search

Il blog di Laura Pirovano: appunti di viaggio, segnalazioni di giardini, proposte di plant design

Da leggere o da vedere

Il libro sotto la lente

  •  Latino per giardinieri, Lorraine Harrison (traduzione di Filippo Pizzoni), Guido Tommasi Ed., 2013, 224 pp., 24,90 euro
    Un testo prezioso che ci aiuta a comprendere meglio le caratteristiche delle piante a partire dai loro nomi botanici. Nel testo sono elencati 3000 termini che ci permettono di ricostruire la provenienza e quindi le condizioni ambientali, la forma, il colore, il tipo di fiore, il sapore e il profumo.A corredare il testo del dizionario molti box dedicati ad alcuni dei più importanti cacciatori di piante.

DVD e film documentari

  •  Monty Don’s Italian gardens, di Monty Don. DVD acquistabile su Amazon, 11.60 euro
    Una visita ragionata accompagnati dal giornalista della BBC Monty Don (già autore di “Around the worls in 80 gardens”) ai giardini italiani del primo Rinascimento, del Barocco e del Romanticismo fino al grande revival dell’arte paesaggistica italiana dei primi del ‘900.
  • Les moissons du future, di Marie Monique Robin
    http://www.youtube.com/watch?v=_yu7Z9ARtkU

Dalla Libreria della natura di Milano

  • THE NEW ENGLISH GARDEN, RICHARDSON T.
    In The New English Garden the leading garden writer Tim Richardson, author of The Arcadian Friends, discusses twenty-five significant English gardens made or remade over the past decade. Together these represent a coherent overview of what remains probably the most inventive garden culture ion the world. With the benefit of an international perspective, the author surveys a wide spectrum of gardens in styles ranging from the cutting-edge naturalistic planting design of the Sheffield School to the scientific imagery of Througham Court. While many of these gardens are challenging or thought-provoking, other reflect the sensuously romantic tradition of English planting design, which has also been moving ahead in interesting ways. Through Tim Richardson’s incisive writing, The New English Garden presents all that is most interesting about garden-making in England in the twenty-first century and is beautifully illustrated by Andrew Lawson’s photography of some of England’s most famous gardens, from Prince Charles’s garden at Highgrove, Christopher Llyod’s garden at Great Dixter and Arabella Lennox-Boyd’s garden at Gresgarth right up to the Olympic Park in 2012. Pagg. 328, cm 26×31, brossura. Euro 60
  • TROPICAL GARDENS – HIDDEN EXOTIC PARADISES, ROTH, M.
    Tropical gardens are man-made paradises on earth: The seductive perfume of exotic flowers, gently splashing water and unimaginable shades of colors provide the beholder with the setting for a dream.Pagg. 224, cm 24×34, rilegato. Euro 60
  • CONTEMPORARY DESIGNERS OWN GARDENS, BAKER, B.
    The outstanding gardens featured in Contemporary Designers’ Own Gardens are all designed by innovative, influential, award-winning designers. Fascinating text and sumptuous photography profile each garden, analysing the relationship between the garden and its setting, planting schemes, the aims of the designers, and their achievements. In addition, the book examines the ways in which the designers’ personalities affect their creations, and how their own gardens differ from those of their clients. Contemporary Designers’ Own Gardens is an inspirational, informative and beautiful work, which will appeal to anyone who is interested in landscape architecture or garden design, be they a beginner or a professional. The gardens included are designed by: Patrick Blanc, Fernando Caruncho, Kate Cullity, Jim Fogarty, Ludwig Gerns, Adriaan Geuze, Isabelle Greene, Bunny Guinness, Ron Lutsko, Shunmyo Masuno, Dan Pearson, Antonio Perazzi, Tony Smith, Ted Smyth, Tom Stuart-Smith, Andy Sturgeon, Jacques Wirtz, Ute Wittich, Made Wijaya and Stephen Woodhams. Pagg. 240, cm 24×31, rilegato. Euro 45
  • ORTENSIE E IDRANGEE – LA STORIA LE VARIETA’ LA COLTIVAZIONE, BOASSO ORMEZZANO E.
    Questo libro conduce appassionati e neofiti alla scoperta di ortensie e idrangee. In apertura compaiono note botaniche e paleontologiche e viene ripercorsa la storia della loro classificazione. Un attento lavoro di ricerca sulle fonti, in particolare enciclopedie di naturalisti, resoconti di viaggiatori e le prime riviste di giardinaggio, fa luce sul grande successo in Europa di questi cespugli fioriti a partire dalla fine del Seicento. Il capitolo dedicato ai metodi di coltivazione e di propagazione è il risultato di osservazioni dirette sulla collezione di oltre cento varietà. Non manca il raffronto con le esperienze di altri appassionati, esperti e agronomi dei più importanti giardini. Una sezione apposita, a schede, contiene la descrizione di cinquanta varietà illustrate dettagliatamente, con le caratteristiche di fiori e foglie. Sono inoltre riportate annotazioni sul portamento del cespuglio, sulla sua collocazione e alcune curiosità, mentre un ricco apparato di immagini consente di apprezzare ortensie e idrangee nella loro evoluzione stagionale. Pagg. 176, cm 20×28, brossura. Euro 28
  • ANDRE LE NOTRE AND THE GARDENS AT CHANTILLY IN THE 17TH AND 18TH CENTURIES, PELLE N. André Le Nôtre and the Gardens at Chantilly in the 17th and 18th centuries” re-creates the splendours of the gardens at Chantilly, inviting the reader on a majestic tour of its allées and parterres, pools and fountains. Unique in their lavish use of water unsurpassed in scale with any of Le Nôtre’s other creations these gardens were to remain Le Nôtre’s own favourite until the end of his life. Through paintings, drawings, plans and engravings, this volume traces their development, from the laying out of the chateau entrance and forecourt to the design and construction of its awe-inspiring fountains, waterfalls and parterres, revealing not only the full scale of the project, but also many hitherto unknown details of the story behind its realisation. From the second half of the seventeenth century, Chantilly became renowned above all for its sumptuous outdoor events and its spectacular firework displays. From games, mazes and carousels to elegant statuary, topiary and trelliswork, everything within these grounds was designed for the delight and amazement of the Princes of Condé and their illustrious guests. Richly illustrated with a wealth of contemporary paintings, drawings, plans and engravings, this account by one of France’s most distinguished authorities on Le Nôtre plunges the reader back into a world of magnificence and splendour, painting a fascinating portrait of these gardens where all was enchantment. Pagg. 224, cm 25×28, brossura. Euro 33
  • LE NOTRE, BABELON J. P. & LEROUX J. B.
    Si Le Nôtre n’est pas l’inventeur du “jardin à la française”, il en fut l’enchanteur. Jardinier par vocation familiale, mais disciple de deux initiateurs du grand style français, le peintre Simon Vouet et l’architecte François Mansart, Le Nôtre déploie, depuis le point fixe de la terrasse, une scénographie du paysage qui associe tous les éléments de la nature en une vision unique, ouverte jusqu’à l’horizon, résultante de multiples lignes de fuite, de perspectives majestueuses, de surprises. Pagg. 180, cm 27×30, rilegato.Euro 53
  • DONNE E GIARDINO NEL MONDO ISLAMICO, VANZAV, A.
    Fin dai suoi albori, la civiltà musulmana si preoccupa di “islamizzare” ogni aspetto della vita pubblica e privata, compresi gli spazi. L’etica islamica prevede che pubblico e privato siano rigidamente separati, e tale concezione si riflette immediatamente sulla casa d’abitazione, difesa da mura che celino gli abitanti da sguardi esterni, proteggendo la privacy familiare. La vita dei residenti è rivolta all’interno, dove, dopo l’ingresso principale, si apre un cortile attorno al quale si svolgono le attività familiari. Il cortile-giardino, s’arricchisce di alberi, piante, fontanelle o addirittura vasche (tipiche quelle in Iran e nel sub continente indiano), recipienti in metallo o marmo, gabbie per gli uccellini, e spesso si avvale della bellezza dei delicati intarsi nel legno che contorna le finestre degli ambienti affacciantisi sul cortile stesso o aggettantisi sulla strada esterna. E così che, al posto delle finestre comunemente intese, nascono vere e proprie costruzioni articolate (mashrabiya), delicatamente intagliate nel legno, che consentono alle donne di vedere fuori senza essere viste dagli estranei. Pagg. 150, cm 15×21, brossura. Euro 16
  • QUEL CHE UNA PIANTA SA – GUIDA AI SENSI NEL MONDO VEGETALE, CHAMOVITZ DANIEL
    Come fa un fiore di ciliegio a sapere quando è il momento di sbocciare? Può davvero rendersi conto che è arrivata la primavera? E come fa una Venere acchiappamosche a sapere quando far scattare le sue foglie e intrappolare la preda? È davvero in grado di avvertire le sottili zampe di un insetto? Per secoli, abbiamo provato meraviglia di fronte alla struttura delle piante. Ora, Daniel Chamovitz punta lo sguardo sulle modalità con le quali le piante hanno esperienza del mondo, dai colori che vedono agli odori che sentono e a quel che ricordano. In questo viaggio all’interno dell’erba che calpestiamo, dei fiori che annusiamo e degli alberi sui quali ci arrampichiamo, impareremo come le piante distinguono l’alto dal basso, come fanno a sapere quando una loro vicina è infestata dagli insetti, e scopriremo che con i girasoli e le querce abbiamo in comune molto più di quanto possiamo immaginare. Pagg. 180, cm 14×22, brossura. Euro 18

Da Nemeton news

Riviste e newsletter

Costruire gli orti con i pallets: un’idea dagli orti di Chiasso

La paesaggista Sophie Ambroise ha progettato e curato la realizzazione di un complesso di orti comunitari a Chiasso su committenza dell’amministrazione comunale. Molto bella l’idea di utilizzare come fossero componenti del lego i pallets per realizzare ogni elemento costruttivo degli orti: in verticale a creare una piacevole barriera allo spazio comune, in orizzontale e verticale per costruire tavoli di coltivazione delle aromatiche e ancora nei due sensi per realizzare i perimetri delle diverse porzioni e in questo caso con le fessure riempite di sassi e per i camminamenti. Qui la scelta. per la necessità che la struttura fosse durevole, è stata quella di realizzarli ad hoc in rovere ma per budget meno ricchi e per l’amore del riciclo si possono utilizzare quelli usati.
Un filmato degli orti è visibile su http://www.qualitadivita.ch/index.php?option=com_content&view=article&id=18&Itemid=20
(NB aprire e vedere il filmato in fondo pagina)

Ecco alcune immagini

Una vista di insieme del complesso degli orti con le strutture per definire le singole parcelle e la vista della recinzione

Uno degli spazi comuni con sedute sempre costruite con i pallets

Il tavolo piantumato con le aromatiche

Avventura a portata di mano, testo di Donatella Lupo e foto di Flavia De Petri

Le mie amiche Donatella e Flavia, instancabili e curiose esploratrici, mi mandano questo bel reportage di alcune passeggiate tra l’Abetone e l’oasi WWF del Bottaccio in Garfagnana e Lucchesia.
Se si vuole cercare l’avventura e si ama una natura selvatica e fiabesca i boschi, i paesini, le montagne della Garfagnana e della Lucchesia sono dietro l’angolo e, per fortuna, poco frequentate.
Collina, montagna, mare, campagna e città d’arte in uno spazio tutto sommato limitato, danno l’impressione che il tempo si sia fermato e che la natura abbia preso il sopravvento sulle attività umane.
Dal passo dell’Abetone un magnifico percorso in salita porta a 1950 metri alla sella detta del Libro Aperto tra prati che fiammeggiano in autunno di distese di mirtilli rossi e neri ; dal borgo medievale di Castelvecchio di Compito, sui colli pisani, in vista dell’oasi bonificata del Bottaccio, con un percorso di circa tre ore si arriva al paesino di Buti, attraversando fitti boschi di pini, castagni, e macchia mediterranea, e, si è fortunati, si possono avvistare caprioli, cervi, falconi, cinghiali, ricci, daini. I paesini montani della splendida e selvatica Garfagnana vanno conquistati a piedi, sui sentieri e le stradine sterrate che rampano tra ulivi e vigneti. Fosciandora, Pieveposciana, La Villa, Sillico, Lupinaia, con le loro chiesine in pietra, gli antichi e rustici palazzi nobiliari, la vista degli orti e dei vigneti e dell’ampia vallata contornata dalla corona azzurra delle Apuane, sono una visione che non si dimentica. Per un panorama piu’ forte percorrere la strada tortuosa verso Forte dei Marmi, attraversando le cave Apuane, mette i brividi. Le bianche montagne ferite dagli scavi hanno una dolente e drammatica bellezza. Ci si sente piccoli e in colpa sotto i loro strapiombi vertiginosi. E anche qui si trovano percorsi del CAI che si infilano nella foresta, costeggiando torrenti muschiosi e popolati di trote e ci si può perdere tra i castagni e le faggete. Sopra Borgo a Mozzano, nella media valle del Serchio, salendo verso Cune c’è un luogo magico : il romitorio di San Bartolomeo. Una pieve in pietra contornata da qualche costruzione spartana dove un tempo abitavano i monaci, sito che ora, affidato alla cura dei locali, offre la sua serena e tranquilla bellezza a chi lo voglia scoprire addentrandosi nei boschi di lecci. E infine la splendida Lucca con la sua cerchia muraria rinascimentale intatta e il perimetro di prati verdi che la contorna.
Ecco alcune immagini

Distese di mirtilli rossi sul Monte Libro Aperto, Abetone

I mirtilli si mescolano alle eriche creando un paesaggio infuocato e suggestivo

Monte Libro Aperto

Una semplice piccola panca nel bosco

Lungo i sentieri che costeggiano il laghetto a Isola santa

Lago a Isola Santa

Campi di girasole nell’Oasi WWF Bottaccio

Oasi Bottaccio

Oasi WWF Bottaccio

Oasi WWF Bottaccio

Oasi WWF Bottaccio

 

Una interpretazione sobria del lusso in un hotel in Costa azzurra

Vicino a St. Tropez c’è un paesino molto piacevole, intonato nei colori azzurrini tipici della Provenza, Ramatuelle e nei dintorni la paesaggista Sophie Ambroise ha progettato un giardino per un resort molto esclusivo che è suddiviso in 16 suites tutte intitolate alle muse del cinema. Muse appunto è il nome dell’hotel e a dispetto di quanto ci si attenderebbe da un giardino così esclusivo, cioè stuoli di cactacee e tanti arredi tanto lussuosi quanto kitch, vi si trova invece un giardino declinato all’insegna della semplicità e della naturalezza molto raffinato e intimo. Un giardino da scoprire e da percorrere ritrovandovi tanti piccoli andoli di relax: infatti per Sophie il vero lusso è perdersi nella natura.
La chiave dell’intervento è quella di aver saputo integrare tra loro spazi comuni e spazi intimi e di aver inserito con grande naturalezza essenze arboree tipiche del luogo, olivi, cipressi, acacie e piccoli gelsi platanifoglia per dialogare con un grande gelso preesistente. Tante graminacee leggere come le belle stipa, erbacee perenni, al posto del prato tanti ciuffetti di una gramimìnacea molto resistente alla siccità, Zoysia tenuifolia e ghiaia per consentire una naturale disseminazione della vegetazione e per mantenere un giusto livello di umidità nel terreno.
Ecco alcune immagini

Intorno all’architettura tondeggiante che costituisce il corpo centrale tante erbacee leggere e fluttuanti

Una scala di pietra locale tutta avvolta nel verde

I muretti a secco che disegnano i dislivelli del terreno

Sopra alla piscina un piccolo angolo molto architettonico con felci e aralia

La bellissima piscina a sfioro dalla quale partono piccoli canali d’acqua che si insinuano sotto le tende con i lettini

Il campo di bocce circondato da pavieìmentazione in legno e da graminacee

Itorno al campo di bocce una distesa di Stipa tenuissima

Un angolo con grosse pietre dal colore rosato

Lo scorcio di uno dei piccoli giardini di pertinenza di ciascuna delle suites

Melograno a spallliera dalle splendide foglie argentate

Una successione di vasi con varietà di Aeonium

 

Il vivaio Central park e il giardino di Mario Mariani

Mario Mariani in mezzo ad una macchia di Eragrostis curvula

Vivaio Central park

Era da tanto tempo che desideravo vedere questo piccolo vivaio specializzato in felci, graminacee, restionacee e molto altro ancora: Mario Mariani, il titolare di Central Park – che si trova a Galliate in provincia di Novara – è uno di quei vivaisti dai quali non si finirebbe mai di imparare, ha una profonda conoscenza delle piante e dei loro habita, ha la curiosità dell’esploratore botanico e un grande gusto come dimostra il suo giardino, non lontano dal vivaio e proprio in riva al Ticino.
Alcune immagini del giardino dell’abitazione di Mario

Davanti alla casa una composizione scultorea di piante tra cui una grande macchia di Opuntia che sopravvivono benissimo agli inverni qui assai rigidi

Sassi, ghiaia, sedum e festuca scoparia

Al posto del prato Festuca scoparia

Euphorbia rigida

Desmodium o Lespedeza

Dettagli di semplice raffinatezza

Una radura nel bosco con poltrone artigianali ricavate da un vecchio cedro

Ecco alcune scoperte fatte in vivaio

Eomecon chionanta, una erbacea da ombra che produce bei fiorellini bianchi autunnali

Pollia japonica, una perenne da ombra che spunta a fine maggio e fiorisce a settembre; molto vigorosa con bacche blu

Eryngium ed Eupatorium coelestinum

Un bellissimo esemplare di Eupatorium altissimo

Eupatorium altissimo che in autunno diventa giallo-arancio

Miscanthus Little Zebra, che rimane più piccolo del più noto zebrinus

Rubus ricinifolia: un rovo senza spine che si colora di rosso in inverno

Rudbeckia subtomentosa Heilers

Viola hederacea

La serra con le felci

 

 

Land art a Le Rayol il giardino dedicato alle piante mediterranee di Gilles Clément

Sempre vicino a St. Tropez c’è un luogo magico che merita una sosta: Domaine de Rayol che è intitolato ai giardini mediterranei di tutto il mondo che Gilles Clément ha progettato alcuni anni fa e che a differenza dai consueti giardini botanici è una interpretazione del paesaggio e lascia al visitatore la libertà di scoprirlo in un itinerario che conduce fino alle scenografiche viste della baia e si conclude sulla piccola spiggia. Le piante a Rayol non sono etichettate e sono lasciate alla loro naturale ecoluzione. Sono tornata a rivederlo e in questa occasione ho potuto apprezzare alcune opere di land art in una esposizione che durerà fino all’11 di novembre.

Ecco alcune immagini

Uno dei tanti messaggi poetici che Clément ha sparso nel giardino

Il compendio della filosofia del jardin naturel secondo Gilles Clément

Prendre la tangente , installazione di Daniel Van de Velde

Un altro elemento della installazione Prendre la tangente con la quale l’artista ha trasformato l’architettura dell’Hotel de la mer inserendo dei tronchi tra l’edificio e il vuoto

La parete dell’edificio è rivestita da una bignoniacea esotica, Doxantha unguis-cati

Un maestoso esemplare di Eucalyptus globulus

Tutta la valle con le felci arboree è attraversata da “Fleuve rouge” una installazione di Alexandra Dior e Benoit Floquart a simboleggiare la comparsa dell’acqua attraverso la creazione di un paesaggio immaginario

Sasa veitechi e ipomoea

Uno degli scorci mozza fiato sulle scogliere

Sulle scogliere sono state allestiti dei piccoli mobiles che si muovono al Vento: “Les Eoliens di Remi Duthoit e Franck Feurtè

La grande pergola che scandisce l’asse centrale dei giardini con la scalinata che scende fino al mare

Una siepe di mirto

L’angolo degli attrezzi dei giardinieri

 

Quel gran genio di Manrique di Federica Raggio

Ecco la seconda  puntata su Lanzarote di Federica Raggio. (Per la prima vedi https://www.giardininviaggio.it/lanzarote-la-marziana-di-federica-raggio)
L’amica che mi ha suggerito un giro a Lanzarote merita un doppio elogio. Il primo perché ha perfettamente intuito che le mille facce naturalistiche dell’isola mi avrebbero travolta di stupore. Il secondo perché l’entusiasmo dei suoi racconti sulle architetture di Cesar Manrique è stato il motore delle mie avventure e quel che ho trovato è stato pienamente appagante.
La fama di questo genio non è al pari della sua portata. Pittore, scultore, urbanista, architetto. Non se ne sente spesso parlare. Questa poca attenzione è in realtà un gran regalo. Fa sentire il brivido della scoperta, al pari di un viaggiatore ottocentesco, prima che la tecnologia mettesse tutto molto facilmente a portata di mano. È quasi un attimo di esclusività in un mondo troppo scontatamente noto.
Prima di andare a conoscere lui, però, consiglio di rompere il ghiaccio con la natura dell’isola. È da questa che Manrique concepisce e plasma i suoi interventi. Le sue architetture sono colate di lava condonate a uso abitativo; “abusi” ad altissimo quoziente estetico e a impatto (quasi) zero sull’ambiente. Talmente perfette che Madre Natura e Genius Loci sembrano aver incentivato l’azione di questo estroso essere offrendo la loro totale collaborazione.
Le sue architetture assomigliano a insediamenti rupestri concepiti e ritoccati da uomo sapiens-sapiens-sapiens-sapientissimo.
Non ha sbagliato un colpo! È il mago dei dettagli. È abilissimo a trasformare ogni vincolo naturale, in motivo dominante perfettamente integrato.
Il vento sempre fortissimo si converte in melodia sonora e impianto raffrescante. Tutto produce dei suoni, i tendaggi sbatacchiano come tamburi sfilacciati, i corridoi scavati nella lava lo intubano e lo ridistribuiscono ululante, le palme fanno frusciare le loro chiome mentre il tronco possentissimo rimane impassibile, i mega cactus cigolano sotto il peso di se stessi. Il mare è incessante sottofondo. Apre nella roccia finestre (che termine volgare per tagli come questi ! ) che incorniciano inquadrature all’estremo della contemplazione.
Il contributo progettuale, morale ed etico di Manrique ha permesso che il turismo di massa rimanesse fenomeno molto arginato. Lo scempio è infatti circoscritto e concentrato solo lungo la costa lato Africa. È qui, in questi insediamenti dedicati, che il turista “crema di cocco e pelle aragosta” si ingabbia felicemente. Il resto dell’isola non ha quasi consapevolezza di queste presenze e ha mantenuto inalterata la sua natura aspra e sensibile. Gli interventi di Cesar appartengono soprattutto a questi luoghi.

Jameo del Agua, Mirador del Rio, Cueva de los Verdes sono gli interventi interamente privi di edificio, sono vuoti rocciosi, naturali e non, che la natura ha ceduto alla mano forgiante del genio.Così come i percorsi carrabili del Parco Nazionale Timanfaya, che sono frutto di infiniti passi che Manrique ha percorso in mezzo a quell’inferno di lava, sabbia e sassi per tracciare insieme al Genius Loci l’itinerario percorso dai turisti a bordo dei bus, unico mezzo di accesso.

El Mirador del Río è sorprendente. Le viscere del massiccio al di sopra del Risco de Famara ad un’ altitudine di 474 metri, sono state lavorate, scavate, tagliate fino alla metamorfosi. Questo sorprendente “Belvedere” a nord dell’isola ha una vista spettacolare sulla Riserva Naturale dell’Arcipelago del Chinijo e le scogliere di Famara. È praticamente invisibile dall’esterno. Non sono riuscita a trovarlo cercandolo dalla dirimpettaia isola La Graciosa. Dalla sala del bistrot la vista è tale che si rimane a bocca aperta senza sentire l’impulso di riempirla. Anzi, ci si nutre di dettagli architettonici di rara eleganza –la scala elicoidale che collega i due livelli e anche quella secondaria più semplice ma elegantissima.

Los Jameos del Agua, insieme alla Cueva de los Verdes, si trova all’interno del tunnel lungo più di 6 km che si è formato durante l’eruzione del vulcano La Coron. Trovandosi sotto il livello del mare, infiltrazioni di acqua tra le rocce hanno formato i laghi presenti all’interno. Due ristoranti, un museo, una piscina e un auditorium per concerti di musica classica, ecco il luogo che i flintstones avrebbero voluto come meta vacanziera.

jameo del agua la piscina naturale all’interno della grotta

verso il dehors con tavoli in giardino

il giardino infossato nella roccia

panoramica del giardino con piscina vista dalla porzione terrazzata

La Cueva de los Verdes dista pochissime centinaia di metri dal precedente, ed è stato plasmato dalla medesima eruzione. Museo naturale in cui grotte e sale si alternano a cunicoli e gallerie. Anche qui una sala per concerti, ma nessun angolo ristoro.
Il parco nazionale La Montañas de Fuego o Timanfaya è parte della vastissima area interessata da una delle eruzioni più spettacolari nella storia del vulcanismo scoppiata tra il 1730 e 1736, e altre minori nel 1824. La morfologia del territorio da quel momento si è modificata drasticamente e quasi un quarto dell’isola è stato sepolto da un consistente strato di lava e cenere. I percorsi sono visitabili solo con le navette del parco. Il tragitto è stato pensato passo a passo da Manrique. Il ristorante è manriquesco sotto ogni profilo, e prevede metodi di cottura altrettanto sorprendenti. Cesar ha trovato il modo di sfruttare i canali di calore del vulcano ancora attivo per alimentare la griglia di un gigantesco BBQ a vapore.
Monumento al campesino (Monumento al contadino): si trova al centro geografico di Lanzarote. Il museo è patrimonio architettonico e di cultura agricola, la scultura è un Monumento alla fertilità del suolo dell’isola. La morbidezza delle linee super 70’s che caratterizzano tutte le architetture di CM, e il bianco immacolato contrastato solo dal verde della vegetazione sono una bella metafora con la durezza della vita nei campi dei contadini lanzarotini. Museo, ristorante e bistrot sono sempre presenti in tutte i suoi lavori.

monumento al mapesino esterno del museo con bistrot Phoenix canariensis e Dracaena draco

monumento al mapesino scultura-monumento e Dracaena draco

Giardino dei Cactus. Ecco un altro intervento perfettamente integrato con il paesaggio circostante. Come dice De Andrè, “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”, questo luogo, che un tempo ospitava una discarica, è ora un meraviglioso giardino botanico. Siamo nel villaggio agricolo di Guatiza, cuore delle piantagioni intensive di fico d’india. Nessun frutto, però, finisce al mercato. La pianta è il supporto-vittima sacrificale degli allevamenti di cocciniglia, parassita che la filiera trasforma nel pigmento rosso che prende il nome di rosso cocciniglia.Il giardino botanico ha una pianta spiraliforme che ricorda il cono di un vulcano e permette di perlustrare tutte le essenze – oltre 1400 specie! – in modo impeccabile da ogni inquadratura e senza perdere la testa tra le 9700 piante presenti. Molte arrivano dall’America, alcune dal Madagascar e dalle stesse Canarie.

giardino cactus: contrasti tra fiori e terra nera

giardino cactus:il paese di Guatize sullo sfondo

giardino cactus: cancello disegnato da inconfondibile mano di Cesar Manrique

Opuntia attaccata da cocciniglia

cucscini della suocera (Echinocactus grusonii)

Fondazione Cesar Manrique. La riconferma della sua folle genialità, arriva quando ci si avvicina a quel che fu casa sua. In mezzo a un campo di lava, dalle rocce prende forma un capolavoro di architettura. Si adegua alle preesistenze e integra le grotte laviche alle stanze a moduli cubiformi, tipiche di Lanzarote. Le finestre non bloccano il corso della lava, le piante selvatiche (in genere di fico) restano dove sono e le nuove stanze sono tagliate attorno a tronco e chioma. È il suo sogno di architettura in simbiosi estrema con il paesaggio.

Fondazione CM: dettaglio della terrazza con elementi d’arredo disegnati da Manrique

la piscina ipogea

vista del paesaggio circosante, la fondazione si trova in un campo di lava e CM ne ha lasciata entrare un po’ in casa

il murales del cortile principale e un antico vulcano sullo sfondo sono forme in perfetta armonia

vista d’insieme con l’immancabile vulcano sullo sfondo

LagOmar. Non saprei se definirla scavata o appesa sulla collina nei pressi del paesino di Nazaret. In ogni caso la vista sulla vallata toglie il fiato tanto quanto la sua presenza toglie il fiato ai dirimpettai. Omar Sharif se la regala negli anni ’70 e se la perde in un giro di bridge. Non tornerà mai più sull’isola. Anche qui Manrique modella e nobilita in maniera sorprendente la malta attorno alla roccia che all’improvviso affiora tra le pareti delle stanze, negli spazi del giardino, tra passaggi esterni e cunicoli segreti. E che felicità si prova per quella vegetazione che ha residenza stabile a questo indirizzo. Cresce, fiorisce, colonizza e insieme alle linee fluide dei percorsi ammorbidisce la durezza della pietra e aggiunge cromatismi al tema. LagOmar non solo è casa-museo e ristorante, c’è anche una porzione rimasta privata che viene affittata per vacanze da l000 e una notte. Avanti il primo!

lagomar: dettaglio dei passaggi tra le rocce

sale esterne del ristorante riparate da tendoni

la dracaena draco che accoglie all’ingresso

le mitiche scale di Cesar Manrique

vista da una delle terrazze della casa-museo

Limonium arborescens accende di viola

vista del dehors del ristorante

lagOmar visto da dirimpetto

Inselvatichita a tal punto da non riuscire proprio ad affrontare il contesto cittadino, ho accantonato l’idea di vedere l’ultimo landmark manriquesco rimasto nella lista, il Museo Internazionale di Arte Contemporanea, MIAC, nel Castello di San José, vecchia fortezza militare nella città di Arrecife. Chi dovesse girovagare per quell’isola sulle mie tracce, sono sicura capirà il motivo della mia defezione. http://www.cesarmanrique.com

 

 

Visti a Orticolario

L’ultima edizione di Orticolario mi è sembrata un ò in tono minore: sarà stato il tempo non favorevole  o forse una certa ripetizione di proposte che le rende meno stimolanti. In ogni caso è sempre un piacere frequentare queste manifestazioni perchè si scoprono piante e materiali interessanti e si colgono tanti spunti che possono poi essere motivo di ispirazione.

Ecco qui come al solito alcune immagini per convididerle con i lettori del mio blog

La locandina dell’allestimento Tutti giù per terra di Barbara Negretti che si è aggiudicato il primo premio

Tutti giù per terra. Foto di Giorgio Missoni

Tutti giù per terra, foto di Giorgio Missoni

Un bell’assortimento autunnale: aster e Anemone giapponese

Cortaderia selloana Splendid star

Caryopteris variegato

Dahlia Fantasie du Cap

Dahlia Firebird

 

Dahlia Impression Fortuna

Dahlia Jura

Loropetalum ed Heuchera

Melograno a spallliera

Heuchera che passione!

Un’idea per una piccola vasca d’acqua di stile minimalista

Una delle sculture di Michele Vitaloni

Due piccoli ciuchi porta vasi

Anatre fiorite

Un’idea per un deck sul terrazzo o in giardino: le tavole di legno di Passareco, una ditta svizzera, sono pensate per essere ritirate in inverno

“Capriccio italiano” di Peretto: una installazione con elementi in corten

 

 

 

 

Giardini in viaggio Laura Pirovano