Il fascino di Ninfa di Federica Raggio
Lascio la parola a Federica che ci mostra un volto più nascosto e suggestivo di Ninfa rispetto al periodo delle straordinarie fioriture delle rose che attirano orde di turisti
Il fascino di Ninfa è difficile da descrivere a parole.
Non c’è un disegno preciso, sono le rovine che tagliano gli spazi e tratteggiano a modo loro il layout principale del giardino.
Gli interventi a più mani sono arrivati dalle specifiche passioni delle proprietarie dell’ultimo secolo, e creano quell’armonia che stordisce gli appassionati quanto i neofiti.
Negli anni ’20 Ada Caetani pensa agli alberi più importanti, Marguerite è dalla parte degli arbusti e le collezioni di Prunus, Malus e rose e la figlia Lelia completa gli spazi con le collezioni di erbacee perenni visibili oggi e le rampicanti.
Questa scaletta familiare è una scaletta perfetta secondo natura, e la natura prosegue il lavoro sotto l’occhio attento del capo giardiniere che permette alle specie colonizzatrici di naturalizzare il tutto più o meno liberamente.
Detto questo, Ninfa va visitata rispettando alcuni suoi must :
le fioriture primaverili, soprattutto le collezioni di Prunus e meli ornamentali, di profumatissime magnolie piantate a profusione nel anni ‘30;
la visione d’insieme con i suoi piantoni ancora semi spogli e le lame di sole che saettano tra gli spazi;
le limpide acque del fiume con la gunnerona che ne lambisce le sponde;
e le rose che fioriscono a tutto gas.
Purtroppo durante l’inverno non c’è possibilità di accesso e l’esplosione di profumi di calicanti, hamamelis, lonicere, viburni e buddleje che qui hanno stagione anticipata, resta solo narrazione su carta per i più di noi visitatori fanatici.
Per quanto riguarda i primi due must, ho fatto un centro quasi perfetto.
Ero già quasi in ritardo per le fioriture delle magnolie precoci, e in vago anticipo sui Cercis, ma i ciliegi ornamentali si esibivano in gran parata di fronte a me con tutte le loro onde di rosa, rosini e rosetti; tante le presenze ancora spoglie che hanno concesso quella profondità di campo eccezionale e la vista ha superato anche l’immaginazione; il sole ancora basso taglia radente le superfici e il paesaggio in due, ed entra tra i rami e le poche foglie nuove, tra i fiori dei ciliegi, quelli profumati dei viburni e gli ultimi delle magnolia, tra le gemme dei cornus e incontra api indaffarate a raccogliere nettare tra i fiori.
Olfatto e udito deliziati da natura in movimento frenetico.
Raggiungendo il fiume, ho visto queste acque limpidissime dopo giorni di pioggia, i crescioni fanno venire l’acquolina in bocca già di primo mattino e la gunnera non ha ancora raggiunto quelle sue dimensioni mostruose che potrebbero creare batticuori o far temere improvvisi assalti alle spalle.
Le rose chissà quando le vedrò. Non ho progetti a breve termine che mi garantiscano lo spettacolo e so che in quel periodo la gente che transita a Ninfa è veramente molta e la cosa mi spaventa.
Questo primo richiamo a Ninfa è arrivato il secondo giorno di apertura.
La verginità ridata dopo un inverno di totale solitudine ha reso il giardino e le sue rovine ancora più speciale.
Così credo che il mio prossimo ritorno possa essere immaginato quando le foglie dell’autunno avranno coperto le tante impronte lasciate durante tutta la stagione di apertura.
Quando tra le rovine, tutte le fioriture saranno ormai sfinite, le foglie arrossate, quando queste meraviglie, esauste del peso delle stagioni e dei troppi sguardi, si metteranno in attesa dell’umido autunno e delle solitudini dell’inverno.
Un po’ alla volta tutti i simboli di Ninfa escono dalle immagini dei libri impresse nella memoria e si fanno sensoriali. Può sul serio tanto emozionare un luogo?
Per organizzare la visita con servizio di navetta dalla stazione di Latina Scalo
C.I.S. Latinaturismo – Sig. Filippo Maria Serra
latinaturismo@tin.it
http://www.latinaeventi.it/giardini-e-rovine-di-ninfa_398725.html
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