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Il blog di Laura Pirovano: appunti di viaggio, segnalazioni di giardini, proposte di plant design

Giardini romani. Prima parte I giardini di Villa Borghese di Federica Raggio

Ancora due contributi di Federica Raggio che ci introduce ai giardini di Villa Borghese in veste autunnale e in una seconda parte ai giardini Vaticani

Mi trovo di nuovo a Roma.
È dicembre ma qui siamo ancora in autunno e neppure troppo inoltrato, anzi semplicemente perfetto.
C’è troppa gente in giro per le strade e sento il bisogno di una tregua.
I colori che la natura offre in questa stagione mi danno la certezza che la fuga semi-silvestre sarà decisamente appagante.
In un istante mi rendo per giunta conto che sono a due passi da uno dei parchi più grandi della città e senza pensarci due volte mi oriento nella sua direzione.
Il parco di Villa Borghese in autunno è un luogo che commuove. Soprattutto se ci si avvicina arrivando dal Pincio. Da lassù lo sguardo non sa da che parte girarsi. È strattonato dalla bellezza di Roma da un lato e dalla natura selvaggia del parco dall’altro.
Settantanove ettari di verzure che si distribuiscono in pieno centro città disegnando un cuore, perché questa è la sagoma della sua pianta.
All’inizio del seicento il cardinale Scipione Borghese fece edificare il Casino Nobile, ovvero l’ edificio che attualmente ospita il museo con una delle più prestigiose raccolte di opere d’arte dal XVI al XVIII secolo, con capolavori di artisti quali Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Bernini e Canova. Rimaneggiato dal XXVI al XX secolo, lo si scopre addentrandosi tra viali e vialetti. Anche l’occhio più distratto viene continuamente sollecitato da tutte le presenze che si incontrano camminando. Statue, obelischi, tempietti e casini, laghetti e fontane, uccelliere e giardini segreti.
Ho scorrazzato quattro ore posseduta dallo spirito di Pan. Ma ci vogliono infinite stagioni per poter scoprire tutto quello che il parco possiede, sia di ricchezze artistiche che di magia, di cui è indiscutibilmente intriso.
Per saperne di più: http://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/ville_e_parchi_storici/ville_dei_nobili/villa_borghese

Ecco una galleria di immagini

Pianta del parco a forma di cuore

Uccelliera

Portico dei leoni

Tempietto di Esculapio

Giardini di Valle Giulia

Un tiglio in versione molto autunnale

Piazza di Siena

Valle dei platani in versione Angkor

Fontana dei cavalli marini

Pini marittimi autunnali e chiome dorate

Parco dei daini

Casino nobile da uno dei giardini dell’Uccelliera

Uccelliera

Giardino all’italiana sul retro del Casino dei Nobili

 

Giardini romani. seconda parte i giardini del Vaticano di Federica Raggio

Vista di S.Pietro dal Collegio Etiopico

C’era una volta un Re
seduto sul sofà
che disse alla sua serva
raccontami una storia
e la serva incominciò:
C’era una volta un Re
seduto sul sofà…

La storia comincia nel 1279 quando papa Niccolò III (1277-1280), al secolo Giovanni Gaetano Orsini, riportò la residenza papale dal Laterano al Vaticano, e fece impiantare un frutteto (pomerium), un prato (pratellum) e un vero e proprio Giardino (viridarium).
La storia prosegue, papa dopo papa, con aggiunte, sostituzioni, modifiche, interpretazioni fino ad arrivare ad oggi. Ogni pontefice comincia la propria storia, lascia traccia tangibili o anche solo percettibili delle proprie preferenze, marca il luogo. La sensazione è che i giardini di Città del Vaticano non siano veri e propri giardini; quanto piuttosto una moltitudine di successioni tematiche. Successioni che delimitano percorsi pedonali, carrabili, di servizio. Che definiscono ambiti e pertinenze di una vera e propria, se pur minuscola, città. Ci sono spazi per il traffico veicolare e di preghiere, giardini tematici di fronte ai luoghi di rappresentanza, alcove protette per permettere momenti di pensiero e introspezione all’aria aperta. Ci sono boschi o quel che resta di selve che furono. Si incontrano belvedere e pensatoi. Ogni pontefice elegge il proprio angolo del cuore e lo personalizza a proprio gusto ed epoca.
Ça va sans dire, comunque, che il periodo di maggiore sviluppo architettonico dei Giardini è comunque tra il ‘500 e il ‘600, quando interviene il contributo di artisti e architetti quali Donato Bramante e Pirro Ligorio. Work in progress nei secoli i giardini hanno mantenuto possesso dei due terzi della superficie totale del piccolo Stato.
Uno dei pochissimi residenti stabili è il giardiniere che occupa con la moglie una piccola casina in una posizione da far invidia anche ai più laici. In pura coerenza con le improvvisate che dona il resto della città, fontane, statue, capricci scenografici sorprendono e accompagnano i passi, ahimè, vincolati dalla presenza di una guida, comperata a caro prezzo e a scatola chiusa e nel mio caso unico vero grosso inconveniente della visita. Il tour segue percorsi liberamente scelti dalla presenza di turno. La mia ha purtroppo tralasciato molte porzioni delle più importanti soffermandosi su inutili dettagli che hanno impoverito la visita, oltre che dal punto di vista estetico, anche e soprattutto da quello dei contenuti.
Non ho purtroppo da segnalare indirizzi utili di guide private in alternativa a quelle proposte direttamente dalla biglietteria dei Musei Vaticani, ma forse il caso è meno spietato con chi arriva con meno aspettative.
Forse ci riproverò una seconda volta.
Ecco una galleria di immagini:

Il viale principale di accesso

Fontana e decori musivi alla Casina di Pio IV

Casina di Pio IV

Monumento a San Pietro

Fontana dell’Aquilone accesa da colori autunnali

I giardini all’Italiana prediletti da papa Ratzinger

Torre di San Giovanni e vite infuocata

Il muro che parte dalla Torre di San Giovanni e giochi d’ombre

I Giardini della Palazzina di Leone XIII

Percorsi ottocenteschi nel bosco di quercie

Visti per voi: la mostra di Verona sul paesaggio

H. Seghers, Valle del fiume con gruppo di case

Verso Monet – Il Paesaggio dal Seicento al Novecento – Mostra a Verona, fino al 9 febbraio 2014 al Palazzo della Grande Guardia a Verona e dal a Vicenza e dal 22 febbraio al 4 maggio 2014 alla basilica Palladiana di Vicenza
Per informazioni http://www.mostralouvreverona.com/italiano/verona-mostra-verso-monet.html
http://www.comune.vicenza.it/vicenza/eventi/evento.php/91255
Organizzata da Marco Goldin di Linea d’ombra la mostra comprende una novantina di opere davvero notevoli di pittori dal 1600 fino ai primi del ‘900 con Monet provenienti dai più importanti musei USA.
La mostra merita sicuramente di essere visitata e non per l’allestimento e la disposizione delle opere che lascia molto a desiderare (testi molto lunghi e anche piuttosto ermetici accompagnano alcune delle opere che non sempre sono ben disposte: vale per tutte lo splendido salice piangente di Monet che conclude la rassegna che è stato collocato su un muro con una inopportuna tappezzeria fiorita) ma senz’altro per la selezione delle opere, tutte di grande qualità e per la scelta di proporre alcuni paesaggi poco noti di scuola nordica e russa.
La mostra è divisa in cinque sezioni:

• Il Seicento, il vero e il falso della natura – con gli inizi del passaggio dal paesaggio come sfondo al paesaggio come tema.

• Il Settecento, l’età della veduta – con le opere dei grandi vedutisti veneziani che nobilitano il tema pittorico del paesaggio.

• Il paesaggio romantico – con l’inderimento in questo soggetto artistico di elementi psicologici propri dell’arte ottocentesca.

• Realismi

• L’impressionismo e il paesaggio – con l’assolutizzazione del paesaggio come centro di ricerca artistica.

• Monet e la nuova idea di natura – Come arrivo di un grande percorso artistico.
Notevoli alcuni disegni di Rembrandt, delle miniature di paesaggio davvero straordinarie; bellissima la luminosità e il respiro di Lorraine (paesaggio con San Filippo), stupendi di Bellotto “Capricci” con un paesaggio ritagliato nell’arco di trionfo sul bordo della laguna e “Veduta di Verona” con colori caldi e ombre vivide. Interessante la sezione dei pittori scandinavi, meno noti almeno per me. Luce allo stato puro il bellissimo “Paesaggio con fiume e montagne in lontananza di Turner.
Nella stanza degli impressionisti mi ha colpito la scelta dei quadri di Van Gogh, in particolare “Covone sotto il cielo” e le due differenti rappresentazioni degli ulivi nei quadri intitolati “Uliveto”. Dell’ultima stanza dedicata a Monet ho amato in particolare “Prato a Giverny” del 1885 e la Valleè de la Petite Creuze del 1889.

Scoperti per voi: Siti web

http://www.nuok.it
Un piccolo blog personale, nato per raccontare New York agli italiani, raccoglie presto consensi e collaboratori e in pochi mesi diventa un magazine online. La redazione virtuale si allarga a dismisura e nuove città spuntano come funghi qui e là sul mappamondo, anche in Italia. Oggi Nuok è un gruppo di urban reporter che ti prende per mano e ti fa scoprire luoghi sconosciuti, che credevi di conoscere, o che sognavi solamente.

http://www.wheremilan.com/discovermilano/
Un blog tutto dedicato a Milano con brevi articoli che segnalano novità nel campo dell’architettura, del verde, del cibo e segnalazioni di itinerari nella città e nei suoi dintorni. Ci si può iscrivere alla newsletter gratuita

Pinterest weekly è la newsletter settimanale che si può ricevere registrandosi su http://www.pinterest.com e scegliendo i temi di proprio interesse (pin picks)

http://land8.com
Il primo social network per architetti del paesaggio fondato nel 2008 da Andrew Spiering: nella sezione “Profili” la scheda di tutti i membri (circa 12.000), in quella “Gallery” una interessnte rassegna di progetti

http://www.landscapeonline.com/
Si presenta come “il più grande database sul paesaggio in Internet”. Rivolto ai professionisti, specie americani, è interessante per le novità in tutti i materiali e strumenti che sono gli attrezzi del mestiere.

Dal mondo delle riviste

Interferences Varvara Shavrova

Una nuova rubrica per condividere articoli, segnalazioni e news che mi sono sembrati inteteressanti dallo spoglio di alcune riviste di settore che leggo abitualmente.

Gardenia gennaio 2014

  • Una nuova rubrica di cui si sentiva davvero il bisogno dedicata all’esplorazione delle radici delle piante, organo davvero poco indagato e così prezioso e importante. Si intitola “Dimmi che radice hai…” ed è curata da Cristiana Serra-Zanetti. In questa prima parte si esplorano le radici del Buxus sempervirens, di Capperis spinosa, di Thymus x faustonii, Nerium oleander (oleandro), Loropetalum chinense, Camellia sasanqua, Gardenia augusta, Magnolia kobus, e Osmanthus x burkwodii. Fotografie di ogni pianta con il suo apparato radicale e descrizione.
  • Pia Meda ci accompagna nell’esplorazione della serra tropicale del nuovo MUSE, museo dedicato alla scienza progettato a Trento da Renzo Piano. Le serre sono aperte dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18, sabato e domenica e festivi dalle 10 alle 19. Indirizzo corso del lavoro e della scienza 3, Trento, sito web: www.muse.it

Garden Illustrated january 2014

  •  Un articolo intitolato “Hardy exotics” passa in rassegna alcune piante esotiche che sono rustiche e quindi possono essere coltivate anche al nord. Tra le altre vengono illustrate: Thachycarpus wagnerianus, una palma giapponese, Magnolia delavayi, una magnolia arbustiva sempreverde, Tetrapanaz papyrifer ‘Rex’, una pianta boschiva dalle foglie molto architettoniche, Hedychium coccineum ‘Tara’, una grande liliacea che fiorisce in settembre
  • a Londra è stato appena inaugurato un nuovo giardino pubblico firmato dal grande paesaggista inglese Dan Pearson: sopra il tunnel ferroviario a King’s cross.
  • Design trends 2014: alcuni garden designer illustrano sinteticamente le nuove tendenze del giardino e del giardinaggio. Ne emerge: un ritorno al giardinaggio, un uso minore del “hard landscape” a favore delle piante, in particolare quelle più naturali e selvatiche, il diffondersi dei community gardens e in generale del coinvolgimento attivo dei cittadini nella cura degli spazi verdi, anche come strumento di socializzazione
  • Tra i libri una segnalazione in particolare di “Contemporary designers own gardens”, Barbara Baker, Garden Art Press: una ventina tra i più quotati paesaggisti internazionali, tra cui Pearson, Caruncho, Blanc, Tom Stuart-Smith, Geuze di West 8, illustrano i loro giardini

Architettura del paesaggio, n. 29, II semestre 2013

  • La rivista con questo numero cambia completamente pelle: rinnovata nella grafica, più elegante e minimalista e nella struttura editoriale con una nuova suddivisione molto interessante delle sue parti e con nuove rubriche. Il taglio resta monografico e questo numero è dedicato al tema “Archeologie e paesaggi del quotidiano”: la prima parte è costituita da Letture intorno al tema di diversi autori e la seconda ad una rassegna di progetti che sono raggruppati secondo diversi filoni tematici. Interessante la nuova rubrica “Strumenti” che raccoglie informazioni, soluzioni di progetto, elementi costruttivi, aggiornamenti normativi, tutti strumenti utili al professionista
  • Tra i progetti segnalati mi sono sembrati molto interessanti l’esperienza di Metropoliz, fabbrica di sperimentazioni artistiche in via Prenestina a Roma dove ha sede il Museo dell’Altro e dell’Altrove, che si apre anche ad interventi di architettura del paesaggio; Shovel Down, una installazione temporanea dell’artista Varvara Shavrova all’interno del Parco Nazionale di Dartmoor nella regione del Devon in Inghilterra, che crea connessioni tra competenza artistiche e archeologiche proponendo la lettura del paesaggio come stratigrafia di elementi antropici e naturali. Per i suoi progetti vedi http://www.varvarashavrova.com/

Topscape n. 14 2013

  • Un ampio servizio è dedicato ai paesaggi di Expo 2015 con una illustrazione dei progetti paesaggistici: il sistema delle piazze e gli hortus, a cura dello studio Pan associati e dello studio di Franco Zagari
  • Stewardship, ovvero la guida responsabile, un saggio di Richard Weller sugli elementi fondanti la disciplina paesaggistica

Linea d’ombra, n. 30, 1991

L’amica Raffaela Muraro ha ripescato nel suo archivio un vecchio saggio pubblicato sulla rivista e dedicato alle Culture del paesaggio, di Roger, Hunt, Magrelli, Lowenthal. Per leggerlo integralmente: https://www.giardininviaggio.it/giardininviaggio/wp-content/uploads/2014/01/culture-del-paesaggio-da-lineadombra-1991.pdf

La Repubblica 27 marzo 2013

L’eco-business delle pecore giardiniere. Per leggerlo integralmente: https://www.giardininviaggio.it/giardininviaggio/wp-content/uploads/2014/01/pecore-giardiniere.jpg

 

 

 

Letti per voi: Verde brillante

Stefano Mancuso, Alessandra Viola, Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale. Giunti, 2013, 138 pp. 14 euro

Una lettura davvero appassionante che ci regala un altro sguardo sul mondo delle piante, confermando alcune sensazioni e facendoci scoprire quanto sorprendente sia il mondo naturale. Stefano Mancuso, è professore associato presso la facoltà di Agraria dell’università di Firenze, dirige il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV) è membro fondatore della International Society for Plant Signaling & Behaviour; Alessandra Viola è una giornalista scientifica freelance. Il risultato di questo libro a 4 mani è un testo molto agile, di piacevole lettura, ma nel contempo rigoroso e ricco di esempi di ricerche sul campo.
A dispetto degli antichi e consolidati pregiudizi, il mondo vegetale è dotato di straordinarie capacità sia sensitive che intellettive e una incredibile attitudine al problem solving.
A differenza dal mondo umano ed animale i vegetali non possiedono organi singoli ma sono organismi modulari, divisibili e dotati di differenziati e sparsi centri di comando e sono sessili, cioè non si spostano (o quasi!). Inoltre, fatto molto rilevante, sono dotati di una “intelligenza di sciame” che permette loro di agire non come singoli ma come una rete, al pari delle colonie di formiche, degli stormi di uccelli o un banco di pesci. Il primo a suggerire, sulla base di dati certi e quantificati, che i vegetali fossero organismi molto più sofisticati di quanto si pensasse fu Charles Darwin che in particolare nella sua opera “The power of movements of plants” afferma tra le altre cose che “la punta della radice ha il potere di dirigere il movimento delle regioni adiacenti e agisce come il cervello di un animale inferiore…”.
Dopo un capitolo in cui percorre la storia dei pregiudizi nei confronti delle capacità del mondo vegetale, Mancuso illustra i sensi delle piante, le loro strategie di comunicazione e cerca di dimostrare e definire l’intelligenza vegetale.
I sensi delle piante
Nonostante le piante non siano dotate di alcun organo deputato ad esercitare uno dei nostri 5 sensi, li possiedono tutti e ne presentano anche altri, come ad esempio la capacità di calcolare la gravità, i campi magnetici, l’umidità e quella di analizzare diversi gradienti chimici.
La vista
Le piante sono in grado di intercettare la luce, di utilizzarla e di riconoscerne sia la qualità che la quantità; ne è un esempio lampante il fenomeno chiamato “fuga dall’ombra” che porta le piante a modificare la propria posizione in direzione della luce muovendo le foglie per riceverla in modo ottimale. Questa capacità deriva dalla esistenza di numerosi ricettori della luce che sono collocati per lo più sulle foglie. E in autunno la parte aerea di alcune piante “chiude gli occhi” perdendo le foglie, che costituiscono la parte più delicata nel periodo del gelo.
L’olfatto
Tutti gli odori prodotti dalle piante sono dei veri e propri messaggi che vengono comunicati al mondo esterno; ad esempio le angiosperme producono odori specifici per trasmetterli ai loro insetti impollinatori.
Il gusto
Le radici delle piante sono in grado di percepire i minuscoli gradienti chimici del terreno assaggiando in continuazione il suolo alla ricerca di nutrienti appetitosi come nitrati, fosfato e potassio. E non dimentichiamo poi il caso delle piante carnivore…
Il tatto
Un po’ dappertutto nelle piante si trovano piccoli organi chiamati “canali meccano-sensibili” che sono speciali recettori che si attivano quando la pianta tocca qualcosa. Un esempio ben noto è Mimosa pudica che appena sfiorata ritrae le foglie in una sorta di strategia difensiva non ancora del tutto spiegata. Anche le radici, attraverso i loro apici, sono in grado di percepire gli ostacoli, come i sassi nel terreno, e di cambiare il loro percorso girandogli intorno.
L’udito
Le piante utilizzano la terra come vettore per trasmettere i suoni e percepiscono i suoni grazie alla presenza dei canali meccano-sensibili che servono loro anche per il tatto. Un esempio molto interessante è l’esperimento condotto da un viticoltore di Montalcino che, in collaborazione con il LINV, ha provato per oltre 5 anni a coltivare le viti a suon di musica: le viti così allevate sono cresciute meglio, sono arrivate a maturazione prima e prodotto uva più ricca di sapore, colore e polifenoli. La musica ha poi tenuto lontani gli insetti, disorientandoli! Da qui è nata una nuova branca dell’agricoltura biologica, chiamata appunto fonobiologica.
La comunicazione nelle piante
Per trasportare informazioni da una parte all’altra del proprio organismo, le piante si servono di segnali elettrici, idraulici e chimici. Esse possiedono un sistema idraulico per trasportare materiale da un punto all’altro dell’organismo: xilematico dal basso verso l’alto (acqua e sali dalle radici alla chioma) e floematico nel percorso inverso (zuccheri prodotti dalla fotosintesi dalle foglie ai frutti e alle radici).
C’è poi la comunicazione tra piante che avviene attraverso il contatto, delle radici in primo luogo ma anche delle chiome. Ad esempio alcuni alberi – delle famiglie della Fagaceae, Pinaceae e delle Mirtaceae – non gradiscono intrecci di chiome e pattuiscono una spartizione del territorio per non disturbarsi a vicenda.
Sono poi in grado di riconoscere i loro parenti per perseguire l’obiettivo della difesa del proprio patrimonio genetico: questo avviene soprattutto attraverso segnali chimici emessi dalle radici e probabilmente anche dalle foglie.
Un altro aspetto della comunicazione riguarda quella con altri organismi come nel caso delle micorrizie, un tipo di simbiosi nel sottosuolo tra funghi e radici dove lo scambio mutualistico è tra fosforo e zuccheri.
Ma la simbiosi si può produrre anche con i batteri azotofissatori come per le leguminose che ricavano appunto dai batteri forme azotate utilizzabili e in cambio forniscono zuccheri.
Infine c’è la comunicazione fra piante e animali, dove le piante possano distinguere gli insetti predatori da quelli amici; nel primo caso la pianta per difendersi produce sostanze che rendono la foglia aggredita poco appetitosa, nel secondo caso la pianta attira, sempre con una miscela di sostanze chimiche, l’insetto che può uccidere il predatore. Un caso emblematico è quello del mais che nelle antiche varietà era in grado di attirare, tramite la produzione della cariofillina, dei nematodi capaci di combattere la Diabrotica virgifera, un insetto molto dannoso che attacca le radici.
La comunicazione con gli insetti è alla base della impollinazione dove il nettare è il centro di un vero e proprio mercato dove si scambiano prodotti contro servizi e alla base delle strategie di trasporto dei semi quando vengono scelti gli animali come vettori. L’intelligenza vegetale
Se il 99.7% della biomassa sulla terra è composta da vegetali, secondo l’autore significa che il mondo vegetale è dotato di elevate capacità di soluzione di problemi che gli hanno consentito di conquistare maggiore spazio a discapito delle altre specie.

Se intelligenza è capacità di problem solving, le piante sono intelligenti perché devono registrare un gran numero di parametri ambientali (luce, umidità, gradienti chimici, presenza di altre piante o animali, campi elettromagnetici, gravità…) per prendere decisioni che riguardano la ricerca degli alimenti, la competizione, la difesa, i rapporti con le altre piante e gli animali.
Molto interessanti e solo agli albori i potenziali sviluppi applicativi che derivano dalla conoscenza delle doti del mondo vegetale: abbiamo visto la fonobiologia come branca dell’agricoltura biologica, la lotta biologica e la fitorimediazione dove le piante assumono l’importante ruolo di bonifica dei terreni inquinati.

Video consultabili sulla rete

http://www.youtube.com/watch?v=7nZx0JcU2z0 Intervista a Stefano Mancuso
http://www.youtube.com/watch?v=KR-uHupCc30 Piero Angela, Superquark
http://www.youtube.com/watch?v=Wg6fFpT6rKE Voyager Mistero delle piante I
http://www.youtube.com/watch?v=Xyo0hcAumco Voyager Mistero delle piante II
http://www.youtube.com/watch?v=7e8U0gK9ApQ Voyager Mistero delle piante III

 

 

 

Nuove piante intriganti da conoscere

Traggo dall’ultimo numero di gennaio della rivista “Garden Illustrated” alcune indicazioni di nuove piante interessanti che mi piace condividere con voi

Trautvetteria carolinensis
Una erbacea perenne che ama l’ombra proveniente dagli USA, attraente dalla primavera all’autunno con fiori profumati tipo margheritine di un bel bianco brillante.

trautvetteria

Nepeta grandiflora ‘Summer magic’
Nepeta dal portamento molto eretto che non richiede sostegno, una buona alternativa alla lavanda da usare come bordo di percorsi e aiuole. I fiori primaverili sono di un bel blu intenso che forma un bel contrasto con il grigio delle foglie. H. 35 cm

Nepeta grandiflora summer magic

Elsholtzia stantonii
Un’erba aromatica cinese che fiorisce con lunghe spighe violette dalla tarda estate fino all’autunno; richiede pieno sole e suolo ben drenato; le foglie, che si arrossano in autunno, hanno profumo di menta

Elsholtzia-stauntonii

Rodgersia pinnata ‘Pershire Bronze’
Ha foglie bronzee molto decorative e molto interessanti i portasemi di un rosso intenso

Rodgersia pinnata

Physostegia virginiana ‘Vivid’
Erbacea perenne nativa del Nord America con fiori rosa porpora tra luglio e ottobre, H 60 cm

Physostegia virginiana

Geranium pratense ‘Plenum caeruleum’
Un geranium dal fiore doppio di colore azzurro intenso che ama il pieno sole

geranium plenum caeruleum

Notizie dal mondo dei festival

  • Festival di Chaumont sur Loire: il tema scelto per la prossima edizione 2014 è il Giardino dei peccati capitali: “un festival di dissolutezza e ritegno, la brillante testimonianza di quello che è la dualità degli slanci e dei caratteri. I giardini celebreranno un’alchimia che non potrà mai essere impeccabile, cioè senza peccati, ma , secondo Valéry, “la perfezione del giusto”. Infatti, che cosa ne sono della golosità e dell’orgoglio nei giardini? Della pigrizia e della sensualità? Della collera e della voglia?. Per informazioni http://www.domaine-chaumont.fr/pdf/avis-consultation-concours-2014-it.pdf
  • Lausanne jardins: da giugno a ottobre Losanna ospiterà la quinta edizione del festival che si svolge ogni cinque anni e che coinvolge l’intera città in una manifestazione che vuole proporre riflessioni sul dialogo vegetazione-ambiente urbano. I 25 progetti, che sono stati selezionati a seguito di un concorso internazionale, proporranno idee su come far diventare un giardino luoghi residuali della città, come strade, piazze, scale, tetti, cortili…
    Per informazioni: http://www.lausannejardins.ch/en/about/concept/

Giorni birmani:paesaggi di pagode I parte

Un paese molto bello, suggestivo e che resta profondamente nel cuore: per la profonda sspiritualità di cui è permeato testimoniata dalla presenza dovunque di pagode (Zedi in birmano), che conservano le reliquie di Buddha, dei templi (pahto), deii monasteri alcuni ancora lignei, per la dolcezza gioiosa della popolazione molto povera ma accogliente, per i paesaggi ancora per poco intatti, per la vegetazione così ricca e lussureggiante. I colori e i profumi dei tanti mercati che ancora conservano, nonostante il crescente turismo, l’autenticità di veri luoghi di scambio, le distesee di fiori di loto e dei giacinti d’acqua, i fiumi imponenti, i laghi…

Bando alle parole, lasciamo parlare le immagini

Yangon Shwedagon Pagoda

Yangon Shwedagon Pagoda

Yangon Shwedagon Pagoda la grande campana dorata

Una suggestiva immagine della pagoda al tramonto

Yangon Chautktatgy Buddha: una gigantesca statua ditesa nella posizione del nirvana

Amarapura Mahaganda Monastero: l’ora del pranzo dei monaci che sfilanop con le loro ciotole

Amarapura Ponte U Bein, il più lungo ponte tutto in tek del mondo

Amarapura: paesaggi sul  lago Taungthaman

Bagan, che sorge nel cuore della zona arida del Myanmar, fu a cavallo dei secoli XI e XII l’apoteosi del nuovo culto buddhista theravada, la forma più rigorosa ancora in vigore, che prese il posto dell’hinduismo e del buddhismo mahayana. Qui firono costruiti circa 4000 zedi e si può osservare l’evoluzione dello stile delle pagode da quelle di matrice indiana all’affermarsi dello stile birmano. Arrivare a Bagan in barca lungo il fiume Ayeyanrwady è una esperienza molto bella ed emozionante.

Bagan Mahabody temple tempio ancora di stile indiano

Particolari delle decorazioni di matrice hinduista del tempio

Le padoge e i templi spuntanto in mezzo ai campi ancora coltivati

Bagan Ananda Paya una delle tante statue del Buddha

Bagan Manuha Buddha compresso

Bagan Shwezigan: il prototipo dello stile di pagoda birmana

Bagan Shwezigan

Gli ementi che compongono la pagoda birmana

Mandalay Kuthodaw Paya: dove viene custodito inciso in oltre 700 lastre di mamro il canone buddhista frutto del sinodo del 1857 canone Buddha

Mandalay Kuthodaw Paya: immagini del Nan, gli antenati venerati come una sorta di divinità

Immagine al tramonto delle mura di quello che fu il palazzo reale tutto in legno di mandalay, distrutto dai gaipponesi durante il II conflitto mondiale

Mandalay Shwe Nandaw Kyaung , monastero ligneo che si è salvato dall’incendio perchè sorgeva fuori dalle mura del palazzo reale

Mandalay Shwe Nandaw Kyaung Monastero: particolari delle raffinate decorazioni lignee

Un taxi locale

Mingun Mya Thei Dan Pagoda: composta da spire bianche che simboleggiano i monti mitologici

Le scimmie che popolano a Monywar le grotte scavate nella roccia con tane statue di Buddha e pitture rupestri

Monywar Po win Taung grotte scimmie con enorme statue di Buddha in posizione di nirvana

Monywar Po win Taung pagode che si stagliano sulla collina

Sambuddhe Paya , luogo di pellegrinaggio e culto in cui sono continuamente collocate piccole statue del Buddha: più di 500.000!

Paesaggi agricoli in direzione di Kalaw nello stato Shan

Verso Kalaw i tipici buoi birmani ancora utilizzati nei lavori dei campi

Campi di senape

Coltivazioni di meloni Verso Pakkoku

Gigantesche statu del Buddha verso Monywar

Zona archeologica in un villaggio nello stato Shan

Le due elfantesse bianche che sono custodite in un tempio a Yangon in quanto considerate quasi divinità

Vasi bellissimi che veniva voglia di acquistare!

Giardini in viaggio Laura Pirovano