Ho trovato molto interessante e puntuale l’articolo di Enrico Fedrighini, portavoce del Comitato MilanoSiMuove sul problema, davvero inquietante, dell’aria che siamo costretti a respirare a Milano. Lo pubblico qui di seguito invitando tutti i lettori e farlo circolare
Cari Amici,
premetto: avete ragione, spesso le mie comunicazioni sono lunghe. Ma vi chiedo di leggerla fino in fondo e di farla girare a catena il più possibile, sul web, FB ecc. Ho cercato la massima sintesi, farò ancora meglio in futuro.
E’ ingeneroso, oltre che scientificamente disonesto, giudicare inutile il blocco del traffico in base ai dati del pm10 registrati venerdì 9 e sabato 10 dicembre. E’ vero: a Milano i valori medi sono stati uguali o addirittura superiori a quelli registrati in altri comuni dell’area critica che non hanno fermato il traffico. Ma anche un bambino capisce che, se non si fosse attuata almeno questa misura, la situazione sarebbe stata ancora peggiore, con un’ulteriore immissione di veleni nell’atmosfera in condizioni meteo climatiche favorevoli all’accumulo e stagnazione di sostanze inquinanti nell’aria. Bene quindi ha fatto il sindaco Pisapia a non fare alcun passo indietro: era il minimo.
E soprattutto bene hanno fatto le associazioni ambientaliste e civiche in rappresentanza del popolo inquinato a organizzare, lo scorso 1° dicembre, un riuscito Sit In davanti a Palazzo Marino per chiedere di agire a tutela della salute pubblica: senza quella salutare scossa, difficilmente sarebbe stata presa questa misura.
Ma finita la misura di “emergenza”, siamo di nuovo tornati alla drammatica “normalità”. Non esistono soluzioni semplici e immediatamente risolutive per smog e traffico, nemmeno via sms. Le misure d’emergenza, come i blocchi, rappresentano uno sforzo estremo e disperato di “limitazione del danno”: non sono e non possono essere la risposta a un problema che, a Milano, ha caratteristiche strutturali e che per questo necessita di MISURE STRUTTURALI da attivare subito, in modo sistematico, ogni giorno della settimana, a partire da domani mattina.
Il PM10 (particolato sottile) è una sorta di vettore che, attraverso le vie respiratorie, conduce le sostanze inquinanti presenti in atmosfera nel nostro organismo. Una di queste sostanze è il “black carbon” (BC), direttamente prodotto dai motori, altamente nocivo perchè contenente idrocarburi policiclici aromatici (cancerogeni). La particolarità del BC è la spiccata variabilità spaziale: presente in forte concentrazione nelle vicinanze della fonte inquinante (strada), si disperde rapidamente nel raggio di poche centinaia di metri. E’ possibile addirittura rilevare una diversa concentrazione di BC tra il centro della strada e il marciapiede. Questo significa che mentre le centraline ARPA riportano correttamente il valore delle concentrazioni medie giornaliere di PM10, il marcatore BC rappresenta un prezioso “indicatore di prossimità” sulla qualità dell’aria che respiriamo materialmente zona per zona, quartiere per quartiere, strada per strada.
Ebbene: ricerche scientifiche condotte anche a Milano, dentro e fuori l’area Ecopass, hanno confermato profonde differenze nella quantità di black carbon inalato lungo tratti stradali con diversa intensità e qualità di traffico. In una zona a traffico limitato o pedonalizzata la presenza di black carbon nell’aria è profondamente diversa da quella registrata, a poche centinaia di metri di distanza, lungo una strada di grande scorrimento, sebbene i dati ARPA diano – correttamente – un valore omogeneo di concentrazione media di PM10 valido per l’intera area.
Questo dato ha una conseguenza fondamentale: azzera i comodi luoghi comuni secondo i quali la lotta a smog e traffico o viene condotta su scala vasta, o non ha effetto.
Se l’obiettivo è quello tutelare la salute dei cittadini, esistono – insieme ai provvedimenti su scala vasta – una serie di “micromisure” e provvedimenti attivabili rapidamente a costo zero su scala urbana, zonale, di quartiere e di via, che hanno EFFETTI DIRETTI E MISURABILI sulla qualità dell’aria che respiriamo quotidianamente, consentendo di salvare vite umane. provvedimenti che possono essere attivati domani mattina, con ordinanza sindacale.
Senza blocchi, senza misure disperate. Senza aspettare l’emergenza. Avviando un patto civico fra Amministrazione e comunità urbana, fuori dagli assurdi steccati (commercianti/popolo inquinato), fondato su un impegno chiaro di progressivo risanamento ambientale, da qui ai prossimi anni.
Anche eventuali misure emergenziali, in questo quadro, assumerebbero l’immagine e la sostanza di un ulteriore sacrificio coerente con obiettivi di interesse generale, anziché di un’improvvisata e non risolutiva risposta alle domande di una cittadinanza che pretende, da chi governa, il coraggio di decidere.
Studi scientifici sul tema: http://www.epidemiologia.it/materiali/euroepi2010/09-11-2010/SALA-VERDE/14.00-16.00/195Invernizzi-G.ppt.pdf Un caro saluto a tutti, grazie dell’attenzione, fate girare!
Enrico Fedrighini
Portavoce Comitato Promotore MilanoSiMuove
Le vacanze sono un buon momento per concedersi il piacere di buone letture e allora ecco alcuni parzialissimi consigli di alcuni libri per il giardiniere “consapevole”.
Il libro di Morelli affronta il tema della comprensione del paesaggio e della sua vivibilità avvalendosi degli apporti disciplinari delle scienze cognitive e della psicologia sociale e ambientale. Ogni paesaggio è prima di tutto un paesaggio mentale e da ciò deriva la nostra responsabilità rispetto al modo in cui costruiamo i nostri spazi di vita. Dice tra l’altro l’autore che “per uscire dalla crisi dovremmo assumerci innanzitutto la responsabilità di far parte del tutto in cui viviamo, riconoscendo che la natura e il paesaggio non sono un’esternalità o un’ opzione. Ciò vuol dire cercare di passare dalla concezione del paesaggio come “risorsa da vendere” al paesaggio “come spazio per vivere”. Il paesaggio infatti può essere per Morelli un “rigeneratore di valori collettivi”.
Un romanzo ristampato dopo cinquant’anni in Gran Bretagna e per la prima volta tradotto in italiano che racconta la storia di un trovatello che trascorre un’infanzia serena in mezzo alla natura che impara ad amare e conoscere grazie ad una preziosa insegnante. Herbert Pinnegar inizia poi una carriera di giardiniere fino a diventare giardiniere capo di una importante tenuta e sarà uno stimato giudice nelle più importanti competizioni floreali.
Un testo del 1907 ristampato in Italia nel 2011 di un drammaturgo e poeta belga che scrisse anche una serie di saggi di argomento scientifico-naturalistico. Nell’Intelligenza dei fiori l’autore ci racconta, con uno stile gradevole e poetico, i differenti espedienti ed astuzie con cui le piante si ingegnano per portare avanti il compito di invadere e conquistare la superficie terrestre moltiplicandosi all’infinito.
Un agile manuale firmato da due veterani del giardinaggio, ben noti ai lettori di Gardenia. Suddiviso per stagione affronta con linguaggio semplice e piacevole diversi aspetti e trucchi per coltivare il giardino, l’orto, il balcone e le piante di casa. Interessante la scelta di suddividere la trattazione per il contesto del nostro agire da giardiniere, distinguendo tra il giardino, l’orto e il balcone, che in effetti richiedono sapienze diverse per avere successo.
L’ultima nata nell’ambito delle aiuole sponsorizzate è quella firmata dal paesaggista Ermanno Casasco in via Marconi di fianco al Museo del novecento.
Due piccoli spazi di risulta in mezzo ai parcheggi e le rotaie del tram sono state trasformate in due lunghe aiuole con un impianto molto semplice con due sole essenze: bossi in forma e cipressi che richiamano le guglie del Duomo e una recinzione di ferro di un bel rosso fiammeggiante (per ricordare il logo dello sponsor) che ben si armonizza con i toni del verde.
Sempre tra gli allestimenti che il Comune di Milano affida in gestione agli sponsor vale la pena di segnalare per la sua originalità e gradevolezza la lunghissima aiuola di via San Marco con 24 Pyrus calleryana che al piede hanno una distesa morbida e leggera di due specie di graminacee, Miscanthus sinensis e Calamagrostis .
Molti condomini hanno cominciato a prendersi cura degli spazi di verde trascurato di fonte alle loro abitazioni e in alcuni casi questi interventi sono interessanti e ben progettati. E’ il caso di due recenti realizzazioni vicino a casa mia in via Bronzetti. Nel primo caso si è scelto di piantare una lunga fila di Abelia grandiflora lungo la recinzione che delimita l’aiuola (scelta intelligente in quanto si tratta di un arbusto molto resistente anche alla siccità estiva e che regala una lunghissima fioritura) e nel mezzo alcune palmette giapponesi (Trachicarpus fortunei), piccoli bossi variegati e come tappezzanti delle convallarie a onde.
Nel secondo caso due lunghe aiuole con una serie di bossi a palla di diverse dimensioni e alcuni bossi a cono: un intervento decisamente più costoso ma molto elegante, di manutenzione abbastanza contenuta e con un bell’effetto scenografico di insieme.
Personalmente amo molto il giardino invernale e come mi è capitato di fare nei confronti dell’altro nemico giurato del giardino, l’ombra, vorrei spendere qualche parola a difesa di una stagione che può regalare molte piacevolezze e suggestioni, di colori, di particolari più nascosti e anche di fiori e profumi. Va detto poi che l’inverno è un giudice severo dell’impianto di un giardino che senza dubbio risulta riuscito se sa vincere la sfida di un periodo in cui risaltano le strutture, le architetture e l’impianto del giardino. Come dire facile fare un bel giardino che è tutto fiorito in primavera!
Partendo dai rami colorati c’è un’ampia scelta di essenze: basti pensare alle tante varietà di cornus che ci offrono una gamma veramente ricchissima di tonalità dal giallo acido al rosso brillante, al corallo, all’arancio. Ecco qualche esempio:
Cornus "Green light"
Cornus flaviramea stolonifera
Cornus sibirica specie e Hamamelis "Diana"
Un altro arbusto che diventa molto interessante nel periodo invernale per lo straordinario colore bianco dei rami spogli è Rubus cockburnianus, rustico, di crescita veloce, senza pretese (sia in forma di arbusto di media altezza che di tappezzante adatto a risolvere il problema ad esempio di pendii).
Rubus cockburnianus in estate
Rami invernali del Rubus (foto scaricata da Internet)
Se poi passiamo alle cortecce anche qui c’è da sbizzarirsi sia per la scelta dei colori che delle tessiture che diventano elementi preziosi da ammirare in inverno; solo qualche esempio:
Acer conspicuum "Phoenix"
Betula nigra
Salix vitellina "Alba"
Per quanto riguarda fiori e profumi non si può non avere nel proprio giardino almeno un calicanto, anche della specie più semplice (Calicanthus praecox), che anche se non è particolarmente aggraziato nel resto dell’anno ci regala da dicembre a gennaio una esplosione di fiori giallo scuro sui rami nudi dalla fragranza inconfondibile; consiglio poi di piantare delle sarcococche che oltre alle bacche (rosse in Sarcococca ruscifolia) si riempiono di fiorellini bianchi profumatissimi tra gennaio e marzo.
Fiore di Calycanthus praecox (immagine da Internet)
Sarcococca hookeriana
Bacche di Sarcococca ruscifolia (immagine da Internet)
Per finire con i fiori si possono piantare ellebori di diverse specie e varietà per avere una fioritura da dicembre fino ad aprile e poi non devono mancare le camelie invernali, tra cui prediligo le sasanqua che hanno un portamento molto più morbido e naturale delle primaverili.
Helleborus niger e Galanthus nivalis (bucaneve)
Helleborus orientalis
Camellia sasanqua a fiore semplice
Infine un altro arbusto che fiorisce sui rami nudi tra febbriaio e marzo e che a seconda della varietà è disponibile con fiori gialli, oppure arancio o rosso brillante, alcuni profumati, è Hamamelis, un grosso arbusto che nel mondo anglosassione è noto come Nocciolo delle streghe (Witch hazel).
Hamamelis x intermedia "Diane"
Hamamelis x intermedia "Jelena" e Cornus stolonifera
Piccola bibliografia sul giardino invernale
Rosemary Verey, The garden in winter, Frances Lincoln, 2002: spunti progettuali e guida alle piante di una grande paesaggista inglese
Eluned Price, The winter garden, Salamander Books, 1996: bellissime immagini di Clive Nichols e una guida alle piante
Linda Gray, Grow your winter garden, New Holland, 2011:la coltivazione di ortaggi, erbe e frutti invernali
Nell’ambito di Ortogiardino – salone dedicato al giardinaggio organizzato da Pordenone Fiere – si terrà un concorso su “I colori del giardino”: i progetti verranno esposti dal 3 all’11 marzo in occasione del Primo Festival dei giardini a Pordenone.
Le iscrizioni al concorso sono state prorogate al 31 dicembre 2011.
Per informazioni: sito web http://ortogiardinopordenone.it; mail festivalgiardini@fierapordenone.it
Sono reduce da un viaggio molto intenso e importante nel nord dell’India organizzato da una associazione di giovani architetti che pianifica viaggi sui temi dell’archirettura Arcometa. Un itinerario che ha integrato piacevomente mete turistiche classiche (Delhi, Agra e Jaipur) con alcune invece meno scontate e anche meno affollate, quali Chandigarh la città capitale del Punjab progettata ex novo da Le Corbusier e Ahmedabad, capitale del Gujarat, con un centro storico interessante e incasinato e alcune architetture molto suggestive di Le Corbusier, Kahn, Doshi e Correa.
Il viaggio è stato breve, 14 giorni con molti spostamenti interni e passaggi in diverse regioni, dal Rajastan, al Punjab all’Uttar Pradesh e al Gujarat: che dire si è trattato solo di un primo assaggio di quel continente così misterioso e così lontano da noi ma, appena tornata ho già voglia di ripartire per conoscere meglio l’India e in primo luogo esplorare l’India induista.
Concordo pienamente con le meravigliose parole di Jean-Claude Carrière nella sua introduzione al Dictionnaire amoureux de l’Inde: “l’amore per l’India è difficile, richiede molti soggiorni e un’attitudine molto strana fatta di candore, che predispone allo stupore e di uno scetticismo critico che sappia mettere in discussione l’oggetto d’amore. Il paesaggio si dimentica in fretta, tanto si impone la presenza umana. Se noi non amiamo gli uomini, se non siamo disposti a mescolarci e a confrontarci, non andiamo in India. La folla è il paesaggio principale, è l’attore di tutte le cose…”
In effetti le persone ti restano nel cuore, i loro sguardi curiosi, dolci e diretti, la loro semplicità e la loro capacità di vivere in mezzo a mille contraddizioni, nonostante tutto. Io tifo per l’India rispetto alla Cina e sono convinta che riuscirà a trovare una sua strada, un suo modello di sviluppo senza tradire troppo la propria cultura e la propria identità.
Le strade, e anche le autostrade se possiamo chiamarle così abituati ai nostri parametri, sono un poco la metafora di questo paese: tutto convive in un casino spaventoso dove miracolosamente pedoni, ciclisti, mucche e capre, automobili, camion e “tuk tuk” (ape piaggio che funzionano da piccoli taxi) si mescolano senza che si produca ogni momento un incidente mortale come ci aspetteremmo. Tutti suonano e in fondo nessuno ha la fretta che abbiamo noi di arrivare alla meta.
Una piccola galleria di immagini di scene di vita, di architetture classiche e moderne. Cominciamo dalle scene di vita quotidiana
Ahmedabad
Su un muretto dell’Indian Institute of management un cane davvero elegante!
Agra Itmat Ut Daula : una coppia
Centro di Jaipur: mucche in sosta in mezzo alla strada
Gruppetto di teenager davanti ad una moschea:Sarkhej Roza, Ahmedabad
Airone e bufale, Sarkhej Roza
Chandigarh, carretto con mucca addobbata a festa
Una scimmia che sgranocchia i rami degli alberi in un giardino
L’albero degli uccelli: Indian Institute of management
Un altro protagonista della strada vicino a un classico “Tuk tuk”: Chandigarh
Ecco qualche immagine di architetture e giardini moghul
Il mitico Taj Mahal che riesce davvero a emozionare nonostante le tante immagini che abbiamo negli occhi: da vedere assolutamente con la luce dell’alba!
La grande piazza dell’Amber Fort ad Agra con gli elefanti colorati che scortano i turisti….
Il Palazzo dei venti di Jaipur, la città rosa
Uno degli splendidi giardini all’interno dell’Amber Fort, che mi fa venire in mente il giardino cubista a Noailles progettato da Gabriel Guévrekian
Un giardino pensile di fronte ad Amber Fort
L’incredibile pozzo a gradoni Chand Baori ad Abhaneri
La città abbandonata di Fatehpur Sikri
Fatehpur Sikri
Humyun Tomb con il caratteristico giardino di stile persiano “chahar bagh”
La tomba di Itmat Ut Daula ad Agra
Il suggestivo Qutub Minar a Delhi
Red For Delhi
E per finire qualche immagine delle architetture moderne di Le Corbusier, Kahn, Correa e Doshi
Le Corbusier e Nehru
Giovani studenti davanti alla planimetria di Chandigarh disegnata da Le Corbusier negli anni cinquanta
Chandigarh: prospettiva dei palazzi istituzionali progettati da Le Corbusier
Chandigarh: scorcio del Palazzo di Giustizia
Chandigarh, Palazzo di giustizia
Indian Institute of management di L. Kahn
Indian Institute of management Kahn
Jamahar Kala Kendra: museo progettato da C. Correa a Jaipur
Jamahar Kala Kendra: scorcio di un giardino interno
Ahmenabad Sarabhai House di Le Corbusier
Ahmenabad Textile Mills Association Le Corbusier
Uno scorcio del Cept, università di architettura progettata da Doshi a Ahmedabad
Una quantità straordinaria di alberi, molti per me assolutamente sconosciuti, dalle fioriture straordinarie, dal portamento architettonico, lasciati ad esprimere le loro potenzialità senza offensive e incongrue potature. Tra i più diffusi i profumati e incantevoli frangipane (Plumeria obtusa e rubra),le tante specie di ficus, molte cassie (Cassia siamese roxburgii), bellissimi esemplari di Koelreuteria apiculata, i versatili “ashok”(Polyathia longifolia) , dalle lunghe foglie lanceolate e dalla forma colonnare, usati in tanti modi diversi sia come esemplari isolati che in filari, le eleganti Grevillea robusta, una proteacea dalle foglie verde intenso, incise e pennate che ricordano quelle delle felci e dai fiori appariscenti giallo-arancio. E poi ancora tante magnolie, palme, eucalipti e manghi e tante specie di albizia.
Bouganvillee a profusione, di ogni colore, sia lungo le autostrade al posto dei nostri oleandri che a coprire gli alberi con la generosità delle Rosa banksia.
Qui di seguito una piccola galleria di immagini
Alberi e arbusti fioriti
Alstonia scholaris: sempreverde, originaria delle foreste dell’Himalaya, della famiglia del frangipane, piccoli fiori verde-bianco molto profumati
Bauhinia variegata: deciduo, della famiglia della cassia, dalle foglie cuoriformi e dai fiori appariscenti, tollera il gelo e il secco
Bouganvillea: una parete fiorita
Bouganvillea: a coprire un albero
Cassia siamea: piccolo albero deciduo, fiori gialli in lunghi grappoli
Un filodendro si arrampica su una Grevillea
Cordia sebestena: piccolo albero che quasi tutto l’anno produce fiori a campana scarlatti
Dipladenia dai fiori bianchi
Gardenia lucida: specie che cresce in natura nei territori più secchi
Ixora coccinea: piccolo arbusto ornamentale della famiglia della rubiale originario dell’India
Plumeria obtusa (frangipane): piccoli alberi sempreverdi dai fiori bianchi profumati, una presenza molto diffusa a Delhi
Plumeria obtusa
Quisqualis indica: rampicante sempreverde, con fiori che cambiano colore durante la stagione
Tecoma castanifolia:piccolo albero deciduo della famiglia delle Jacaranda, dai caratteristici fiori gialli a trombetta
Thevetia peruviana (oleandro giallo): piccolo albero o arbusto sempreverde dalle foglie molto strette e dai fiori gialli, ricorda l’oleandro
Thumbergia grandiflora: rampicante delicato, nativo dell’India, dai caratteristici fiori tubolari blu cielo o violetto
Sono rimasta colpita dall’uso degli alberi, sia come esemplari isolati a fare da quinta scenografica alle architetture, sia in filari, Ecco alcuni esempi di alberi interessanti per le loro qualità architettoniche.
Callistemon lanceolata: un boschetto che ricorda l’uso dei salici piangenti per la forma ricadente dei rami
Drypetes roxburghii: albero sempreverde di media taglia, con rami penduli e foglie verde scuro, dalla bella chioma espansa
Ficus amplissima: dalle caratteristiche radici aeree che si avvolgono intorno al tronco
Ficus benghalensis: dalla chioma molto estesa
Grevillea robusta: particolare delle foglie simili alle felci
Grevillea robusta: un filare
Stupendi esemplari di Koelreuteria apiculata dai caratteristici frutti autunnali color rosa-arancio
Mimusops elengi: albero di media grandezza, semisempreverde, dalla bella chioma espansa, fiori bianchi profumati
Polyaltha longifolia: particolare delle foglie lanceolate
Polyaltha longifolia: una cortina di esemplari in forma
Polyalta longifolia in forma
Roystonea regia: famiglia delle palme, dai caratteristici tronchi grigi lisci
I giardini e gli orti condivisi romani, i gruppi di guerilla gardening, associazioni di cittadini hanno realizzato un orto mobile con l’Accampata romana che si è stabilita a Santa Croce in Gerusalemme. Si tratta di un orto invernale a basso impatto ambientale e reversibile, realizzato in maniera corale attraverso il riciclaggio di cassette in legno da mercato ortofrutticolo prima dipinte e poi riempite con sacchi di juta riciclati e terriccio vegetale e piantine provenienti da diversi giardini e orti condivisi.
Per saperne di più zapparomana@gmail.com e su facebook https://www.facebook.com/#!/media/set/?set=a.188345127914707.47551.100002176626503&type=3
Qui di seguito alcune immagini
orto errante - accampata romana : le cassette colorate
Al lavoro!
La fase della piantumazione
Il giardino “segreto” di via Terraggio a Milano si apre alle scuole
Per iniziativa della Commissione Verde Ambiente di zona 1 e dell’associazione Civiltà contadina lo scorso 12 novembre gli alunni delle scuole dei dintorni sono stati coinvolti in un lavoro di giardinaggio collettivo che vedrà luce nella prossima primavera (vedi articolo Corriere della sera).
Ecco alcune foto della giornata
Paola Violani, “L’orto e l’anima. Dal giardino dell’Eden agli orti urbani”, Vallardi, 2011 (scheda allegata)
Reginald Arker,”Memorie di un vecchio giardiniere”, Elliot Edizioni – Collana Raggi, 2011 (scheda allegata)
Giuseppe Gisotti, “Le unità di paesaggio. Analisi geomorfologica per la pianificazione territoriale e urbanistica”, Dario Flaccovio Editore (scheda allegata)
Olivier Filippi, “Alternatives au gazon. Le guide de la couverture du sol en climat sec”, Actes Sud, 2011 (vedi scheda)