Letto per voi: giardini in tempo di guerra
Teodor Ceric’, Giardini in tempo di guerra, a cura di Marco Martella, Ponte alle Grazie, 2015, 124 pp., 12€
Marco Martella, storico dei giardini e direttore della rivista Jardins, dopo “E il giardino creò l’uomo” uscito un paio di anni fa, ci propone un’altra poetica investigazione del mondo dei giardini questa volta in giro per l’Europa e ancora una volta con un espediente letterari,o nei panni di Teodor Ceric’ poeta e critico letterario di Sarajevo che ha pubblicato una raccolta di poesie ” Solo il poeta può uccidere la poesia” nel 2003 e si è consacrato ad un’unica sua opera, il suo giardino.
Martella immagina che il poeta abbandonando Sarajevo sotto i bombardamenti serbi da giovane studente, intraprenda un viaggio per l’Europa sostando e lavorando in alcuni giardini.
La prima visita è dedicata a Prospect Cottage il giardino dell’artista Derek Jarman che così scrive “prima di abbandonare la partita, però, intendo celebrare il nostro angolo di paradiso, la parte del giardino che il Signore ha dimenticato di menzionare”.
Nelle parole di Ceric’/Martella così viene descritto il paradiso di Jarman “I fiori erano ovunque..Circondavano la casa come a proteggerla, fragili, pronti a piegarsi sotto il vento, ma risoluti… Pensai che se le selci e i legni portati dal mare erano lo scheletro del giardino, quei fiori ne erano la carne. Una carne martoriata ma vigorosa, piena di vita nella giovinezza della primavera”. “Prospect Cottage non era l’evocazione dell’Eden. Era l’Eden”.
Poi visita in Grecia la grotta di Anatòlios Smith, conosciuto in Grecia negli anni sessanta come attivista politico e autore di una canzone e poi diventato come un eremita in una grotta circondata dal suo “bosco-giardino”, dove negli ultimi 25 anni aveva piantato migliaia di cipressi, ulivi, mirti, corbezzoli e lecci.
Poi una sosta a Roma incantato dal parco di Monte Caprino suggestivo nelle ore notturne e poi ancora alla ricerca del giardino di Samuel Beckett e nel Surrey nel parco di Painshill (“Ecco un giardino creato da un poeta..ma un poeta che avesse scelto una forma di poesia senza parole,una poesia incarnata nello spazio, nella materia viva e fremente del mondo, passeggera come tutto ciò che vive”. Per finire i giardini delle Tuileries e il giardino murato di Ceric’.
“Non è questa – mi dica – la promessa del giardino? Non è questa la speranza più segreta dell’uomo? Tornare alla terra, fare di nuovo corpo con essa, e parlare finalmente la sua lingua…no, essere la sua lingua. Una nota fra le altre in questa musica senza inizio nè fine” così conclude l’autore (Martella o Ceric’?)
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