Personalmente amo molto il giardino invernale e come mi è capitato di fare nei confronti dell’altro nemico giurato del giardino, l’ombra, vorrei spendere qualche parola a difesa di una stagione che può regalare molte piacevolezze e suggestioni, di colori, di particolari più nascosti e anche di fiori e profumi. Va detto poi che l’inverno è un giudice severo dell’impianto di un giardino che senza dubbio risulta riuscito se sa vincere la sfida di un periodo in cui risaltano le strutture, le architetture e l’impianto del giardino. Come dire facile fare un bel giardino che è tutto fiorito in primavera!
Partendo dai rami colorati c’è un’ampia scelta di essenze: basti pensare alle tante varietà di cornus che ci offrono una gamma veramente ricchissima di tonalità dal giallo acido al rosso brillante, al corallo, all’arancio. Ecco qualche esempio:
Cornus "Green light"
Cornus flaviramea stolonifera
Cornus sibirica specie e Hamamelis "Diana"
Un altro arbusto che diventa molto interessante nel periodo invernale per lo straordinario colore bianco dei rami spogli è Rubus cockburnianus, rustico, di crescita veloce, senza pretese (sia in forma di arbusto di media altezza che di tappezzante adatto a risolvere il problema ad esempio di pendii).
Rubus cockburnianus in estate
Rami invernali del Rubus (foto scaricata da Internet)
Se poi passiamo alle cortecce anche qui c’è da sbizzarirsi sia per la scelta dei colori che delle tessiture che diventano elementi preziosi da ammirare in inverno; solo qualche esempio:
Acer conspicuum "Phoenix"
Betula nigra
Salix vitellina "Alba"
Per quanto riguarda fiori e profumi non si può non avere nel proprio giardino almeno un calicanto, anche della specie più semplice (Calicanthus praecox), che anche se non è particolarmente aggraziato nel resto dell’anno ci regala da dicembre a gennaio una esplosione di fiori giallo scuro sui rami nudi dalla fragranza inconfondibile; consiglio poi di piantare delle sarcococche che oltre alle bacche (rosse in Sarcococca ruscifolia) si riempiono di fiorellini bianchi profumatissimi tra gennaio e marzo.
Fiore di Calycanthus praecox (immagine da Internet)
Sarcococca hookeriana
Bacche di Sarcococca ruscifolia (immagine da Internet)
Per finire con i fiori si possono piantare ellebori di diverse specie e varietà per avere una fioritura da dicembre fino ad aprile e poi non devono mancare le camelie invernali, tra cui prediligo le sasanqua che hanno un portamento molto più morbido e naturale delle primaverili.
Helleborus niger e Galanthus nivalis (bucaneve)
Helleborus orientalis
Camellia sasanqua a fiore semplice
Infine un altro arbusto che fiorisce sui rami nudi tra febbriaio e marzo e che a seconda della varietà è disponibile con fiori gialli, oppure arancio o rosso brillante, alcuni profumati, è Hamamelis, un grosso arbusto che nel mondo anglosassione è noto come Nocciolo delle streghe (Witch hazel).
Hamamelis x intermedia "Diane"
Hamamelis x intermedia "Jelena" e Cornus stolonifera
Piccola bibliografia sul giardino invernale
Rosemary Verey, The garden in winter, Frances Lincoln, 2002: spunti progettuali e guida alle piante di una grande paesaggista inglese
Eluned Price, The winter garden, Salamander Books, 1996: bellissime immagini di Clive Nichols e una guida alle piante
Linda Gray, Grow your winter garden, New Holland, 2011:la coltivazione di ortaggi, erbe e frutti invernali
Nell’ambito di Ortogiardino – salone dedicato al giardinaggio organizzato da Pordenone Fiere – si terrà un concorso su “I colori del giardino”: i progetti verranno esposti dal 3 all’11 marzo in occasione del Primo Festival dei giardini a Pordenone.
Le iscrizioni al concorso sono state prorogate al 31 dicembre 2011.
Per informazioni: sito web http://ortogiardinopordenone.it; mail festivalgiardini@fierapordenone.it
Sono reduce da un viaggio molto intenso e importante nel nord dell’India organizzato da una associazione di giovani architetti che pianifica viaggi sui temi dell’archirettura Arcometa. Un itinerario che ha integrato piacevomente mete turistiche classiche (Delhi, Agra e Jaipur) con alcune invece meno scontate e anche meno affollate, quali Chandigarh la città capitale del Punjab progettata ex novo da Le Corbusier e Ahmedabad, capitale del Gujarat, con un centro storico interessante e incasinato e alcune architetture molto suggestive di Le Corbusier, Kahn, Doshi e Correa.
Il viaggio è stato breve, 14 giorni con molti spostamenti interni e passaggi in diverse regioni, dal Rajastan, al Punjab all’Uttar Pradesh e al Gujarat: che dire si è trattato solo di un primo assaggio di quel continente così misterioso e così lontano da noi ma, appena tornata ho già voglia di ripartire per conoscere meglio l’India e in primo luogo esplorare l’India induista.
Concordo pienamente con le meravigliose parole di Jean-Claude Carrière nella sua introduzione al Dictionnaire amoureux de l’Inde: “l’amore per l’India è difficile, richiede molti soggiorni e un’attitudine molto strana fatta di candore, che predispone allo stupore e di uno scetticismo critico che sappia mettere in discussione l’oggetto d’amore. Il paesaggio si dimentica in fretta, tanto si impone la presenza umana. Se noi non amiamo gli uomini, se non siamo disposti a mescolarci e a confrontarci, non andiamo in India. La folla è il paesaggio principale, è l’attore di tutte le cose…”
In effetti le persone ti restano nel cuore, i loro sguardi curiosi, dolci e diretti, la loro semplicità e la loro capacità di vivere in mezzo a mille contraddizioni, nonostante tutto. Io tifo per l’India rispetto alla Cina e sono convinta che riuscirà a trovare una sua strada, un suo modello di sviluppo senza tradire troppo la propria cultura e la propria identità.
Le strade, e anche le autostrade se possiamo chiamarle così abituati ai nostri parametri, sono un poco la metafora di questo paese: tutto convive in un casino spaventoso dove miracolosamente pedoni, ciclisti, mucche e capre, automobili, camion e “tuk tuk” (ape piaggio che funzionano da piccoli taxi) si mescolano senza che si produca ogni momento un incidente mortale come ci aspetteremmo. Tutti suonano e in fondo nessuno ha la fretta che abbiamo noi di arrivare alla meta.
Una piccola galleria di immagini di scene di vita, di architetture classiche e moderne. Cominciamo dalle scene di vita quotidiana
Ahmedabad
Su un muretto dell’Indian Institute of management un cane davvero elegante!
Agra Itmat Ut Daula : una coppia
Centro di Jaipur: mucche in sosta in mezzo alla strada
Gruppetto di teenager davanti ad una moschea:Sarkhej Roza, Ahmedabad
Airone e bufale, Sarkhej Roza
Chandigarh, carretto con mucca addobbata a festa
Una scimmia che sgranocchia i rami degli alberi in un giardino
L’albero degli uccelli: Indian Institute of management
Un altro protagonista della strada vicino a un classico “Tuk tuk”: Chandigarh
Ecco qualche immagine di architetture e giardini moghul
Il mitico Taj Mahal che riesce davvero a emozionare nonostante le tante immagini che abbiamo negli occhi: da vedere assolutamente con la luce dell’alba!
La grande piazza dell’Amber Fort ad Agra con gli elefanti colorati che scortano i turisti….
Il Palazzo dei venti di Jaipur, la città rosa
Uno degli splendidi giardini all’interno dell’Amber Fort, che mi fa venire in mente il giardino cubista a Noailles progettato da Gabriel Guévrekian
Un giardino pensile di fronte ad Amber Fort
L’incredibile pozzo a gradoni Chand Baori ad Abhaneri
La città abbandonata di Fatehpur Sikri
Fatehpur Sikri
Humyun Tomb con il caratteristico giardino di stile persiano “chahar bagh”
La tomba di Itmat Ut Daula ad Agra
Il suggestivo Qutub Minar a Delhi
Red For Delhi
E per finire qualche immagine delle architetture moderne di Le Corbusier, Kahn, Correa e Doshi
Le Corbusier e Nehru
Giovani studenti davanti alla planimetria di Chandigarh disegnata da Le Corbusier negli anni cinquanta
Chandigarh: prospettiva dei palazzi istituzionali progettati da Le Corbusier
Chandigarh: scorcio del Palazzo di Giustizia
Chandigarh, Palazzo di giustizia
Indian Institute of management di L. Kahn
Indian Institute of management Kahn
Jamahar Kala Kendra: museo progettato da C. Correa a Jaipur
Jamahar Kala Kendra: scorcio di un giardino interno
Ahmenabad Sarabhai House di Le Corbusier
Ahmenabad Textile Mills Association Le Corbusier
Uno scorcio del Cept, università di architettura progettata da Doshi a Ahmedabad
Una quantità straordinaria di alberi, molti per me assolutamente sconosciuti, dalle fioriture straordinarie, dal portamento architettonico, lasciati ad esprimere le loro potenzialità senza offensive e incongrue potature. Tra i più diffusi i profumati e incantevoli frangipane (Plumeria obtusa e rubra),le tante specie di ficus, molte cassie (Cassia siamese roxburgii), bellissimi esemplari di Koelreuteria apiculata, i versatili “ashok”(Polyathia longifolia) , dalle lunghe foglie lanceolate e dalla forma colonnare, usati in tanti modi diversi sia come esemplari isolati che in filari, le eleganti Grevillea robusta, una proteacea dalle foglie verde intenso, incise e pennate che ricordano quelle delle felci e dai fiori appariscenti giallo-arancio. E poi ancora tante magnolie, palme, eucalipti e manghi e tante specie di albizia.
Bouganvillee a profusione, di ogni colore, sia lungo le autostrade al posto dei nostri oleandri che a coprire gli alberi con la generosità delle Rosa banksia.
Qui di seguito una piccola galleria di immagini
Alberi e arbusti fioriti
Alstonia scholaris: sempreverde, originaria delle foreste dell’Himalaya, della famiglia del frangipane, piccoli fiori verde-bianco molto profumati
Bauhinia variegata: deciduo, della famiglia della cassia, dalle foglie cuoriformi e dai fiori appariscenti, tollera il gelo e il secco
Bouganvillea: una parete fiorita
Bouganvillea: a coprire un albero
Cassia siamea: piccolo albero deciduo, fiori gialli in lunghi grappoli
Un filodendro si arrampica su una Grevillea
Cordia sebestena: piccolo albero che quasi tutto l’anno produce fiori a campana scarlatti
Dipladenia dai fiori bianchi
Gardenia lucida: specie che cresce in natura nei territori più secchi
Ixora coccinea: piccolo arbusto ornamentale della famiglia della rubiale originario dell’India
Plumeria obtusa (frangipane): piccoli alberi sempreverdi dai fiori bianchi profumati, una presenza molto diffusa a Delhi
Plumeria obtusa
Quisqualis indica: rampicante sempreverde, con fiori che cambiano colore durante la stagione
Tecoma castanifolia:piccolo albero deciduo della famiglia delle Jacaranda, dai caratteristici fiori gialli a trombetta
Thevetia peruviana (oleandro giallo): piccolo albero o arbusto sempreverde dalle foglie molto strette e dai fiori gialli, ricorda l’oleandro
Thumbergia grandiflora: rampicante delicato, nativo dell’India, dai caratteristici fiori tubolari blu cielo o violetto
Sono rimasta colpita dall’uso degli alberi, sia come esemplari isolati a fare da quinta scenografica alle architetture, sia in filari, Ecco alcuni esempi di alberi interessanti per le loro qualità architettoniche.
Callistemon lanceolata: un boschetto che ricorda l’uso dei salici piangenti per la forma ricadente dei rami
Drypetes roxburghii: albero sempreverde di media taglia, con rami penduli e foglie verde scuro, dalla bella chioma espansa
Ficus amplissima: dalle caratteristiche radici aeree che si avvolgono intorno al tronco
Ficus benghalensis: dalla chioma molto estesa
Grevillea robusta: particolare delle foglie simili alle felci
Grevillea robusta: un filare
Stupendi esemplari di Koelreuteria apiculata dai caratteristici frutti autunnali color rosa-arancio
Mimusops elengi: albero di media grandezza, semisempreverde, dalla bella chioma espansa, fiori bianchi profumati
Polyaltha longifolia: particolare delle foglie lanceolate
Polyaltha longifolia: una cortina di esemplari in forma
Polyalta longifolia in forma
Roystonea regia: famiglia delle palme, dai caratteristici tronchi grigi lisci
I giardini e gli orti condivisi romani, i gruppi di guerilla gardening, associazioni di cittadini hanno realizzato un orto mobile con l’Accampata romana che si è stabilita a Santa Croce in Gerusalemme. Si tratta di un orto invernale a basso impatto ambientale e reversibile, realizzato in maniera corale attraverso il riciclaggio di cassette in legno da mercato ortofrutticolo prima dipinte e poi riempite con sacchi di juta riciclati e terriccio vegetale e piantine provenienti da diversi giardini e orti condivisi.
Per saperne di più zapparomana@gmail.com e su facebook https://www.facebook.com/#!/media/set/?set=a.188345127914707.47551.100002176626503&type=3
Qui di seguito alcune immagini
orto errante - accampata romana : le cassette colorate
Al lavoro!
La fase della piantumazione
Il giardino “segreto” di via Terraggio a Milano si apre alle scuole
Per iniziativa della Commissione Verde Ambiente di zona 1 e dell’associazione Civiltà contadina lo scorso 12 novembre gli alunni delle scuole dei dintorni sono stati coinvolti in un lavoro di giardinaggio collettivo che vedrà luce nella prossima primavera (vedi articolo Corriere della sera).
Ecco alcune foto della giornata
Paola Violani, “L’orto e l’anima. Dal giardino dell’Eden agli orti urbani”, Vallardi, 2011 (scheda allegata)
Reginald Arker,”Memorie di un vecchio giardiniere”, Elliot Edizioni – Collana Raggi, 2011 (scheda allegata)
Giuseppe Gisotti, “Le unità di paesaggio. Analisi geomorfologica per la pianificazione territoriale e urbanistica”, Dario Flaccovio Editore (scheda allegata)
Olivier Filippi, “Alternatives au gazon. Le guide de la couverture du sol en climat sec”, Actes Sud, 2011 (vedi scheda)
L’assessorato alle politiche sociali del Comune di Milano promuove l’iniziativa “Piano freddo” che sarà attiva dal 15 novembre 2011 al 31 marzo 2012 per aiutare i senza fissa dimora della città.
Tutti i cittadini possono contribuire alla catena solidale segnalando situazioni di bisogno a:
– Centro aiuto Stazione centrale tel 02/88447645
– Casa dell’accoglienza Ortles, tel 02/88445239 (serale e notturno). Sabato 19 novembre Giornata aperta in via Ortles 69 dalle 10 alle 17
Ho sempre trovato “Garden design” di Sylvia Crowe (tradotto in italiano da Muzzio con il titolo “Il progetto del giardino”) uno dei più importanti e utili manuali di progettazione del giardino, per la sue osservazioni al tempo stesso acute, profonde e così pratiche su tanti elementi che entrano in gioco nella creazione di uno spazio verde sia su piccola che su grande scala. Illuminanti per me le sue considerazioni sull’uso dell’acqua o sull’impiego della vegetazione. Un libro che dovrebbe stare sul comodino di ogni paesaggista per consultarlo ogni volta che si deve affrontare qualche aspetto cruciale nell’ideazione di un giardino o di un parco.
Ho perciò molto apprezzato che quest’anno fosse proprio lei la paesaggista a cui è stato dedicato il bell’appuntamento annuale del convegno “Donne protagoniste della storia del giardino”, organizzato dal Garden Club di Monza e della Brianza assieme a Orticola di Lombardia per questa settima edizione.
Francesca Orestano e Filippo Pizzoni hanno rispettivamente tracciato un suo profilo e illustrato i suoi principali progetti mettendo in luce il ruolo di straordinaria pioniera che questa donna energica, volitiva e antesignana ha saputo rivestire nella storia del paesaggismo del ‘900.
Sylvia Crowe
Il suo contributo alla professione di paesaggista è stato fondamentale in quanto ha contribuito in prima persona a istituzionalizzare questa figura professionale sia in qualità di presidente del Landscape Institute che come fondatrice dell’IFLa-International Federation of Landscape Architects e ha saputo interpretare a tutto tondo il compito del paesaggista operando in progetti di larghissima scala, dall’inserimento paesistico dei grandi insediamenti industriali alle consulenze per la progettazione delle New towns inglesi sia infine per gli interventi di forestazione della Forestry Commission di cui fu l’unico membro femminile.
Alcune parole chiave del suo pensiero progettuale: la morfologia del terreno è il fondamento di ogni paesaggio; un corretto utilizzo della vegetazione implica una profonda conoscenza delle qualità che le piante possiedono e del ruolo che si vuole affidare loro; qualunque occasione di usare l’acqua va sfruttata; la progettazione dei giardini e la scultura sono complementari; i confini sono parte dell’essenza del giardino; il disegno del terreno ha due funzioni: costituire il piano orizzontale e consentire l’accesso.
Fontana in cemento per il giardino della Cement and concrete Association, 1959
Roof garden per Scottish Widow Head Office, 1976
Come chiusura del convegno è stato assegnato il premio Lavinia Taverna a una giovane giardiniera, Clara Pozzi, che dopo studi classici, una laurea in Agraria all’Università di Firenze e un tirocinio universitario presso i giardini di Boboli, ha deciso che la sua vera vocazione è quella di fare la giardiniera a tempo pieno!
All’ultima edizione di Orticolario a Villa Erba sono stati allestiti 6 piccoli giardini emozionali che hanno proposto al pubblico differenti ambienti con un uso molto raffinato e originale di piante e di elementi di arredo: una bella occasione per dare spunti ai visitatori ed educarli anche ad un utilizzo meno scontato di essenze erbacee e arbustive. Regista di queste realizzazioni effimere la giovane garden designer Barbara Negretti che davvero ha dimostrato di saper lavorare con creatività e competenza botanica con le combinazioni vegetali.
Molto raffinato il ” Giardino addormentato” , una sorta di piccolo spazio segreto da scoprire attraverso una tenda leggera, con piante tutte giocate sulle tonalità argentate delle foglie e delle fioriture bianche e azzurre (tra le altre Teucrium fruticans Azureum, Stackys bizantina, Lavandula hidcote, Vitex agnus castus…).
Piccolo scorcio del giardino (Foto Giorgio Missoni)
“Elogio al vento” propone una scenografia all’insegna di piante leggere e piumose con fiori bianchi e rosa acceso: tra le graminacee Panicum virgatum Dallas Blue, Pennisetum alopecuroides National Arboretum; tra le perenni Sedum spectabile variegato, Geranium nodosum, Echinacea purpurea Alba, Anemone H. Bressingham Glow.
Planimetria di "Elogio al vento"
Uno scorcio del giardino (Foto di Giorgio Missoni)