Mi piace sempre tornare a Villa Panza e al suo bellissimo giardino. L’altra settimana sono andata a vedere le tre opere che l’artista inglese Stuart Ian Frost ha creato in diversi angoli del parco.
Quando si dice capacità di cogliere il genius loci: l’artista ha ideato tre differenti opere sfruttando meravigliosamente alcuni angoli del giardino. La prima che si vede è alla fine della carpinata e infatti si intitola “a Tribute to the carpinata gallery”, ricorda un poco le opere di Mauri e crea un effetto di grande suggestione
Il grande occhio da vicino
Sullo sfondo della galleria di carpini la struttura composta di 300 rami di differenti varietà di arbusti, che sembra un grande occhio magico
Nella parte centrale del parco in uno dei due grandi parterre di prato ecco “Fagus”, una installazione composta da più di 30.000 blocchi di faggio su una superficie di circa 130 mq; i cerchi sono stati realizzati bruciando la superficie del legno con la fiamma ossidrica
Fagus di Stuart Ian Frost
La terza opera, collocata nell’altro parterre di prato è Embrace, a rappresentare un abbraccio tra due alberi, utilizzando due tronchi di alberi morti accostati fra loro
Embrace di Stuart Ian Frost
Ecco ora alcune immagini del parco
I parterre nella prima parte del giardino e sullo sfondo la supenda struttura di unaquercia putroppo morta che però mantiene in pieno la sua valenza scultorea
Sullo sfondo il fianco della carpinata
Fagus aesculifolia
Particolare delle foglie
Un’edera che si arrampicava sul tronco ha lasciato questa bella tessitura
Sono reduce da una bella passeggiata in Val Curciusa vicino al San Bernardino: altezza tra i 1800 e i 2300 metri. Ecco qualche immagine di flora alpina
Una stupenda genziana: Gentiana porporina
Acetosella soldanela e Dianthus Bocchetta di Curciusa
Capelli della strega: non ho trovato il nome botanico…
Solo qualche immagine presa nel giardino in questi giorni di agosto
Fiori arancio di Crocosmia
Tra le ortensie che amo di più a sinistra Hydrangea serraya ‘Preziosa’ e a destra una hydrangeacea chiamata Dichroa che negli anni è diventata un cespuglio molto grande con fiori a lacecap di colore violetto.
Particolare del fiore di Dichroa
Questa estate finalmente è esplosa la bignonia che ho fatto crescere su un vecchio albicocco ormai quasi morto
Il porpora di Rosa burgundy Ice spicca tra il violetto di Platicodon e le variegatire di Persicaria Painter’s palette
Dal 2 all’8 settembre a la Cassera 7 giorni per disintossicarsi con la cucina crudista di Laura Cuccato di Salto nel crudo: percorsi termali al Lago delle sorgenti ad Acqui Terme, massaggio giornalieri per il risveglio energetico e altro ancora…
Sono reduce da una piccola vacanza in un posto da me molto amato, l’Altopiano del Renon che si trova a pochi chilometri sopra a Bolzano dal quale è collegato oltre che da una strada da una funivia che ha sostituito la vecchia cremagliera in uso fino agli anni sessanta. L’altopiano gode di una vista spettacolare sulla catena delle Dolomiti del Brenta, tra cui Sciliar, Catinaccio, Latemar e dell’Alpe di Siusi.
Tutti i piccoli paesi sono collegati fra loro da un trenino oppure si può camminare piacevolmente in piano passando per i boschi di abeti bianchi, larici, pini strobi e silvestri e i pascoli. La tutaela del paesaggio, davvero molto ben curato, è anche assicurata dal permanere dell’antica struttura proprietaria dei masi chiusi che impedendo la parcellizzazione del territorio agricoli ne hanno consentito la salvaguardia.
Propongo una piccola galleri adi immagini cominciando da ritratti di paesaggio.
La veduta delle Dolomiti del Brenta tra cui spicca Sciliar
Sullo sfondo i boschi con gli abeti bianchi e in primo piano prati non ancora sfalciati
Le caratteristiche recinzioni di legno che separano tra loro le proprietà dei masi
In primo piano i fiori rosso acceso di una bella Weigelia florida e sullo sfondo la catena della Dolomiti
Una veduta delle caratteristiche “Piramidi terra” , curiose formazioni che sono l’effetto dell’erosione prodottasi sul materiale friabile di antiche morene glaciali.
Particolare delle piramidi con gli enormi massi erranti che ne costituiscono la copertura: nei punti in cui una lastra di pietra ripara il materiale morenico dalla pioggia, l’azione dilavante è stata ridotta. Una volta crollato il masso di copertura, anche la piramide viene rapidamente consumata dagli agenti atmosferici.