirigenti esterni e senza la valutazione “di merito e competenza” già annunciata dal Sindaco Pisapia e dal Direttore Generale Corritore. La decisione sembrava motivata dalla volontà di 1) dare un segno di discontinuità, 2) valorizzare le competenze interne alla Amministrazione comunale, 3) risparmiare sul costo degli stipendi.
Senza evidentemente entrare nel merito di altre considerazioni ma rimanendo alle sole tre suddette, e a puro titolo di cronaca, aggiungo solo che: 1) Sindaco e Assessore ci hanno confermato obiettivi e attività; nessuna invece discontinuità; 2) la mia competenza professionale e specialistica non esiste tra i 16.000 dipendenti comunali; 3) il mio stipendio è a costo zero per l’Amministrazione essendo ben superiore il vantaggio economico che apporto, pari a diverse volte lo stesso. Non dirò dei giovani e delle gonne (categorie cui pur appartengo), e attendo di capire. Comunque convinta che l’obiettivo di tutti debba rimanere sempre e soprattutto Fare il Bene Comune, per la Città, per i Cittadini, per la Qualità dell’Ambiente e della Vita, super partes.
Flora Vallone**già Direttore del Settore Arredo Verde e Qualità Urbana, Comune di Milano
Vi propongo 4 recenti pubblicazioni, diverse per stile, approccio ma che possono essere o utili strumenti di approfondimento o piacevoli letture per l’estate
Serena Dandini, Dai diamanti non nasce niente. Storie di vite e di giardini, Rizzoli,326 pp., maggio 2011 Lettura piacevole per lo stile brillante e ironico di Dandini. Molte citazioni pertinenti, non manca nulla di quello che fa tendenza, forse un pochino superficiale se uno si aspetta dal libro di imparare qualcosa di più. Ma il giardino è anche un tema dove sono benvenute le esperienze personali e le piccole suggestioni. Dalla lettura ho fatto comunque alcune scoperte interessanti: a Saint Francisco la famosa isola-carcere di Alcatraz è diventato un giardino naturale sembra molto bello e interessante, il sito è http://www.alcatrazgardens.org; sono state pubblicate le ricette di Libereso Guglielmi a cura di Claudio Porchia e poi mi sono annotata due titoli che vorrei sfogliare, R. Harrison: Giardini. Riflessioni sulla condizione umana, Fazi, 2009 e C. Perrault (a cura di), La manière de montrer le jardins de Versailles, Petit Mercure, 1967
Francesca Marzotto Caotorta, All’ombra delle farfalle. Il giardino e le sue storie, Mondadori, 229 pp., aprile 2011
Un libro più profondo che a partire dalle tante esperienze di progettazione e di viaggi botanici ci regala alcune riflessioni molto interessanti sui modi di fare il giardino e su quali scoperte si possono fare nelle diverse stagioni dell’anno. Ho trovato molto belli i capitoli sul colore, sulla luce e le osservazioni sul paesaggio, giardino di tutti.
Maury Dattilo, Folli giardinieri. Storie di amore e di verde. Pendragon, 253 pp. maggio 2011 Ancora storie, in questo caso in forma di ritratti di 14 ritratti di giardinieri appassionati e dei loro giardini: dai più famosi, come Miki Borghese,Libereso Guglielmi, Lauro Marchetti di Ninfa, a Alessandra Vinciguerra de La Mortella fino a quelli meno noti. Questi racconti ora sono la trama di una trasmissione radiofonica su Radio 3
Emanuele Bortolotti, Il giardino inaspettato. Trasformare angoli di cemento in spazi verdi, Electa, 215 pp., primavera 2011 Più tecnico e professionale il libro di Bortolotti raccoglie alcuni suoi recenti progetti di spazi di verde urbano che sono caratterizzati dal fatto di essere dei modi innovativi di riutilizzare luoghi spesso tristi e residuali : vani tecnici trasformati dal verde, patii domestici, giardini pensili e tetti verdi, seminterrati, retri, cortili. Ben fatto, supportato da una buon apparato iconografico, il lavoro di Bortolotti si distanzia dalle consuete raccolte di lavori progettuali dei singoli paesaggisti, proprio perchè sceglie un tema preciso che è di estrema attualità oggi con lo spazio che è diventato sempre più una risorsa limitata e il verde in città un valore sempre più prezioso.
La scorsa settimana ho partecipato ad una gita organizzata dall’Associazione VerDiSegni, di cui sono stata presidente e ora consigliere, guidata dal paesaggista e botanico Emilio Trabella, che è un profondo conoscitore dei paesaggi lacustri e che ha realizzato e restaurato molti giardini di villa (tra cui solo per citarne alcuni dei più famosi Villa d’Este e Balbianello). Con un piccolo battellino una trentina di paesaggisti e appassionati hanno percorso la sponda occidentale del lago di Como oltre Tremezzo per poi ridiscendere lungo la sponda orientale, la meno assolata e più selvaggia, verso Como. Unica sosta di visita Villa Passalacqua a Moltrasio.
Dal lago si ha una visione stupenda di tutti i giardini che in effetti sono stati realizzati per essere goduti dal lago e rappresentano scenografie davvero straordinarie con i loro terrazzamenti che hanno preso il posto delle antiche terrazze agricole.
Ecco una piccola galleria di immagini
Villa Bello sguardo con i suoi maestosi cedri del Libano dai palchi orizzontali
Villa Dozzio con i maestosi cedri e pini domestici: l'unico giardino in piano assieme a quello di Villa Erba
Villa Erba, che fu proprietà di Carlo Erba e poi di Luchino Visconti, con un giardino naturalistico ricco di platani; qui ogni anno in autunno si svolge Orticolario
Il Padiglione Regina Margherita annesso a Villa D'Este, ex stabilimento termale e ora depandance dell'hotel.
Villa Pizzo con gli stupendi festoni di rosa banksia
Villa Fontanelle, ex proprietà Versace
Gli stupendi platani di Villa Fontanelle che lambiscono l'acqua del lago
Una bella casa con terrazza affacciata sul lago
Brienno con in primo piano la bella struttura dell'ex filanda Montero tutta avvolta da Ampelopsis quinquefolia Veitchii
Brienno, bellissimo paesino che ricorda con le sue case una dentro l'altra quelle delle cinque terre
Nella Tremezzina, grazie al clima particolarmente mite, ci sono agrumeti e uliveti (la famosa "Zoca de l'oli")
Villa Beccaria, dove soggiornò Manzoni; bellissimi esemplari di Taxodium distichum con le radici nell'acqua
Ossuccio con il suo bel campanile
Villa del Balbiano acquistata nel '600 dal Cardinale Durini
Villa Mantegazza con lo stupendo colonnato dei suoi cipressi piramidali che sembrano potati da Edward mani di forbice
Ancora uno scorcio del giardino di Villa Mantegazza così formale e curato per contrapporsi alla natura circostante
Vista del complesso degli stupendi giardini di Villa del Balbianello, ex proprietà Monzino, e oggi del FAI
Balbianello: particolare della macchia di allori che in realtà sono alti 6 metri e coprono le rocce.
Balbianello: il complesso della villa con la parete di Ficus repens
Balbianello: uno degli stupendi lecci (Quercus ilex) potati in forma semi sferica proprio per consentire la vista del lago dallo studio di Monzino.
Villa Melzi: filare di platani e sullo sfondo esemplare di Cornus brachypoda dalle luminose variegature
Villa Melzi: esemplari monumentali di Taxodium distichum
Villa Gerli con la scalinata nel pratoNel parco di Villa Gerli un esemplare di cedro da seme che risulta particolarmente compatto
Torno, suggestiva cascata d'acqua
Villa della Pliniana con l'acqua che scorre attraverso la facciata
Villa Passalacqua a Moltrasio
Villa Passalacqua: l'orto affacciato sul lago
Villa Passalacqua: un gigantesco oleandro
Un'aiuola tutta ricoperta di Trachelospermum jasminoides qui usato come tappezzante: circa 20 piccole talee per metro quadro: un'ottima idea anche per coprire delle scarpate!
A metà giugno sono stata in Sardegna e ho potuto ammirare ancora una volta la bellezza e la varietà della flora della macchia mediterranea, i suoi colori e soprattutto i suoi inconfondibili profumi. La zona quella intorno ad Olbia nei pressi della Costa Smeralda e in particolare la macchia intorno alla spiaggia di Razza Ruja con il suo stupendo stagno e con le distese azzurro-metallico della calcatreppola marina (Eryngium maritimum) in fioritura da giugno a settembre, le piccole campanelle rosate della soldanella marittima (Calystegia soldanella) dalle foglie carnose che ricordano quelle del ciclamino che spuntano preziose dalla sabbia e che seguono la candida fioritura del giglio di mare (Pancratium maritimum).
Eryngium maritimum
Calystegia soldanella
Fiore di Calystegia
Giglio di mare - Pancratium maritimum
Prima di arrivare alla spiaggia si passa vicino ad uno stagno bellissimo con giunchi che si affacciano sulle sue rive e con gli splendidi riflessi dell’acqua.
Per raggiungere le diverse spiagge si passa attraverso la macchia mediterranea e in questo periodo dell’anno è il giallo il colore dominante che segue i rosa accesi dei cisti ormai sfioriti: protagonista è il cisto giallo (Halimium halimifolium), un arbusto che ora presenta una ricchissima fioritura di grandi fiori gialli che contrastano così bene con il colore delle foglie argentate e che da questo contrasto acquistano una particolare lucentezza.
Halimium hamilifolium
Altro giallo quello dell’elicriso che emana un inconfondibile profumo di curry
Helichrysum italicum
E poi in un miscuglio bellissimo lavande stoechas ormai sfiorite, lentischi, mirti con i primi fiori candidi, ginestre, ginepri, filliree, rosmarini.
mirto
Pistacia lentiscus
Ginestra spinosa - Calicotome spinosa
E ancora la spinosissima e quasi infestante Smilax aspera chiamata edera spinosa perchè ricorda la sua foglia, anche se molto coriacea, che fiorisce in autunno e che poi produce bacche rosso vive.
Smilax aspera
Per approfondire la flora della Sardegna si consiglia di visitare l’ottimo sito di Grazia Seci con schede e una galleria di immagini molto dettagliate
Pubblico qui di seguito una lettera di Enrico Fedrighini che ci aggiorna sulla vicenda dell’affidamento del Bosco in città ad Italia nostra
vi confermo una notizia che è stata anticipata dal Corriere (complice una indiscrezione via mail) e che rappresenta un primo importante segnale di svolta: l’Amministrazione comunale di Milano sta predisponendo gli atti necessari per il rinnovo dell’affidamento diretto a Italia Nostra della gestione di Bosco in Città. Contratto di nove anni rinnovabile, come è sempre avvenuto dal 1974 ad oggi.
Non riesco a non collegare questa notizia ad un’altra: la scorsa settimana al Bosco in Città è stata nuovamente avvistata una volpe. Da tempo non accadeva.
Secondo gli esperti del Centro Studi di Italia Nostra, la volpe ha compiuto un viaggio di almeno quaranta chilometri per raggiungere la nostra zona, attraversando boschi e radure dalla brughiera. Al “Bosco in Città” ha trovato un ambiente gradevole e ricco: oltre alle bacche, di cui è ghiotta, la zona è popolata da lepri, conigli e numerose altre “prede”.
La presenza di una volpe al “Bosco in Città”, oltre alla qualità del lavoro compiuto da Italia Nostra, dimostra che la cintura verde agricola metropolitana, strenuamente voluta e difesa dagli ambientalisti nel corso degli ultimi vent’anni, funziona davvero. Significa che, nonostante le continue aggressioni del cemento e della speculazione immobiliare, esiste oggi un sistema verde dell’Ovest metropolitano in grado di arginare l’espansione incontrollata della città e di garantire il mantenimento e la riproduzione di complessi “ecosistemi”, attraverso i quali persino un predatore come la volpe può vivere, spostarsi, cacciare, allevare cuccioli.
Significa che le battaglie condotte in questi anni per tutelare la continuità delle aree verdi esistenti, dalla campagna fino all’Ippodromo di San Siro, hanno reso possibile la tutela di un vasto territorio non ancora del tutto compromesso, un polmone insostituibile, una risorsa ambientale preziosa per noi e per le future generazioni.
Quando la delibera di Giunta per il rinnovo dell’affidamento di Bosco in Città a Italia Nostra sarà approvata e l’atto sottoscritto, dovremo ringraziare il Sindaco Pisapia e l’Assessore Maran per aver rispettato gli impegni presi, rimuovendo finalmente ostracismi e interessi (di natura sostanzialmente politica) che rischiavano di compromettere, dopo il Parco delle Cave, anche il Bosco in Città.
Ma non posso dimenticare l’impegno di tutti voi che avete sottoscritto la petizione pubblica per salvare l’esperienza del Bosco in Città (siete oltre ventimila!): la vostra mobilitazione e il vostro formidabile passaparola via web, scattato lo scorso dicembre 2010 dopo la notizia della improvvisa revoca della convenzione con Italia Nostra decisa dalla Giunta Moratti, oltre a mandare in tilt la casella mail dell’ex sindaco ha prodotto una provvidenziale e decisiva frenata ai piani di dismissione dell’ex assessore Cadeo, consentendo di arrivare senza danni alla felice conclusione della storia.
Per questo desidero ringraziarvi. Anche a nome della volpe e dei suoi cuccioli, ovunque si trovino in questo momento.
Presso il giardino medievale del Parco del Valentino a Torino sono previsti molti eventi interessanti dedicati alle piante officinali; è inoltre possibile acquistare le piante prodotte nel giardino presso il piccolo vivaio.
Gli orari del giardino: martedì-domenica, ore 10-18, per informazioni tel 011/4431714
In occasione dei 25 anni dalla morte di Jorge Louis Borges è stato inaugurato a Venezia, sull’Isola di San Giorgio il Labirinto Borges, ricostruzione del giardino-labirinto che l’architetto Randoll Coate progettò in suo onore. L’opera, permanente, è visitabile con visite guidate nei giorni di sabato e domenica dalle 10 alle 17 ogni ora.
Per informazioni info@cini.it e sito http://www.cini.it/it/event/detail/6/527
A partire dall’11 giugno su Radio tre tutti i sabati e le domeniche alle 10.50 si potrà ascoltare la rubrica di Mauri Dattilo autore del libro Folli giardinieri edito da Pendragon.
Storie di giardinieri e di giardini; è possibile scaricare le puntate precedenti accedendo al podcast di Radio 3 http://www.radio.rai.it/radio3/podcast/rssradio3.jsp
Si avvicina l’importante scadenza referendaria. Dato che i media ufficiali non hanno dato molto spazio ai referendum e meno ancora a quelli ambientali che riguarderanno la sola cittò di Milano ritengo utile ed oppurtuno pubblicare qui di seguito la lettera/appello di Enrico Fedrighini, Portavoce del Comitato promotore “Milano si muove”
Carissime/i,
sono gli ultimi giorni di campagna referendaria e ancora molti nostri concittadini non sanno che il prossimo 12 e 13 giugno, oltre ai quattro importanti referendum nazionali su acqua (2), nucleare e legittimo impedimento, gli elettori milanesi troveranno ai seggi ulteriori 5 schede per i cinque referendum ambientali cittadini, promossi dal Comitato MilanoSiMuove di cui sono il portavoce.
I contenuti dei cinque referendum propositivi potete leggerli qui:
http://www.enricofedrighini.it/cinque_referendum_per_una_rivoluzione_verde_a_mi.html
E’ il momento finale e decisivo di una mobilitazione civica straordinaria, iniziata un anno fa e giunta a questo punto decisivo grazie esclusivamente al vostro impegno. Il vento a Milano è iniziato a cambiare a partire dalla raccolta – in poche settimane – delle 25.000 firme necessarie per ottenere la consultazione cittadina, obiettivo raggiunto senza alcun sostegno economico e organizzativo.
E’ il risultato della Milano che non si lamenta soltanto, ma che si rimbocca le maniche per cambiare e migliorare le cose, per tutti.
E’ la prima volta in Italia che una città chiama i propri abitanti a pronunciarsi, con cinque referendum, non su piccole questioni locali (la chiusura di una piazza, la pedonalizzazione di una via…), ma su un vero e proprio nuovo modello di città fondato su verde, bici, trasporto pubblico, energia pulita.
Vi chiedo quindi un’ultima, decisiva fatica: una straordinaria opera di mobilitazione / informazione / passaparola non stop da qui a domenica, attraverso rete, mailing list, Facebook e contatti personali (scuola/casa/ufficio,ecc).
Abbiamo un Sindaco che si impegnerà a realizzare gli interventi per migliorare la vivibilità ambientale nella nostra città (le cinque proposte referendarie sono inserite nel programma dell’attuale amministrazione comunale).
Ma sappiamo che, ad ogni azione avviata per ridurre il traffico e aumentare gli spazi ciclabili e per il trasporto pubblico, corrisponderà una reazione del “partito dell’auto”, legato a lobby e interessi particolari che hanno bloccati negli ultimi 20 anni qualunque tipo di intervento.
Proprio a questo servono i Cinque referendum milanesi: a segnare un punto di non ritorno, a conferire al governo locale una ulteriore forza fondata su una iniziativa civica di natura trasversale, non etichettabile con questa o quella parte politica: i cittadini chiedono di mettere al primo posto la tutela della salute degli abitanti e di costruire insieme una città più bella e vivibile. E lo fanno attraverso la partecipazione attiva e il voto referendario.
Se lunedì sera scopriremo di avercela fatta, nulla sarà più come prima.
Per questo, facciamo tutto il possibile per riuscire a completare quanto abbiamo finora realizzato insieme.
Un caro saluto, e grazie come sempre per quello che state facendo.
Enrico Fedrighini
Verdi Milano
Portavoce Comitato promotore “MilanoSiMuove”