Durante le vacanze di Natale sono stata alcuni giorni nel Montefeltro e ho fatto un giro tra la sempre stupefacente Urbino e una serie di piccoli paesi arroccati sui pendii che segnano un paesaggio molto bello, più selvaggio e incontaminato dei paesaggi toscani e amio parere anche forse più intriganti perchè assolutamente meno turistici e quindi più da scoprire con calma e silenzio. L’idea di questo piccolo tour era anche quella di visitare alcuni dei luoghi dove Tonino Guerra, grande poeta, artista, pieno di ironia e amore per le sue terre (il suo paese natale è in Romagna ma ha regalato anche a questi luoghi che ricordano la Romagna i suoi tesori) ha creato negli anni alcune installazioni tra Pennabili, Perticara, Bascio, Pietracuta, Sant’Agata Feltria, fino a Sant’Arcangelo di Romagna e Cervia.
Purtroppo i luoghi di Guerra giacciono ora in stato di semi-abbandono per confermare ancora una volta come gli italiani siano un popolo senza memoria e incapace di conservare quello che i suoi artisti più generosi hanno donato al nostro paese. Ma vale la pena di visitarli, nonostante tutta l’incuria…
Ecco alcune immagini:
Paesaggio intorno a San Leo
Paesaggio avvolto nella nebbia
Vicino a Peglio, altro paesino arroccato
Il piccolo borgo di Cavoleto dove abbiamo soggiornato nel bellissimo bed and breakfast omonimo
Vista dal piccolo giardno della locanda Cavoleto
Un vaso con il vischio
Fiori tra i sassi…
Prospetto del Palazzo ducale di Urbino
A Fano ho fotografto di sera un filare di Sorbus domestica con le loro brillanti bacche gialle: un vero spettacolo
La torre di Bascio ai cui piedi Guerra ha creato il suo Giardino pietrificato
Il tappeto delle onde quiete, un omaggio a Giotto
Il tappeto delle onde quiete nel giardino pietrificato. Idea di Tonino Guerra e opera realizzata da Giò Urbinati
Il portale dell’orto dei frutti dimenticati di Tonino Guerra a Pennabili
Pennabili, La fontana a forma di foglia
Una delle piastrelle dedicate ai mesi sempre nell’orto dei frutti dimenticati: ogni mese ha una frase poetica di deliziosa e toccante poesia
La meridiana dell’incontro: omaggio a Federico Fellini e a Giulietta Masina
Ecco un nuovo contributo di Federica Raggio che ci racconta della sua visita agli straordinari affreschi di Villa Livia a Roma, una sorta di bosco verticale ante litteram
Milano presto avrà il suo, un’idea architettonicamente audace, paesaggisticamente molto impegnativa da mantenere ” comme il faut”, con un senso di abbandono già in agguato. Ahimè sono scettica, perché nella mia città si fatica a gestire il verde naturalmente orizzontale. Quello volutamente e artificialmente verticale mi dà serie preoccupazioni, ma spero di venire presto smentita. Non è, però, su questo bosco che ho intenzione di soffermare le mie divagazioni.
L’oggetto delle mie attenzioni è il boschetto verticale più in voga nella Roma imperiale; l’illusorio giardino-paradiso che troviamo chez Livia, moglie del primo imperatore Ottaviano Augusto, nel ninfeo sotterraneo della villa, collocata dagli antichi al miglio X della via Flaminia ora all’incrocio con la Tiberina, all’altezza di Prima Porta, nella prima periferia romana. Non sono stata invitata per un dejeuner sur l’herbe, e neppure per un flûte di bollicine al calar del sole. Sono capitata un po’ per caso, e come può succedere con gli autoinviti, mi sono dovuta metter in tasca la prima grande sorpresa. Non sapevo che gli affreschi si trovano chez Maxime, al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, zona Termini, pieno centro città. Accolta dal custode, sono stata accompagnata tra le rovine del sito archeologico in compagnia dalla gatta Mimì che ci apriva la strada.
La signora Livia scelse per la sua villa con complesso termale, situazione di poggio per godersi uno scenario al top, anche se ora la fantasia deve sudare parecchio per sfrangiare dalla vista tutto quello che i 20 e passa secoli di vita hanno costruito in quei dintorni, panorama inquinato da alcuni punti di – ei fu – belvedere. Ma, salita sul poggetto e lasciata la borgata alle spalle, si staglia la potenza del luogo, scelto da colui che fondò l’Impero romano e la magia compare netta e improvvisa assieme al gentile e zelante custode che cura la Villa. Quel giorno ero io sola.
“…a Livia Drusilla…un’aquila lasciò cadere dall’alto in grembo…una gallina di straordinario candore che teneva nel becco un ramo di alloro con le sue bacche. Gli aruspici ingiunsero di allevare il volatile e la sua prole, di piantare il ramo e custodirlo religiosamente.
Questo fu fatto nella villa dei Cesari che domina il fiume Tevere presso il IX miglio della Via Flaminia, che perciò è chiamata alle Galline; e ne nacque prodigiosamente un boschetto.” (Plin. nat. XV, 136-137). Gli imperatori raccoglievano in quel bosco i ramoscelli da tenere in mano durante le battaglie. La stanza ipogea esiste ancora ma il “giardino” è stato sostituito da una copia fotografica 1:1 di scadentissima qualità. L’intera area archeologica è poveramente gestita per mancanza di fondi, ma amorevolmente curata dal custode che fa anche da guida e racconta le antiche gesta di Augusto fondatore dell’Impero romano.
Quello che invece si trova a Palazzo Massimo, toglie il respiro. È l’affresco parietale di pitture di giardino romane più antiche mai trovare, databili alla prima età imperiale 40-20 a.C. Il luogo è raffigurato con grande dovizia di particolari e tutte le 23 specie riconosciute, fioriscono contemporaneamente, come in un’unica lunga stagione. Il primo piano è definito da una recinzione di canne e rami di salice intrecciato. In questa fascia sono riconoscibili pino domestico (Pinus pinea), quercia (Quercus robur) e abete rosso (Picea excelsa). Il secondo piano, posto oltre la balaustra di marmo, definisce lo spazio del boschetto frutteto dove si possono identificare melo cotogno (Cydonia oblunga), melograno (Punica granatum), mirto (Myrtus coniugalis), oleandro (Nerium olenader) palma da dattero (Phoenix dactylifera), corbezzolo (Arbutus unedo), viburno (Viburnum tinus), leccio (Quercus ilex), bosso (Buxus sempervirens), cipresso (Cupressus sempervirens), edera (hedera sp), acanto (Acanthus mollis), scolopendria comune (Asplenium scolopendrium), camomilla fetida (Anthemis cotula), crisantemo coronario (Chrysanthemum coronarium), papavero da oppio (Papaver somniferum), rosa centifoglia (Rosa x centifoglia), viola selvatica (Viola canina), iris (Iris sp). A posteriori, però, la mia ignoranza ha regalato la sorpresa più gradita; perché l’aver visitato i resti della villa prima di trovarmi di fronte agli affreschi, è stata la sventura che mi ha permesso di assaporare il contesto d’origine, poter imprimere nella memoria odori, suoni, colori e orizzonti prima di trovarmi di fronte alla meraviglia in gabbia, chiusa in una stanza di museo.
Stando tra le quattro mura che ospitano l’affresco, ho avuto la percezione di poter ripescare a memoria l’odore di terra bagnata dalla pioggia di dicembre, ho sentito la compagnia dei merli e della gatta Mimì che si aggira sorniona e di compagnia tra le rovine. Info: Orario di apertura del sito archeologico a Prima Porta: Da lunedì a venerdì aperto solo su richiesta. Prenotazioni: Tel. e fax: 0633626826. Ingresso gratuito.
Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, Largo di Villa Peretti, 1, Mar-dom ore 9.00 – 19.45. Biglietto intero: € 7,00
Ecco alcune immagini:
Papavero e gabbia per uccelli
Villa di Livia nicchia con Pinus pinea, sfondo completo di quasi tutte le essenze elencate
Sono tornata a rivedere a distanza di un paio d’anni il giardino che Marco Bay ha progettato per l’Hangar della Bicocca. L’ho trovato molto bello e maturo e in questo periodo dell’anno le piumose graminacee (Miscanthus, Pennisetum e Panicum) danno il meglio di sè e contrastano elegantemente con la stupenda e imponente scultua “La sequenza” di Melotti; molto riuscita la striscia di bossi che interrompe la macchia di erbe e definisce lo spazio attorno alla scultura. Il giardino, molto suggestivo in inverno, è poi molto interessante in estate con le fioritura delicate di Verbena bonariense e Sedum matrona.
Lasciamo parlare le immagini:
Stupendo il contrasto di forme e colori fra le graminacee e la scultura di Melotti, La sequenza
La lunga fila di bossi che attraversa ordinata la scompigliata macchia di graminacee
Sono finalmente riuscita a visitare il piccolo e prezioso MAO, museo di arte orientale di Torino, che vi consiglio vivamente anche per poter godere della vista del minuscolo giardino giapponese posto all’interno dell’edificio. Si tratta di un esempio molto bello, armonioso ed equilibrato di giardino giapponese e, come gli altri giardini di musei (GAM, museo del castello e giardino medievale del Valentino) è gestito dall’agronomo Edoardo Santoro per la Fondazione Torino Musei. Un trionfo di verde, con begli accostamenti di foglie anche variegate e poi, di fianco, il giardino secco (Karesansui) con le pietre e la sabbia.
Ecco alcune immagini:
Unica nota di colore il rosso vivo dei fiori della camelia
Giardino giapponese museo MAO Torino
Bello il contrasto del verde con le foglie variegate e la contrapposizione delle diverse tessiture delle foglie, dalle scenografiche di Aralia a quelle fini del bambù
Memorie di un vecchio giardiniere, Reginald Arkell, Editrice Elliot, 2011, 180 pp.
Vi consiglio questo delizioso romanzo ambientato nel mondo del giardinaggio inglese fra epoca vittoriana e metà novecento: è la storia di Herbert Pinnegar, un giardiniere di eccellenza di cui è percorsa la vita e le esperienze nel parco di cui è stato per tanti anni capo giardiniere. L’autore, appassionato di giardini, ha scritto diverse opere sul tema.
Segnalazioni
GIARDINI SENZA POLLINE scritto da Francesco Zangari, agronomo dell’Ordine di Firenze. Il libro, composto da due volumi a colori ricchi di foto, ha un costo contenuto e descrive i metodi per ridurre le emissioni di polline nell’aria. Presentazione
Healing Garden. Giardino terapeutico per anziani, disabili, bambini, Monica Botta, Editrice E-volution srl, Prima Edizione: Settembre 2012, 18 euro, 92 pp. Presentazione
Flora urbica. Erbe spontanee su marciapiedi, muri, bordi strade nelle città. Giovanni Appendino, Riccardo Luciano, Renzo Salvo, edizioni Araba fenice, 2012, 22 euro, 244 pp.
Dalla Libreria della natura di Milano
PIETRO PORCINAI – IL PROGETTO DEL PAESAGGIO NEL XX SECOLO. AA. VV.
La figura di Pietro Porcinai (1910-1986), paesaggista tra i più significativi del Novecento europeo, esprime un capitolo emblematico, seppure isolato in Italia, del rapporto non sempre facile tra paesaggio e architettura. Nel caso di Porcinai appare interessante osservare come il lavoro di un professionista del paesaggio si avvalga con uguale intensità sia di un vivace interesse per l’architettura e la cultura artistica del proprio tempo, sia di un sapere tecnico e di una eccezionale padronanza nel campo botanico, aspetti che convergono in una visione unitaria e autonoma del mestiere. La vicenda sorprendente di Porcinai, “inventore” di una mentalità professionale e culturale in gran parte inedita nel panorama italiano del suo tempo, si arricchisce da subito dei necessari approfondimenti all’interno di un orizzonte internazionale dal quale prende forza e che gli permette di gettare uno sguardo innovativo sul progetto del paesaggio italiano. Il continuo scambio con colleghi e tecnici stranieri e il prestigio guadagnato, soprattutto dagli anni del dopoguerra, in campo internazionale, permetteranno al paesaggista fiorentino di proiettare il proprio lavoro e la propria mentalità verso un’estesa rete di committenze e di incursioni professionali (nel suo archivio oggi si conservano circa 1400 progetti) che va ben oltre la sfera convenzionale del giardino privato. Pagg. 285, cm 17×22, brossura, 30 euro
URBAN SANCTUARY – DESIGING SMALL GARDENS. MENDEL J.
Australian landscape design is eclectic but there is no doubt that we love to be outdoors, and with the population set to rise, whether we like it or not we will be left with smaller and smaller outdoor spaces in which to enjoy our way of life. Considering the whole of site as the canvas for indoor/outdoor living means we can get the best use of every square centimetre of space. Not everyone has the luxury of designing their site from scratch and this book will inspire the reader to see what can be created in restricted spaces. The book is divided into two parts: ‘Gardens’, an inspirational section which features 14 gardens ranging from small contemporary courtyards to more traditional gardens that respect the era of the home; and ‘Elements’, a more practical section which discusses both natural elements and design elements and how they work together to create a beautiful garden. Pagg. 320, cm 24×28, rilegato, 55 euro
LE JAPON DES JARDINS. PEETERS F.
Le lecteur n’avait, jusqu’à ce livre, d’autre alternative que regarder le jardin japonais comme une belle carte postale ou le disséquer jusqu’à en perdre la substance. C’est la voie du milieu, tellement orientale, qui a été adoptée par l’auteur : si le jardin est un art, dont les photos du livre témoignent, sa compréhension passe obligatoirement par l’analyse de l’histoire et de la culture de son peuple. Dans ce livre, Francis Peeters invite le lecteur à visiter avec lui les jardins japonais, par ordre chronologique, pas à pas, à la manière d’un guide illustré. Chaque chapitre s’ouvre sur une introduction des faits qui ont forgé la société nippone et conduit à la naissance des différents styles de jardins, et se poursuit par la présentation, abondamment illustrée, des plus prestigieux d’entre eux. Pagg. 176, brossura. Euro 31, 50
HIDDEN GARDENS OF PARIS. CAHILL S.
In a city that’s the destination of millions, it can be a challenge to find your way to its lovely, serene spaces. Away from the maddening crowds, the gardens of Paris offer the balm of flowers, tall old trees, fountains, sculptures, and the company of quiet Parisians taking the sun, relishing the peace. These places are often tucked away, off the beaten tourist track, and without a guide they’re easy to miss: The Jardin de l’Atlantique, out of sight on the roof of Gare Montparnasse. The enchanting Jardin de la Vallee Suisse, invisible from the street, accessible only if you know how to find the path. The Square Boucicaut, its children’s carousel hidden inside a grove of oak and maples. The “Hidden Gardens of Paris” features 40 such oases in quartiers both posh and plain, as well as dozens of others “Nearby” to the featured green space. Beautifully rendered, the book is not only a useful guide, but a tribute to the gardens as sites of passionate cultural memory. Pagg. 176, cm 13×20, brossura. Euro 25
GUIDE DES ECORCES DES ARBRES D’ EUROPE. GODET J. D.
S’il est assez aisé de reconnaître un arbre à ses fleurs, ses bourgeons, ses feuilles ou ses aiguilles, l’identification au seul vu de l’écorce est en revanche beaucoup plus délicate.La difficulté se corse encore lorsqu’il s’agit de distinguer deux espèces appartenant à un même genre : pouvoir dire par exemple si l’on se trouve en présence d’un chêne pédonculé ou d’un chêne sessile, d’un pin cembro ou d’un pin noir d’Autriche, est une tâche périlleuse.Le parti pris de cet ouvrage est de proposer un grand nombre de photographies, montrant chaque essence dans diverses stations et à des âges différents (juvénile, mature et âgé). Sur la base de ces clichés, l’observateur attentif et déjà assez expérimenté peut identifier avec quasi-certitude l’arbre qui l’intéresse. Pagg. 256, cm 14×21, rilegato. Euro 33
Finalmente è fiorita nel mio giardino la clematide a fioritura invernale che avevo piantato due anni fa. Le campanelle bianco-screziato sono un vero dono in questo momento dell’anno. Consiglio di farla crescere su una pergola per poter vedere i fiorellini dal basso: una vera gioia!
Concorsi in scadenza Fino al 31 dicembre c’è tempo per iscriversi al concorso Ortogiardino, il salone dedicato al giardinaggio e alla floricoltira del Nord est che si svolgerà dal 2 al 10 marzo 2013 nell’ambito del II Festival dei giardini di Pordenone. http://www.ortogiardinopordenone.it/main-menu/festival-dei-giardini/Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC) organizza la selezione per la partecipazione italiana alla terza edizione del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa, premio biennale indetto nell’ambito dell’attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio, sottoscritta a Firenze nel 2000 e ratificata dallo Stato italiano con la Legge 9 gennaio 2006, n. 14. Giunto alla sua terza edizione, il Premio del Paesaggio diventa, ancora una volta, importante occasione per l’individuazione e la promozione di progetti, piani o programmi con significative caratteristiche di esemplarità, rappresentativi di evidenti politiche sostenibili con il territorio di appartenenza, che costituiscano modelli riproponibili di buone pratiche con il coinvolgimento della popolazione nelle diverse fasi decisionali.Gli interventi che si proporranno per la candidatura italiana al Premio, saranno sottoposti ad una valutazione attraverso una procedura, aperta e pubblicizzata in tutte le sue fasi, con l’intenzione di far sì che essa stessa possa costituire una positiva azione promozionale della Convenzione e dei suoi principi. I progetti inviati per la candidatura italiana devono pervenire entro il 31 dicembre 2012 secondo la procedura indicata nel sito www.premiopaesaggio.it
Chelsea Flower Show
Due garden designers fiorentini, Stefano Passerotti e Anna Piussi, di Passerotti Piussi Gardens, parteciperanno al prestigioso RHS Garden Show che si terrà a Chelsea,
Londra dal 21 al 25 Maggio 2013.
Stefano e Anna sono tra i pochi italiani che hanno avuto l’opportunità di presentare il loro lavoro a questa grande vetrina mondiale, alla quale si accede solo dopo aver superato diverse fasi di selezione. Tra i connazionali che hanno partecipato recentemente si ricordano Bortolotti nel 2001, Giubbilei nel 2009 (che vive a Londra) e Decembrini e Zani nel 2010. In occasione dell’edizione del centenario del Royal Horticoltural Society Chelsea Flower Show Stefano e Anna proporranno il giardino dal titolo The Sonic Pangea Garden. Si tratta di una celebrazione della natura in ogni sua incarnazione: ispirato al miti classici ma al tempo stesso altamente innovativo. Il giardino fa infatti parte di una rosa ristretta di partecipanti scelti per la sezione “Fresh Gardens”, dedicata alle opere più originali e alle proposte inedite. The Sonic Pangea Garden è una foresta incantata i cui fusti emergono da ricche fioriture. Nella radura, un altare a Pan, dio dei boschi; a poca distanza una chaise longue circolare sorge dal tereno. Sacra a Gea la Madre Terra, la seduta e’ interamente tappezzata di piante. COMUNICATO STAMPA
Corsi e seminari Seminari di pratiche filosofiche. Università degli studi Milano-Bicocca.
Anche quest’anno presso l’università Milano-Bicocca si terranno i seminari aperti di pratiche filosofiche, occasione di un esercizio della filosofia che non si limita al discorso, all’approfondimento teorico di alcuni temi, ma che cerca unire di unire e intrecciare il pensiero e la vita proponendo pratiche e riflessioni che possano rinnovarne l’antica vocazione terapeutica e trasformativa, così ben espressa nell’invito socratico a non smettere mai di occuparsi di se stessi.
Gli incontri sono aperti e non occorre iscrizione. Programma http://www.unimib.it/go/47107/Home/Italiano/Eventi-in-home/Pratiche-filosofiche-2012-2013
Premi Il giardino La Cervara, a Portofino ha ricevuto il “Premio Grandi giardini italiani 2012” per il più alto livello di manutenzione, buon governo e cura di un giardino visitabile. La valutazione del premio riflette anche la cura, l’’amore, il tempo (22 anni di lavori) che sono stati dedicati al recupero dell’’abbazia e delle parti interne de La Cervara dove sono stati recuperati solo gli spazi già esistenti. Comunicato stampa
Mostre
Sono gli artisti americani Doug e Mike Starn, gemelli omozigoti, i protagonisti della sesta edizione di Enel Contemporanea, a cura di Francesco Bonami. Un’edizione speciale per i 50 ani di Enel che a partire dall’11 dicembre, vede l’apertura al pubblico della grande installazione “Big Bambú”, appositamente creata al MACRO Testaccio, per la città di Roma. Negli spazi del museo circa 8.000 aste di bambù sono state legate e incastrate fra loro dagli artisti insieme a un gruppo di “climbers” americani e italiani, a creare un’inedita scultura-architettura in cui i visitatori possono addentrarsi lungo percorsi, camminamenti e sensazioni, che si sviluppa fino a oltre 25 metri di altezza. L’opera della serie “Big Bambú” è stata concepita dai fratelli Starn come un organismo vivente in continuo cambiamento nella sua complessità ed energia, grazie all’utilizzo di un materiale solido e flessibile, oltre che altamente simbolico, come il bambù. All’interno dell’architettura-scultura l’imprevedibile incrociarsi dei bambù diviene al tempo stesso elemento giocoso ed espressione della molteplicità della vita, dell’immaginazione e della creatività umana.. Mostra al macro Testaccio, Roma: Big bambù, una gigantesca installazione in bambù dall’11 dicembre. Ingresso gratutio http://enelcontemporanea.enel.com
Particolare della piscina magistralmente inserita nel disegno del giardino
Villa Ottolenghi si trova nel Borgo Monterosso, vicino ad Acqui Terme (AL): la villa e il suo giardino, opera di Pietro Porcinai, sono stati di recente restaurati e di nuovo aperti alle visite su prenotazione (http://www.borgomonterosso.com).
Il complesso architettonico – che ha visto in azione numerosi architetti e artisti del novecento, tra cui Federido D’Amato, Marcello Piacentini, Fortunato Depero, Adolfo Wildt e Arturo Martini oltre al paesaggista Pietro Porcinai – è stata l’opera di mecenatismo dei conti Ottolenghi, Arturo ed Herta von Wedekind, che un pò come i grandi artefici di Villa San Remigio (la coppia Silvio della Valle di Casanova, poeta e musicista e Sophie Browne, pittrice) che a fine ‘800 costruirono il “giardino del sogno”, hanno voluto dare vita ad un progetto straordinario di collaborazione tra pittori, scultori e architetti.
Di seguito alune immagini del giardino di Porcinai che è davvero un progetto di rara armonia, semplicità ed eleganza che ha ancora molto da insegnarci.
La scultura di Arturo Martini nella piscina
Una delle poltrone girevoli di marmo disegnate da Porcinai
Particolare di una delle raffinate pavimentazioni
Vista del giardino formale composto da quadrati di prato intervallati da pietra. Sullo sfondo il bel panorama sulle dolci colline dell’acquese
Giardino formale con i basamenti di pietra sui quali vengono collocati nel periodo estivo i grandi vasi con agrumi
Particolare del pozzo con la composizione di rocce che ricorda il giardino cinese. Particolare del fiore di ferro battuto opera di straordinari artigiani artisti
Parte del giardino formale vicino alla villa dove il tema dei riquadri è ripreso con un’alternanza di prato e rizzada
La lunga pergola di glicine
Tavolo e sedute nel giardino roccioso di stile giapponese
Un particolare del giardino giapponese dove si ripetono cerchi di pietra
Ecco l’ultima parte del servizio di viaggio sull’Islanda di Federica Raggio.
In questi mesi l’Islanda potrebbe essere terra non riconoscibile a chi l’avesse percorsa solo durante l’estate.
È arrivato il periodo dell’anno più temuto, anche dall’intera popolazione. È arrivato il buio. La natura schiaccia il pedale dell’eccesso verso quanto di più estremo riesce a esprimere,e tutto ciò che per mesi è inondato di luce, ora, passati gli equinozi, per altrettanti mesi sarà avvolto dalle tenebre. L’unica luce è quella di aurore boreali e, meno di charme ma indispensabile, quella quasi regalata da centrali e compagnie elettriche.
Gli appunti del precedente appuntamento sul blog di Laura, sono stati l’ultima trance del mio viaggio, ma non del tutto.
Ho aspettato fino alla fine e conservato i luoghi che seguono, per un rush finale di fuochi d’artificio, forse ormai aspettato. Una specie di capodanno nel golfo di Napoli, un’onda anomala di colori, possibile solo grazie il clima (tutto sommato!) mite dell’isola. La corrente del Golfo qui la fa da regina e regala niente meno che…la vita. L’Islanda sarebbe come la Groenlandia o, alla meglio, come i Paesi Baltici, se le sue coste non fossero toccate da quel qualcosa di tanto invisibile quanto potente che arriva dal Golfo del Messico e impedisce che tutto sia immobilizzato sotto ghiacci semi perenni.
Sicuramente non mi sarebbe stato possibile visitare i suoi tre giardini botanici. Chissà che aspetto hanno ora questi luoghi, che ho frequentato in alcuni casi fino a tarde ore serali, durante la scorsa estate. È stata una travolgente sorpresa che incalzava su tutti i sensi. In Islanda gli occhi non sono assolutamente abituati a vedere tante fioriture tutte insieme, e soprattutto sembra essere addirittura incoerente la palette cromatica intensissima, brillantissima e superlativa. E poi il naso viene deliziato da profumi, le orecchie dal ronzio degli insetti che banchettano ingordi e dalle sfumature del vento che vibra tra le tante tessiture di foglie e ramaglie; anche il gusto è stuzzicato, da bacche commestibili e dolcissime (che inevitabilmente non riesco a non assaggiare), e il tatto curiosa tra foglie e steli.
Tre sono i giardini, i due botanici di Reykjavik e Akureyri, e un piccolo parco cittadino a Husavik, famosa esclusivamente per i tours all’inseguimento di balene e altri grossi cetacei.
I Giardini Botanici di Reykjavik nascono nel 1961 con lo scopo di proteggere 175 specie di piante locali e promuovere la conservazione e ricerca della flora isolana. Ha una bella collezione di rose botaniche, di erbacee perenni indigene e di altri continenti, svariati esemplari di Sorbi e altre piante da bacca.Ha un giardino roccioso che, pur essendo io una delle più acerrime nemiche del genere, devo ammettere, mi ha sorpreso e coinvolto a tal punto che lo ritengo, ancora a distanza di mesi, uno dei migliori angoli dell’intero Parco.
È, naturalmente, anche un luogo di piacere e svago – in islandese giardino botanico è Lystigardurinn, dove lysti ha la stessa matrice di lustig, in tedesco divertimento. Ha un orto meraviglioso, che i locali chiamano il Gourmet Garden. D’impianto è fedele alla tradizione, le verdure sono coltivate tra fiori da taglio, ornamentali e piccoli frutti. La verdura coltivata è ad uso esclusivo della cucina del Cafè Flora, il bistrot all’interno delle serre centrali, che oltre a piatti incantevoli, ha un fitto calendario di eventi che si susseguono per tutta la durata della bella stagione.
Reykjavik Botanic Gardens aiuole delle perenni
Reykjavik Botanic Gardens aiuole delle perenni
Reykjavik Botanic Gardens orto
Reykjavik Botanic Gardens orto
Reykjavik Botanic Gardens aiuole perenni da ombra
Reykjavik Botanic Gardens cafè
Reykjavik Botanic Gardens prati con altofusti
Reykjavik Botanic Gardens filipendula
Reykjavik Botanic Gardens giardino roccioso
La minuscola Husavik, punto di partenza per il whale watching, è un paesino di pescatori (ex). Non c’è praticamente nulla, ma, forse per la sua remota posizione nell’estremo nord est, si respira un’atmosfera di totale astrazione dalla realtà, niente ha impattato l’aria tersa e l’aspetto quasi fiabesco del piccolo borgo. La sorpresa maggiore arriva, come sempre, stando al verde. Lungo il fiume Budara (sembra più un torrente) che attraversa la città, si sviluppa un quieto quartiere residenziale. I giardini privati sono un tutt’uno con il parco urbano ed è forse questa fusione che lo fa apparire ancor più speciale. Fondato nel 1975 da 12 donne del Rotary Club di Husavik, non conserva collezioni particolari, ma conta più di 50 specie di alberi e arbusti e oltre un centinaio di specie di perenni, distribuite con eleganza e sensibilità. Alcuni edifici storici e rovine presenti entro i confini del parco sono stati ”inseriti” nel contesto con grande attenzione e l’anello di congiunzione tra esistente e nuovo ne fa un paesaggio perfettamente riuscito.
HUSAVIK
HUSAVIK
HUSAVIK
Akureyri, a nord del paese, è la seconda (e unica) città più importante dopo Reykjavik. Il Giardino botanico, a meno di 15 minuti a piedi dal centro città, è un’altra inaspettata meraviglia, soprattutto non va dimenticato che si trova a solo un centinaio di km a sud del circolo polare artico. L’impianto del parco è del 1912, e nasce come luogo di svago, su decisione di un gruppo di donne locali che fonda nel 1910 la Park Society. Vivono qui gli alberi più antichi del Paese. È solo nel 1957 che viene aperta la sezione botanica, incrementata di collezioni di perenni artiche, orticole, ornamentali, arbusti. Il giardino funge anche da banca del seme in tema di conservazione e scambio di specie resistenti alle condizioni climatiche più estreme. L’ingresso è gratuito e il giardino è aperto fino a tardi le sere estive, l’immancabile Caffè molto accogliente ne fa un’ ancor più piacevole meta.
Akureyri Botanic Gardens Cafè
Akureyri Botanic Gardens Capanno degli attrezzi di fronte alle aiuole delel perenni
Akureyri Botanic Gardens Capanno degli attrezzi di fronte alle aiuole delel perenni
Akureyri Botanic Gardens aiuole delle perenni
Akureyri Botanic Gardens aiuole delle perenni
Akureyri Botanic Gardens aiule centrali lungo i percorsi tematici
“Bambino, ho scoperto i giardini grazie ai romanzi inglesi e francesi che mia madre faceva arrivare dal Continente e che adoperava, dopo averli letti, per insegnarmi le lingue straniere, la sera, accanto al caminetto. Quelle descrizioni di luoghi incantati, carichi di profumi e di fiori dai colori meravigliosi, mi facevano forse sognare? Non proprio. Cosa significavano per me? Se si eccettuava qualche sparuto orto di campagna, non c’erano giardini nella mia isola, battuta senza tregua dai venti. I fiori erano rari, gli alberi rachitici, i paesaggi vuoti.”
Sono battute con cui Jorn de Pércy apre il suo libro “E il giardino creò l’uomo” (ed.Ponte delle Grazie). I giardini che ho appena descritto non esistevano ancora quanto, nel 1912, veniva scritto questo breve ma preziosissimo saggio. Io, con le sue parole, chiudo il mio breve racconto a puntate sull’Islanda, la sua terra e, con trepidazione, ve ne consiglio lettura integrale. Scalderà il cuore. E ringrazio l’amico che me lo ha regalato. Buona Natale.