Pubblico qui di seguito – con indicazione dei siti su cui è possibile firmare l’appello contro la vivisezione – un comunicato di Promiseland.it attiva da oltre 12 anni nella lotta contro la vivisezione.
Contro la Vivisezione Promiseland: Uniti Contro la Vivisezione
La scadenza del 2013 (data in cui si spera che la sperimentazione cosmetica su animali venga definitivamente vietata) potrebbe essere una vittoria importantissima o una sconfitta dolorosaSta a tutti noi contribuire affinchè possa essere una data da ricordare e un giorno di gioia per tutti.
Promiseland.it è da oltre 12 anni in prima fila nella lotta alla vivisezione dando supporto e visibilità in Italia ad ogni iniziativa delle più importanti associazioni animaliste internazionali ed anche alle più piccole iniziative Nazionali o Regionali…
Tutte le iniziative antivivisezione ed a favore dei diritti animali hanno sempre trovato su Promiseland.it ampio spazio e collaborazione.
E’ proprio in quest’ottica costruttiva che abbiamo deciso di non dar luogo ad un’ennesima campagna di raccolta firme contro la vivisezione, ma di mettere a disposizione il nostro lavoro per supportare ancora una volta e con la massima energia le campagne antivivisezione già in atto che hanno bisogno della collaborazione di tutti.
Mai come adesso è importante aderire a queste iniziative.
Mai come adesso dobbiamo INSIEME far sentire la nostra voce in difesa degli animali vittime di queste mostruosità.
E’ importante aderire a TUTTE queste campagne antivivisezione.
Facciamolo senza rimandare.
Facciamolo SUBITO !!!
In occasione del convegno internazionale “12 maestri del paesaggio” che si è tenuto il primo weekend di settembre a Bergamo nella stupenda coreografia di Piazza Vecchia a Bergamo alta è stato allestito un giardino effimero con semplici aiuole bordate di legno bianco ad accogliere una bellissima composizione di erbacee perenni e graminacee, scandita da piccole betulle dalle cortecce bianche e da sfere di bosso.(Fiori in piazza).
Il progetto è stato ideato dalla paesaggista Lucia Nusiner dello Studio GPT con la collaborazione del Vivaio Valfredda.
Ho trovato molto interessante che un incontro di studi dedicato ad un confronto di progetti a livello internazionale diventasse anche l’occasione per mostrare al pubblico un’idea originale di composizione di aiuole urbane con uso così sapiente e piacevole di essenze che purtroppo assai raramente vengono utilizzate negli spazi pubblici. Ho notato che tutte le persone che passavano per la piazza erano molto incuriosite da questo piccolo giardino, che sostavano ad ammirare le composizioni e si documentavano per capire quali essenze erano state impiegate.
Qui di seguito una piccola galleria di immagini
Vista d’insieme di una delle aiuole centrali tutta giocata sui toni del rosa e del blu
Aiuola tutta di graminacee punteggiata da alcune betulle (Betula utilis Jacquemontii)
Ai piedi delle betulle composizione di Verbena bonariense e Pennisetum
Accanto alle sfere di bosso ancora Pennisetum, Verbena e Gaura lindheimeri
Particolare di un accostamento di Echinacea purpurea ‘Magnus’, Salvia nemorosa ‘Caradonna’ e Sedum telephium ‘Fetthenne’
Composizione con Salvia ‘Caradonna’ Perovskia atriplicifolia ‘Blu spire’ e Allium ramosum dai fiori bianchi
Particolare della scenografia vegetale sul palco con ciuffi di Festuca e un tappeto fiorito di Lippia nodiflora
Venerdì 9 settembre la stazione centrale di Milano ha ospitato la prima tappa dell’iniziativa “Il Paesaggio che unisce”, l’evento organizzato dall’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio per presentare – in un viaggio da Milano a Napoli con tappe Bologna, Firenze e Roma – il volume “Architettura del paesaggio in Italia” curato da Anna Letizia Monti e Paolo Villa e pubblicato da Logos. Per festeggiare due importanti ricorrenze, i 60 anni di vita dell’associazione e il centenario della nascita del più grande paesaggista italiano, Piero Porcinai, Aiapp ha deciso di fare il punto sullo stato dell’arte della professione del paesaggista in Italia raccogliendo in un’opera collettiva 300 progetti firmati da altrettanti soci Aiapp, dei quali viene presentato un profilo biografico e progettuale.
La rassegna è suddivisa in 6 filoni che costituiscono differenti modi e scale di interpretare il lavoro di progettazione del paesaggio dal piccolo giardino privato al grande parco pubblico fino agli interventi di pianificazione del territorio. “Giardini dell’abitare” con introduzione di Biagio Guccione; “Paesaggi per la città” presentato da Franco Giorgetta; “Progettare a tema” illustrato da Giulio Crespi; “Memoria e invenzione” con un saggio di Luigi Zangheri; “Gestire le trasformazioni” affidato a Francesco Borella e “Nuovi paesaggi” a Franco Panzini.
Un momento della presentazione con Paolo Villa, Giovanni Chiaramonte, Anna Letizia Monti e Luigino Pirola
Vi segnalo e vi raccomando due prossime iniziative che in modi diversi hanno a che fare con i temi del mio blog: la cucina naturale e la fotografia di paesaggio.
Intanto due parole sul luogo dove si terranno i corsi: La Casseraè una deliziosa locanda di campagna inserita in un contesto paesaggistico molto dolce e piacevole, quello delle colline del Monferrato, nei pressi di Acqui Terme, i due proprietari Liliana e Dario due persone che hanno il pregio di accogliere con cura e simpatia gli ospiti e poi tanti animali: oltre a Pepa, un quasi labrador nero e Gina, una simpatica gattina, i cavalli su cui è possibile montare anche per fare qualche piccola passeggiata.
La Cassera, Castelletto d’Erro (Alessandria), mail info@lacassera.it, www.lacassera.it, tel 0144/41650
L’weekend del 16-18 settembre Michele Maino, giovane chef diplomato al Cordon Bleu di Parigi che interpreta con linguaggio creativo i temi della macrobiotica, terrà un corso di cucina naturale facendo sperimentare ai partecipanti la preparazione del seitan, i modi di cottura del riso integrale, l’uso di tofu, alghe…e molto altro. Io ho seguito il corso che Michele ha fatto la primavera scorsa e l’ho trovato molto interessante e anche divertente. Da allora ho preso l’abitudine di usare le alghe e ho sperimentato con successo alcune ricette, ma soprattutto ho scoperto come possono essere gustosi e attraenti piatti che sono sani e che ci fanno stare meglio.
L’weekend 14-16 ottobre sarà la volta della fotografia con il fotografo Enrico Minasso. Mi sembra intrigante che la proposta dell’workshop sia di affrontare non tanto gli aspetti tecnici della fotografia ma, cosa assai più difficile e anche appassionante, come leggere con occhi diversi il paesaggio che ci circonda.
E’ certo che la quantità (pare 40.000 mq) e la qualità degli spazi espositivi funzionanti nella capitale sono ragguardevoli e il confronto con la presupponente pochezza milanese in questo settore, mi rattrista sempre un po’. Tant’è, Maxxi e Macro sono spazi espositivi invidiabili per immagine e per funzionalità.
Maxxi, anche se realizzato solo in parte rispetto al progetto, appare come un’architettura straordinaria, nata da un “movimento”, da un segno flessuoso e armonico che si adagia e si insinua nel tessuto urbano, con le sue superfici chiare e luminose. Forme curve, realizzate con strutture in cemento armato a vista, vetro e acciaio, che integrano interno ed esterno in un dialogo senza interruzione di continuità. La progettista Zaha Hadid ha dichiarato l’intento di costruire un “campus urbano aperto alla circolazione pubblica”, un luogo di fruizione invitante, e così esso appare, per le sue linee formali e la distribuzione funzionale.
L’interno è strutturato con una grande hall a tutta altezza intorno a cui ruotano gli spazi. Non è organizzato per un itinerario prefissato come il Guggenheim di New York , ma la rete di percorrenze si presta a variazioni, non è fatta per ritornare sui propri passi, ma offre una molteplicità di visuali e scenografie arricchite dalla luce diretta proveniente dalla copertura completamente trasparente e dalle ampie vetrate.
In tutto ciò l’architettura trova anche delle interessanti integrazioni con opere di scultura-design, come i proiettori rossi appesi alla struttura interna di Maurizio Mochetti, o la presenza del grande imbuto nero di Anish Kapoor o l’affresco di Sol Levitt.
Un’architettura forte e originale che si presta ad accogliere opere ed installazioni con la flessibilità e l’adattabilità consona ad un museo di nuova concezione.
Altra cosa sono, ahimè, i difetti di gestione già descritti da Laura.
A. Kapoor, Widow
Sol LeWitt, Wall drawing
Il Macro, di Odile Decq, si presenta come un garbato e geniale intervento di integrazione e recupero di una struttura esistente (ex stabilimento Peroni), parte di un isolato inserito in un contesto urbano consolidato della città. Quindi un progetto con molti vincoli, risolto in maniera impeccabile.
Le parti nuove si intersecano a quelle recuperate in un linguaggio architettonico fresco, originale e molto raffinato.
Contrasti di colori, bianco, nero e rosso, usato per i materiali di costruzione degli interni, bei giochi di luci e trasparenze con l’utilizzo vi vetro e acciaio, la discreta presenza di tocchi di verde naturale per effetto delle cime degli ailanti visibili anche dall’interno della struttura.
Anche in questa realizzazione è interessante il rapporto tra gli spazi interni e quelli vuoti all’aria aperta, una grande terrazza polifunzionale a copertura dell’edificio ricostruito, una galleria trasparente a congiungere le diverse parti del museo.
Per una sosta ho trovato ragguardevole da tutti i punti di vista anche lo spazio bar! Insomma, direi che al Macro architettura e gestione risultano in piacevole assonanza.
Buona visita a tutti.
A fine luglio ho fatto una breve escursione a Roma per vedere le nuove architetture, dall’Auditorium di Renzo Piano fino ai più recenti musei il Macro – ampliato da un intervento stupendamente integrato alla struttura preesistente che sorge negli ex stabilimenti Peroni fino al Maxii, il nuovo museo di arte e architettura firmato da Zara Hadid.
Lasciando a Rita Sicchi- l’amica architetto che ha condiviso con me questa piccola esplorazione – il compito di raccontare il suo punto di vista sulle architetture, io mi soffermerò a segnalare, corredandoli da brevi flash di immagini, alcuni aspetti che riguardano gli esterni degli edifici, il disegno dei percorsi e alcune interessanti installazioni di paesaggisti.
La nuova ala del Macro – opera dell’architetto francese Odile Decq – colpisce per la sobrietà del progetto, per la coerenza nella scelta dei materiali e per la perfetta integrazione con la struttura preesistente; mi è molto piaciuto il piccolo cortile di ingresso coraggiosamente punteggiato da alcuni esili esemplari di ailanto che si stagliano come leggere sculture che si alzano dalla terra rivestita di ciottoli bianchi e fiancheggiano il percorso a zig zag di cemento.
Cortile di ingresso al nuovo Macro di Odile Decq
All’Auditorium di Renzo Piano ho trovato molto poetico l’angolo in cui un unico grande ulivo si staglia tra le pareti di mattone su un letto di edera.
Vasi con stipa all'esterno dell'Auditorium
Particolare di una delle tre strutture con il tetto rivestito di piombo
Il Maxii di Zaha Hadid è una struttura architettonica potente, flessuosa e avvolgente, un contenitore che si impone come un’opera d’arte e che avrebbe richiesto, a mio parere, altrettanta genialità e creatività nella delineazione dei percorsi interni alla scoperta (assai difficile) delle poche (5) opere permanenti e alla ricerca delle esposizioni temporanee. Purtroppo, da un lato non è assolutamente chiaro quali siano le caratteristiche della collezione (ad esempio gli archivi di architettura ai quali – stando alle informazioni pubblicate sul sito del museo – ci si aspetterebbe di poter accedere sono in realtà in un’altra sede e visitabili solo su appuntamento), dall’altro la collocazione delle opere e delle esposizioni temporanee è assolutamente demenziale e costringe il visitatore ad un estenuante girovagare senza costrutto. Peccato: un’altra occasione mancata che però non dioende assolutamente dal progetto architettonico, ma dalla direzione del museo.
Ho trovato veramente sapiente il disegno dei percorsi all’esterno dell’edificio che corrispondono in maniera armoniosa alla struttura curvilinea del complesso e che delimitano uno spazio outdoor che consente una piacevole fruizione. Perfetta per questo spazio l’installazione temporanea “Whatami” dello Studio staRTT, vincitrice di un concorso indetto da Macro e Moma di New York, che si presenta come un arcipelago di aree verdi, la principale più grande costellata da giganteschi fiori in acciaio e resina che forniscono ombra durante il giorno e luce di notte e altre più piccole tutte disseminate nell’area esterna al museo.
Il complesso del Maxii
La trama dei percorsi nello spazio esterno
Vista d'insieme dell'installazione dello studio staRTT con le piccole isole verdi e sullo sfondo la grande isola con sedute di legno e grandi fiori rossi
Particolare dei fiori-lampade in acciaio e resina rossa
Sullo sfondo particolare delle sedute di legno su piccoli rilievi inerbiti.
Ingresso al museo con il bel gioco di alternanza cemento e ghiaia bianca nei sentieri di accesso
All'interno forme sinuose e come colori bianco e nero: qui una nota di rosso dell'opera di Mochetti "Rete di luce nell'iperspazio curvilineo"
"Stolen paradise" di West8: un bosco composto da sagome bianche di alberi trasparenti che dialogano poeticamente con la luce degli interni.
Sempre a firma di West8 una sfilata di ceppi di albero in acciaio corten.
Molto interessante la disposizione dei pioppi cipressini in file diagonali all'esterno del museo.
Due libri che ruotano intorno a quegli straordinari personaggi che furono Eva Mameli e Mario Calvino, i genitori di Italo, grandi botanici e agronomi
Il primo libro “250 quesiti di giardinaggio risolti”, pubblicato da Donzelli lo scorso giugno (187 pp. 19.50 euro) è un esempio di come dovrebbero essere i manuali di giardinaggio: competenti, chiari, sintetici e pragmatici. La pubblicazione raccoglie – ordinandole intelligentemente per temi in modo da agevolarne la consultazione – le risposte alle lettere dei lettori della rivista “Il giardino fiorito”, richieste di informazioni e di consulenze di appassionati molto competenti a dir la verità. L’editore Donzelli riporta così alla luce un testo che era già stato pubblicato nel 1940 da Paravia e che a mio avviso è ancora un prezioso strumento a supporto dell’attività dei giardinieri hobbisti e non. Colpisce davvero la chiarezza, la pertinenza delle risposte che sono così lontane dal tono un pò vacuo ed enfatico di tanta pubblicistica odierna. Vengono affrontati un pò tutti i problemi che si possono incontrare nel giardino, da quelli più minuti, come la terra adatta ad un certo tipo di pianta, alla scelta di alberi con forme ricadenti, a quali fiori sono adatti per un certo periodo dell’anno.
L’altro libro è l’ultima creazione di Elena Accati che da quando è andata in pensione dal suo incarico universitario è diventata una scrittrice molto prolifica anche nella letteratura di divulgazione e di educazione ambientale per i piccoli (vedi il delizioso “Avventure nel bosco. 20 storie con radici” e l’ultimo “Veleni e pettegolezzi fra piante” ).
Si tratta di “Fiori in famiglia: storia e storie di Eva Mameli Calvino”, Editoriale Scienza, 91 pp., 12 euro dedicato per l’appunto alla vita di una donna molto speciale, personaggio anticonformista, di forte temperamento e dominata da una grande passione per la ricerca nei settori della botanica, della fisiologia e della biologia. Elena Accati, che tra l’altro ha avuto la possibilità di conoscerla personalmente, ne ripercorre la vita e ne tratteggia un ritratto appassionante.
Pubblico qui di seguito un appello di Fedrighini per una raccolta di firme per sostenere la sua candidatura all’AMAT – Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio del Comune di Milano
Cari Amici,la nuova amministrazione ha revocato diversi incarichi all’interno delle società direttamente controllate dal Comune di Milano e si appresta a pubblicare nuovi bandi per le nomine. Una di queste società è l’AMAT (Agenzia Mobilità, Ambiente e Territorio, formata da un pool di esperti multidisciplinari) alla quale il Comune affida da dieci anni tutti i principali strumenti di pianificazione e programmazione in materia ambientale (Piano Urbano della Mobilità, Piano Generale del Traffico, Piano Clima, ciclabilità, ecc.).E’ uno snodo centrale per quanto riguarda la conoscenza, le competenze e lo sviluppo delle politiche ambientali su scala urbana.Oggi viene pubblicato il bando per selezionare il nuovo Amministratore della società. Ho intenzione di presentare la mia candidatura ma per poterlo fare ho bisogno del vostro fondamentale aiuto e il consueto passaparola.
Le candidature possono essere presentate da: consiglieri comunali, ordini professionali, enti… oppure sottoscritte da almeno 100 cittadini milanesi (con documento di identità, come ai tempi della raccolta firme per i referendum). Ho optato per quest’ultima soluzione, la più complicata ma che reputo la migliore per due ragioni.
La prima, di natura generale. Si è aperta una fase importante e delicata nella storia della nostra città, ricca di speranze che non possiamo deludere, centrate sulla partecipazione civica alla cosa pubblica. Questo significa che il cittadino non viene chiamato a votare ogni cinque anni e poi rimandato a casa, ma rimane parte attiva e coinvolta nelle scelte più delicate che riguardano il futuro della città. Anche come nel caso in questione nella scelta delle persone da candidare per incarichi operativi significativi per la qualità delle politiche ambientali milanesi.
La seconda, più personale. In questi anni abbiamo svolto insieme un lavoro importante che ha permesso di mettere in primo piano, nell’agenda politica milanese, la crisi ambientale milanese come problema prioritario da affrontare (dalla vertenza avviata in Commissione Europea per l’inquinamento atmosferico e la tutela della salute pubblica a Milano, alla tutela del territorio, fino alla straordinaria esperienza vittoriosa dei cinque referendum cittadini); tutto questo ha contribuito non poco alla vittoria finale della coalizione di Pisapia, che del cambiamento ha fatto un punto fermo del proprio programma elettorale. Adesso il tempo delle promesse e delle suggestioni è finito: occorre governare bene per dimostrare concretamente ai milanesi che hanno avuto ragione a scegliere il cambiamento. E’ tempo di fare.
Metto a disposizione la mia esperienza per contribuire a migliorare Milano, mantenendo però il rapporto diretto che ho con voi, con i cittadini, unica autentica risorsa sulla quale posso contare e di cui vado fiero. Vi chiedo quindi di darmi una mano, firmando, raccogliendo firme e facendo circolare il modulo fra quante più persone possibile. MI RACCOMANDO: per firmare e’ indispensabile risiedere a Milano e avere con sè il documento di identità, o almeno il numero identificativo della carta di identità.
Per queste ragioni vi chiedo un particolare sacrificio: fate il possibile per essere presenti (e per diffondere il passaparola) al tavolo di raccolta firme per la mia candidatura in Amat LUNEDI 25 LUGLIO, dalle ore 17 fino alle 20, presso il chiosco di piazza S.M. Nascente (fermata M1 QT8, uscita a sinistra, accanto alla giostra).
Pubblico volentieri- con un piccolo corredo immagini – una simpatica cronaca scritta dall’amica agronomo-paesaggistaFrancesca Oggionni che l’altra sera è andata ad un “aperitivo di ballatoio” organizzato dalla paesaggistaGiusi Rabottiche con il suo esempio ha coinvolto i vicini in una esperienza di giardinaggio che ha trasformato i ballatoi in un giardino comune molto piacevole e strumento di socializzione “verde”.
Anche su un ballatoio il verde serve per fare amicizia di Francesca Oggionni Questa sera, un po’ per curiosità un po’ per ritrovare una cara amica ho partecipato a una iniziativa davvero carina: una festa sul ballatoio. Ero davvero incuriosita dai racconti che mi aveva fatto Giusi e ho voluto vedere di che si trattava.
In una vecchia casa di ringhiera della Milano dei Navigli, con tante persone che abitano proprio porta a porta, si è andata diffondendo la passione per il verde. Tanti anni fa, ricordo che solo Giusi aveva disposto ordinatamente, ma con un guizzo di fantasia, alcune piantine in vaso lungo la ringhiera del tratto di ballatoio di fronte al suo appartamento. Erano solo un paio di bossi a palla, la sua passione, e un paio di dafne, piantina piccola ma molto profumata che allevava, come dice oggi lei stessa, perché quello era il periodo “che ero impallinata con le dafne”. Oggi mi si è presentata una immagine completamente diversa: Rhyncospermum sui montanti delle ringhiere, sfere di bosso che si alternano ai grigi argentei di elicriso e di Convolvolus cneorum, agli azzurri dei fiori di Plumbago capensis, al verde allegro e deciso del mirto su cui risaltano le fioriture stagionali di cuscini di piccole violette o piccoli ciclamini o steli di lavande blu nella varietà Hidcote. A tutti i piani sono presenti , un po’ qua un po’ là vasi che nel loro complesso però costituiscono una sistemazione unica: sembra quasi che ci sia stata la mano di un regista comune. Tutti i piani si sono arricchiti di un simpatico put pourri di fiori, piante annuali e perenni, coloratissimi plumbago e lucide gardenie, Hybiscus, Mandevilla, edere ricadenti. Con le piante si sono costruite cornici alle finestre, mascheramenti sottili, archetti leggeri che attraversano la balconata: ognuno con piante diverse ha saputo interpretare il suo giardino.
E poi un filo teso fra due ferri della ringhiera reggono una viticella o un glicine facendoci ripensare tutto quanto diciamo sulla necessità di spazio per le piante!
I ragazzi presenti alla festa mi hanno raccontato di storie buffe come quella del signore anziano che dopo aver visto qualcuno iniziare a disporre delle piante lungo la ringhiera ha piantato in due vasetti piantine piccole e quasi patetiche , ma il segnale era chiaro: anche lui ci stava a questo gioco.
Sul ballatoio ci sono tanti esperimenti, ci si confronta e si sentono discorsi tipo: “questa qui all’ombra non viene bene dovrei spostarla , tienila tu che hai più sole durante il giorno”.
Anche al piano terra, forse in modo ancora un po’ naif, c’è del verde comune contenuto in fioriere a costituire piccole stecche di allori ben potati che sono i separè necessari a dare una delimitazione agli onnipresenti bidoni della spazzatura e alle numerose biciclette depositate.
E in questo clima di simpatica e semplice allegria ci siamo ritrovati a sbocconcellare splendide polpettine, delle ottime trofie al pesto e a gustare le pesche con menta e limone. E i vari partecipanti hanno riferito del loro nuovo hobby, nato un po’ per caso un po’ grazie a qualche consiglio del vicino. “Dapprima avevo piantato dei gerani ma mi hanno sconsigliato e sono così passato a perenni più carine anche durante la stagione invernale” mi ha detto Massimo. “ Le piantine ce le siamo passati l’uno con l’altro e oggi sono davvero tante , c’è persino questa serie di vasetti di aromatiche, la mia passione “ mi riferisce Rossella, avvocato e grande amante, con Paola di rose e artefici dell’uso di falsi gelsomini ai diversi piani dell’edificio.
“Un disordine ordinato tra panni stesi e arbusti composti perché lo spazio non è tanto e altrimenti ce li fanno togliere”, mi dice Luca.
E così una piantina regalata o un vaso ormai in disuso sono diventati elementi per creare un’ allegra amicizia.
Mi è piaciuto questo clima conviviale di aperto confronto senza gara e senza mai dire questo è il mio giardino , perché coscienti che ciascuno è una parte del tutto e che il tutto è più bello se ciascuno mette il proprio in gioco.
Giusi ha forse ceduto il primato per numero di vasi ma credo abbia raggiunto in modo “naturale” il suo obiettivo e mi confessa “ quando torno a casa mi sembra tutto un unico giardino”.
Apprendo ora via mail che ogni anno nelle isole Feroe, in Danimarca, si tiene una agghiacciante esibizione di forza muscolare e di coraggio (si fa per dire), una sorta di iniziazione di giovani maschi che massacrano centinaia di delfini calderones, una specie molto intelligente e socievole.
Un paio di immagini per documentare questo orrore che va denunciato assolutamente